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Val d’Isère, Sofia Goggia torna alla vittoria a un anno dall’ultima volta in superG

Sofia Goggia torna alla vittoria a un anno dall’ultima volta in superG, Beaver Creek 15 dicembre 2024. Torna sul gradino pià alto del podio perché sceglie il momento giusto anche per cancellare la delusione di ieri. A Val d’Isère, nel SuperG che chiede più testa che istinto, Goggia prende tempo nella parte alta, lascia scorrere dove la pista invita a farlo, poi sistema la linea quando la Oreiller-Killy stringe. È lì che mette ordine. Ed è lì che il cronometro si piega.

Il tempo finale dice 1:20.24, ma la gara vera vive altrove. Non nel primo tratto, dove il vento entra ed esce e la luce appiattisce le pendenze. Vive nel quarto settore che firma il SuperG, quello in cui serve arrivare già risolti, con lo sci allineato e la testa fredda. Goggia lì fa la differenza: miglior parziale, uscita piena, velocità che resta fino al traguardo. Il resto viene di conseguenza.

Alle sue spalle si piazza Alice Robinson, a 15 centesimi. La sua è una prova costruita nel tratto delle curve, dove il SuperG oggi gira più di quanto sembri. Robinson è la migliore nel secondo settore, quello che chiede ritmo e cambio di spigolo, e resta sempre dentro la linea. Non recupera su Goggia nel punto decisivo, ma resta agganciata fino in fondo. La sensazione è quella di una gara solida, anche se il volto al traguardo dice che sente di avere ancora qualcosa in tasca.

Terza arriva Lindsey Vonn, e la sua discesa racconta due storie insieme. C’è il mestiere, evidente, nella parte alta: aggressiva, presente, senza timori. E c’è il prezzo pagato nel settore che gira, dove allunga un paio di linee più del necessario e si ritrova a dover rincorrere. Poi rientra, stringe, torna dentro. Il podio è suo, ma non la soddisfa del tutto. È una Vonn che riconosce solo la vittoria, e questo, a Val d’Isère, pesa quasi quanto il risultato. Ma tutte e tre hanno tramato perché la francese Camille Cerutti è stata in testa fino a metà percorso. poi ha. ceduto finendo al quinto posto.

Il primo segnale azzurro dietro Goggia è Elena Curtoni, quarta. La sua gara è pulita, leggibile, fatta di buone linee e di una sciata che cresce. Per lunghi tratti sembra una discesa da podio, poi arriva la sezione in cui la pista chiede di “far correre” più che di spingere. Lì perde tanto. Lei stessa parla di vento contrario, e la differenza si vede, ma resta un dato: entra bene, gira con qualità, atterra e imposta. È una prova che dice crescita, su una pista che non regala nulla. Non è podio, ma è. un gran bel segnale.

Subito dietro Ccerutti, si inserisce al sesto posto Cornelia Hütter. La sua è una gara di costruzione e difesa. In alto paga qualcosa, alza la linea dove non dovrebbe, ma nel finale recupera perché quando la Oreiller-Killy diventa più “da discesa” lei sa fare tutto. Non è la sua prova migliore, ma resta dentro, ed è questo che le permette di limitare i danni.

Poi c’è Ilka Štuhec, sempre riconoscibile. Parte forte, come le viene naturale, e quando la pista stringe sceglie lucidità. Non forza, non si scompone. È una gara che vive di equilibrio, senza picchi, senza buchi.

Tra le azzurre merita uno sguardo attento Roberta Melesi. Il suo SuperG racconta una cosa precisa: nel tratto delle curve è tra le più efficaci, insieme a Goggia e Robinson. Scia pulita, resta sopra lo sci, non spigola. La differenza arriva più sotto, nel settore che decide, dove la pista chiede ancora una marcia. Il risultato finale non dice tutto, ma il contenuto sì.

Più indietro Laura Pirovano, 17esima. (1″20), anche se i distacchi sono davvero ridotti. La sua gara si sporca in un passaggio che qui pesa come una condanna: basta chiudere troppo una porta cieca, perdere l’esterno, arrivare lunghi. Da lì in poi si rincorre per trenta secondi. Il resto è solidità, ma su questo SuperG la pulizia vale più della potenza.
Sorride, invece, Sara Allemand che col 26esimo posto conquista i suoi primi punti in Coppa del Mondo.

Tra le altre protagoniste cresce Ester Ledecká, soprattutto nel finale, dove porta velocità quando la pista si distende. Sul salto perde qualcosa, ma la progressione resta evidente. Breezy Johnson fa quello che le riesce meglio nella parte iniziale, poi paga quando il tracciato chiede precisione più che scorrimento. Anche qui, la pista separa.

La chiave di questo SuperG è chiara. Non sta in alto. Sta nel punto in cui la Oreiller-Killy gira e poi ti chiede di uscire con direzione. È lì che Goggia firma il ritorno. Non con il rischio. Con la scelta.  E quando una vittoria arriva così, pesa più di una classifica.

la classifica del superG

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Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

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