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Vancouver Gigante: Janka formula Gold. Azzurri a picco

 

Carlo Janka firma l’oro nel gigante olimpico. Straordinario nella prima manche, straordinario nella seconda. Sbalorditiva la seconda frazione del norvegese Kjetil Jansrud che partiva dall’undicesima posizione. La classica manche della vita che gli vale la medaglia d’argento. Svindal si accontenta del bronzo, ma accidente è la terza! Blardone? Si perde assieme agli altri tre azzurri e conclude all’undicesimo posto, senza commettere errori.

Ma ecco la cronaca della gara: 
Il secondo tracciato è disegnato dal nostro Matteo Guadagnini che posiziona tre porte in più rispetto alla prima frazione. Meglio per Max che dovrebbe essere più forte di Janka sullo stretto. Il canadese Erik Guay fa la gara della vita partendo per secondo. Una manche pazzesca con 1’20"25, forse la sua migliore prestazione di sempre. Ecco Manfred Moelgg che parte con un pizzico di nevischio. perde già 65 centesimi al primo intermedio . Poi scende un po’ a 41 centesimi. Bene sugli sci ma deve mollare, cambiare ritmo. All’ingresso del muro va largo un errore che gli costa altri 40 centesimi.Il ritardo finale è +88. Una gara nata male fin dalla prima manche e terminata con altrettanto disappunto. Solo  Didier Cuche riesce a strappare la leadership a Guay: ma per soli 18 centesimi. Tocca ad Alexander Ploner, incavolato nero dop la prima frazione: +11 al primo intermedio, +46 al secondo, + 33 al traguardo: ha sciato bene dal punto di vista stilistico, ma privo di quella brillantezza olimpica che fa salire sul podio. 
C’è Davide Simoncelli alla partenza: bene nella parte iniziale ma non sembra stia attaccando come si deve. All’intermedio perde solo 9 centesimi poi entra nel piano dove può solo difendersi. Puo’ recuperare solo sul muro finale, ma non c’è nulla da fare. e’ quarto a +51 centesimi appaiato a allo sloveno Jazbec. Nel frattempo il ceko Bank sposta al quarto posto Ploner. Ma tanto si sapeva. Siamo a metà gara e al comando resiste Didier Cuche. I sogni svaniscono presto per il fuoriclasse elvetico perché l’austriaco Philipp Schoerghofer gli toglie la prima posizione nonostante abbia passato metà gara a sistemarsi gli occhiali. . E’ primo per soli 8 centesimi. Cuche può tornarsene a casa senza gloria. Nemmeno  Sandro Villetta riesce a vendicare il suo capitano: a – 21 centesimi nell’ultimo intermedio perde la vita al traguardo: + 17. Ci pensa allora il tedesco Neureuther a cambiare la classifica piazzandosi al primo posto con 31 centesimi di vantaggio. La gara diventa sempre più eletrizzante. Il francese Missilier sbaglia tutto all’iizio per recuperare tantissimo nella seconda parte, anche se con +37 è solo terzo. Il norvegese Jansrud invece va proprio forte e toglie a Neureuther la gioia del primo posto. Lo fa alla grande con 84 centesimi di vantaggio sul tedesco e il migliore tempo di manche. Si inchina davanti al pubblico, ma è il grande sci che dovrebbe dedicargliene uno. manche spettacolre, da olimpiade, da campione. Ciò che non riesce a fare il croato Kostelic perché al traguardo, dopo una manche senza brio, sempre in attesa delle porte, si ferma a + 66 centesimi. Al norvegese  Kjetil Jansrud luccicano gli occhi, quando vede che lo sloveno Ales Gorza otto e si vedrà. Il primo lo fa fuori: è Ligety che commette un erroraccio nella prima parte sbaglindo la direzione degli sci. Difficile recuperare 68 centesimi accumulati all’ultimo intermedio. Bravissimo sul muro finale ma non ce la fa perché lo svantaggio sale a ’89 al traguardo. Ci prova allora il francese Cyprien Richard che sbaglia nello stesso punto di Ligety, anche se molto meno. Ma dopo altre 12 porte il francese si inclina troppo e finisce in mezzo a una porta. Ne mancano sei. Benny Raich ha nel suo DNA la stoffa olimpica. Deve stare attento alle prime porte, le più complicate. E’ il vincitore dell’oro a Torino 2006. Al primo internedio perde 6 centesimi ma ne ha altri 35 di vantaggio. Il ritmo è buono, sempre metodico, bello da vedere. Ed efficace, ancher se se perde 15 centesimi prima di buttare via la gara in un errore che paga caro perché è prima del piano: in fila il braccio nella porta e va in rotazione. Un errore da pivello.  Scia bene sul muro finale, ma … il ritardo è di 61 centesimi. Ecco il compagno di squsdra Hirscher che precede il nostro Max. Anche lui prende un palo in facci
a all’inizio rompendo un buon ritmo. Si gioca ben sei decimi. Al secondo intertempo perde 41 anche se scia davvero bene. Niente da fare, il ritardo scende ma non abbastabnza: + 30. Tocca a noi. Max Blardone: malissimo all’inziio prima del piano. Perde 29 al primo, strappa, fa fatica, non scia con il giusto piglio. Non è veloce e lo conferma anche il cronometro: +76. Prima del muro il ritardo è +1,06. Sul muro si difende ma siamo a 1 e 13. E’ ottavo, una delusione senza senso e forse anche inaspettata. Peccato. Lo spettacolo però non è finito. Svindal si mangia le prime porte e il vantaggio è di 39 centesimi anche se ne ha persi altrettanti. Il compagno di squadra nella posizione leader fa gli scongiuri. Il ritardo sale da morire: + 8 centesimi, ma poi Svindal riesce a recuperare e all’ultimo intermedio è pari. Ma all’ingresso del muro commette un errore banale e al traguardo perde 22 centesimi. Intanto Jamsrud è medaglia. Ne mancano due: Parte l’austriaco Baumann che ha 78 centesimi di vantaggio sul norvegese. Perde mezzo secondo al primo intermedio, ma la sua azione non è potente come nella prima. Perde metro dopo metro: +28 al rilevamento successivo che poi diventano 45. E’ molle, quasi in difesa e i +58 centesimi gli valgono un disastroso quarto posto. Manca Carlo Janka ma al traguardo ci sono due norvegesi in testa. Parte bene l’elvetico che perde solo 3 decimi. Il ritmo è buono, sciolto, non subisce le sconnessioni del terreno infatti il suo vatnaggio è di 57  centesimi a metà gara. Qualche sbavatura (ì 42) ma sul muro tira una riga che lo porta a vincere l’oro con 39 centesimi di vantaggio. Le braccia sono alzate, ma neanche tantissimo. Che freddezza! Ma forse non si rende ancora conto di ciò che ha combinato. L’Austria esce distrutta: è quarta, quinta e sesta. L’Italia non ne parliamo: undicesimo Blardone (24esimo tempo nella seconda manche), 18esimo Ploner, diciannovesimo Simoncelli e 22esimo Moelgg. 
Finisce così: oro Carlo Janka, argento Kjetil Jansrud, bronzo Aksel Lund Svindal.

