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50 anni fa la prima vittoria in Coppa di Claudia Giordani

Il 7 gennaio abbiamo celebrato il 50esimo anniversario della nascita della Valanga Azzurra, ma oggi ce n’è un altro da ricordare: la prima vittoria in Coppa del Mondo di Claudia Giordani, 9 gennaio 1974, primo successo Azzurro in gigante, il secondo in assoluto dopo quello di Giustina Demetz nella discesa del Sestriere nel 1967.

Aveva appena 18 anni quella ragazzina milanese che a Les Gets, in Francia, riuscì a battere in gigante l’americana Barbara Cochran (mamma di Ryan Siegle) e Hanni Wenzel.

Si sa davvero poco di quel giorno che in realtà lasciò un segno importantissimo per tanti aspetti. Il 19 dicembre, a Zeel Am See, in Germania, Claudia era andata come un fulmine in discesa finendo quarta e quinta in gigante. Mario Cotelli non era lì, perché le donne le seguiva pochissimo, ma iniziò a drizzare le antenne.

Quel giorno a Les Gets c’era un tempo da lupi, neve mista a pioggia e un nebbione che avvolgeva il traguardo già reso triste dal poco pubblico, come spesso accadeva nel circuito femminile. Non esisteva ancora il tabellone dei tempi, tantomeno lo speaker, così, per scoprire il risultato ci volle la conferma dell’allenatore responsabile Franco Arrigoni, coadiuvato dal caspoggino Bruno Angelini.

Non era andata benissimo alle altre Azzurre, tutte fuori dalle dieci: Cristina Tisot, Paula Hofer, Manuela Fasoli, Tiziana Bracelli ed Elena Matous che però era «migrata» a San Marino. La Rosa riuscì a cogliere questo entusiasmante risultato soprattutto perché nelle vicine Avoriaz e Morzine, pochi giorni dopo, ci sarebbero state gare di Coppa maschile e e dopo il trionfo in terra d’Austria nell’ambiente Azzurro si viveva una certa emozione.

La medaglia d’Argento alle Olimpiadi di Innsbruck del 1976

Claudia non era Gustavo e nemmeno Pierino ma il modo con cui arrivò quella vittoria (ne seguiranno altre due e l’argento Olimpico di Innsbruck) è del tutto anomalo e frutto, se si vuole, del caso. Da piccolina lei e i suoi due fratelli si passarono la varicella. Il pediatra consigliò di cambiar aria, perché no, magari in montagna.

Papà Aldo, voce storica del basket in Rai, portò tutti a Bardonecchia per una settimana. Un sole magnifico e tantissima neve. Lì un maestro locale diedi i primi rudimenti a Claudia ma per tutta la famiglia fu un’esperienza indimenticabile.

Claudia in versione discesista|!

Così, la montagna in inverno divenne un appuntamento fisso per la famiglia, Natale, Capodanno, Carnevale, Pasqua e qualche week end, quasi sempre a Sestriere. Ed è lì che Claudia si iscrisse allo sci club anche se la competizione non è che le interessasse molto.

Eppure, furono proprio le gare a forgiare la sua adolescenza: alle medie non aveva un bel rapporto né con i professori, né con i compagni di scuola. L’agonismo poteva essere la soluzione per evadere da quella brutta situazione. Non c’era posto migliore dove riuscisse a sentirsi veramente libera e felice, ma per continuare a viverlo doveva darci dentro.

Quando vinse le World Series

Pur non essendo un fenomeno, a 14 anni, con i colori del Comitato, si presentò a una selezione indetta dalla Fisi per entrare in squadra nazionale. Di ragazze ce n’erano un sacco ma ne presero soltanto due e lei fu scartata non per questioni tecniche ma perché ritenevano non avesse il carattere giusto! Una vera mazzata per il morale, si offese, ci rimase malissimo!

Poi accadde l’impensabile: alle Olimpiadi di Sapporo ‘72 la Fisi decise di non iscrivere atlete perché non ritenute all’altezza. Le Ragazze, per protestare contro quella decisione scellerata, si tolsero la casacca Azzurra e abbandonarono la squadra.

L’indignazione era totale: quattro anni prima a Grenoble, il Coni scelse come portabandiera la sciatrice Clotilde Fasolis, e quattro anni dopo non convocò nessuna!

Assieme alla canadese Kathy Kreiner e all’americana Cindy Nelson nel ’76 alle World Series di Bormio

Dinnanzi a una situazione decisamente imbarazzante, ma comunque forte delle proprie ragioni, la Fisi non aveva atlete per la Coppa del Mondo! Per colmare quel vuoto, non rimase altro che attingere dal serbatoio delle giovanissime che da un giorno con l’altro si ritrovarono in Coppa del Mondo.

Tra queste Claudia Giordani, appena 17enne che nel frattempo si era fatta notare in qualche gara Fis.
Un anno dopo vinse a Les Gets ma Claudia non ricevette la gloria che avrebbe meritato. La stampa era troppo drogata di Valanga per dare retta a una vittoria ritenuta forse un po’ casuale.

Nel 2017, Claudia con Celina Seghi e Ninna Quario, in occasione del premio Vitalini di Forte dei Marmi

Tutt’altra situazione si verificò sei anni dopo, quando Giordani conquistò il suo terzo successo nello slalom di Saalbach, nel 1980.

Sono i tempi di Ninna Quario, Daniela Zini, Wilma Gatta, Wanda Bieler, Piera Macchi, Thea Gamper, Cristina Gravina, Fulvia Stevenin e poco dopo Paoletta Magoni, Lorena Frigo, Paola Marciandi: la Valanga Rosa! Ma questa è tutta un’altra storia. Che racconteremo!

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Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

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