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Vancouver: V come Vancouver, V come Vittoria, V come Vonn!

Fino al numero 15 Julia Mancuso ha dato la paga a tutte. E di tanto anche. Solo Elisabeth Goergl riesce a non fare la figura del pollo e si accomoda alle sue spalle con 90 centesimi di ritardo. Su una pista baciata finalmente dal sole e decisamente più dura rispetto ai giorni precedenti, Julia sorprende tutte con una gara straordinaria. Passaggi luci e ombra complicano ancora di più le discese delle atlete. Lucia Recchia si difende, Dada Merighetti cade e percorre 500 metri di pista col sedere. Lucia voleva entrare nelle dieci e ci riesce. Brava! Poi tocca al numero 16. Lindsey Vonn. Oro o niente. Esce dal cancelletto col viso molto teso. Lei deve vincere, non può arrivare seconda. Non può arrivare terza. All’inizio le sue linee sono strettissime e arriva con 17 centesimi di vantaggio su Julia. E’ sempre molto stretta di linee e il suo vantaggio aumenta fino a 43 centesimi. Una lezione di sci vera. Un’interpretazione incantevole. Sembra tutto facile, sempre molto sciolta, capace di mantenere la posizione molto bene. Solo una sbavatura verso la fine, ma il vantaggio aumenta ancora: 66 centesimi. Sull’ultimo salto è lunghissima e taglia il traguardo con 56 centesimi di vantaggio. Si sdraia sulla neve stremata. No, niente fatica, solo la tensione che si fa sentire. Straordinaria Vonn! Ma altrettanto brava anche la svedese Anja Paerson: solo 32 i centesimi di ritardo a metà gara, bravissima sulla parabolica, ancor meglio della Vonn. Al termine sarà prima tra gli aerei visto che sul salto finale, affrontato col peso completamente arretrato, spicca il volo per poi stravolgersi sul durissimo manto nevoso del traguardo. Il fiato riprende a soffiare quando Anja prima si inginocchia e poi si rialza, anche se con molta cautela. Che paura! Quel dente però è sbagliato. Non si può chiedere alle atlete affrontare al termine di una fatica simile un salto così impegnativo che obbliga a un atterraggio difficoltoso dopo 50 metri in aria. Senza contare che le atlete avevano fatto solo una prova e pergiunta su neve mollissima. La sicurezza è andata a farsi friggere. Anche per questo tra una discesa e l’altra, tra una caduta e l’altra si sono verificate lunghissime pause per ripristinare neve, terreno e reti. Maria Riesch non è mai entrata in gara. Un ritardo che non è da lei: oltre due secondi, forse innervosita per le continue pause. E’ arrivata a Vancouvewr dopo aver vinto l’ultima discesa libera di Coppa e quei 2 secondi e 07 pesano come un macigno. Troppa pressione? Le Olimpiadi sono ancora lunghe, anzi per lo sci alpino sono appena agli inizi, dunque la sfida con Lindsey Vonn rimane accesissima. Per la cronaca, Elena Fanchini arriva all’intermedio con soli 13 centesimi sulla Vonn, poi diventano 47 e poi, e poi, e poi… out! Un’arretrata, una buca, una spigolata tra sole e ombra… mentre la Schnarf si difende in 18esima posizione. 
Una discesa libera difficilissima. Troppo impegnativa per essere bella, perché il 90 per cento delle atlete hanno subito dal primo all’ultimo metro. Solo talenti come Lindsey Vonn (oro), Julia Mancuso (argento) e Elisabeth Goergl (bronzo) sono riuscite a regalarci azioni da olimpiade!

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Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

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