AL TRAGUARDO

Manfred Moelgg:  è una giornata un po’ no, ho sbagliato subito ache nella seconda, si vede che questo gigante proprio non mi andava a genio. Con i miei allenatori non c’è stato bisogno di commentre. loro sanno come scio, cosa valgo…"

Alexander Ploner: non è quello che mi aspettavo. Ho lavorato duro per arrivare qui. Una gara compromessa nella prima manche, ma non ci sono scuse. Una giornata storta. Non so neanche io cosa ho avuto, Benissimo in allenamento. Forse non ho mai trovato feeling con questa neve. Oggi non ero brillante nel gesto, hos empre subito. Così proprio non va bene. 

Massimiiano Blardone: son partito a tutta, ero carichissimi, a parte l’errorino iniziale pensavo di aver fatto una bella manche invece devo aver proprio sbagliato tutto. Penso che non ci siano scuse. gli altri sono andati più forte punto e basta. Non centra la neve, la luce, gli sci… Bravi loro. C’è dispiacere non rabbia. Che cosa manca – chiede Carlo vanzini ai microfoni di Sky Sport: Non manca niente, le gare son fatte così, non ti so rispiondere. Ho dato il massimo ma non è venuto fuori niente. Un’occasione persa a trent’anni. Pensavo di migliorare molto dopo Torino, quando ero malato. Ma la posizione non sono riuscita a migliorarla. Ci pensa Tomba a cambiare atmosfera. Max datti allo slalom. No Alberto, cambio proprio sport. 

Carlo Janka:
Io non ce la facevo più, son contento che la gara sia finita. Sono felice perchP uno come Didier Cuche mi ha abbracciato facendomi capire che forse mi ha passato il testimone!

Kjetil Jamsrud: soddisfatto della mia gara. dovevo rischiare di più e così ho fatto conquistando un podio da sogno. E per di pià a fianco di Svindal. Non mi era mai capitato in Coppa del Mondo ed è successo qui: beh…!"

Aksel Svindal: Cos’hanno gli italiani meno di me o di noi norvegesi? Non scherziamo. Oggi abbiamo vinto noi, domani loro. Forse alle Olimpiadi serve una mentalità che oggi gli italiani non hanno trovato. Io ho imparato da Kjuss e da Aamodt, due campioni che davanti alle medaglie sapevano come comportarsi. 


 

About the author

Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

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