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75 anni di neve e appartenenza: Lo Sci Club Stia festeggia la sua storia

75 anni non sono un compleanno: sono un altipiano. Di quelli che raggiungi dopo ore di salita, voltandoti ogni tanto a guardare la traccia lasciata dietro. Lo Sci Club Stia arriva al suo 75° anniversario così: con il passo di chi non ha mai corso per arrivare prima, ma per arrivare insieme.

Il 30 novembre, il paese si ritroverà attorno al suo Sci Club come si fa con un fuoco acceso: per scaldarsi, riconoscersi, ricordare. Un compleanno che non celebra solo un’associazione sportiva, ma una comunità intera. E che racconta – senza troppa retorica e con molta sostanza – cosa significhi fare sci lontano dalle cartoline delle grandi località, ma dentro un’identità forte, montanara, orgogliosa.

Evidenziati in rosso si possono notare sul crinale dei prati della Burraia le “3 casermette” ex militari di cui una utilizzata dallo Sci Club. In primo piano lo skilift a palo lungo con molla interna e numerosi sciatori sulla “pista dei prati”; a destra in basso si vede il tetto del Rifugio “La Burraia” di cui parleremo in seguito.

Dalle prime “tracce” alla Burraia

La storia dello Sci Club Stia inizia prima dello Sci Club Stia. Bisogna risalire ai pionieri che, a fine Ottocento, attraversavano la neve del Casentino con sci di legno, giacche pesanti e una curiosità che non aveva ancora un nome.

Dal Rifugio Dante costruito dal CAI nel 1883 alla nascita dei primi “gruppi sciatori” negli anni ’30, il seme era già lì, sotto il Falterona. Poi, nel 1950, l’intuizione decisiva: trasformare quella passione dispersa in un sodalizio. Una firma, una foto, una promessa. E lo Sci Club prende vita.

Da allora la Burraia non è più stata solo un luogo: è diventata un’idea.
Le casermette prima, il vecchio “Casone” poi, le sciovie fino alla cima del Gabrendo, le domeniche a cercare neve come si cerca la linea giusta in un gigante. Tutto è scritto in quella lunga collezione di immagini in bianco e nero: bambine che vanno a scuola con gli sci, gare improvvisate tra faggi e crinali, maestri che nascevano in casa e insegnavano in mezzo al vento.

Un Club che ha educato più che allenato

La parte più straordinaria della storia dello Sci Club Stia non sta nei risultati, ma nel metodo:
portare in montagna i bambini, sempre, comunque, con qualsiasi mezzo. Dal CAS (Centri di Avviamento allo Sport) alle lezioni con il pulmino carico all’inverosimile, dai corsi di fondo ai campi estivi al Casone, ogni attività aveva lo stesso obiettivo: crescere persone prima che sciatori.

Immagini degli anni ’70 e ’80 lo raccontano da sole: tute senza loghi, sorrisi senza filtri, gruppi che più che squadre sembrano famiglie allargate. La neve non era un terreno dove misurarsi, ma dove imparare a stare con gli altri. Lo dimostrano anche le gite, i trekking, le settimane bianche, le feste improvvisate intorno a un tavolo. Vita di comunità, non solo di sport.

Gare, vittorie, il senso profondo della partecipazione

Lo Sci Club Stia ha avuto anche la sua storia agonistica – e non è una nota a margine.
Atleti che, nelle classifiche regionali e nazionali, hanno portato il nome del paese molto più lontano di quanto si credesse possibile. Dalle gare di fondo con sci pesanti come travi alla velocità sulle piste battute a mano, il club ha interpretato sempre lo sci come scuola di carattere: misurarsi, sì, ma senza farsi abbagliare dal risultato. Lo dicono le vecchie cronache ingiallite ritrovate nell’archivio del club, lo dicono le testimonianze di chi ha partecipato ai Giochi della Gioventù, lo dicono gli articoli firmati da Piero della Bordella che già negli anni ’80 anticipava i temi moderni di sostenibilità e rispetto della montagna.

Gianluca Seri, l’atleta più forte dello Stia vincitori di diversi titoli giovanili. Oggi è allenatore del Fiemme skiTeam ed è diventato Istruttore nazionale all’ultimo master

La Colonia, il Museo e quel radicamento che non cambia mai

Se c’è un luogo-simbolo della storia del Club, è il Casone della Burraia.
Da stalla granducale dell’Ottocento a colonia montana, da tetto rattoppato a rifugio comunitario, restaurato a mano dai soci con sottoscrizioni popolari, camion di materiali e tanta ostinazione.

Accanto al Casone, un’altra creatura identitaria: il Museo dello Sci di Stia, nato venticinque anni fa grazie a due collezionisti visionari e oggi parte dell’Ecomuseo del Casentino. Un luogo che parla: scarponi in cuoio, lamine, sci di una volta, fotografie, memorie di maestri, storie che sembrano leggende ma non lo sono.
È la prova che lo Sci Club Stia non ha mai smesso di raccontare se stesso attraverso gli oggetti e le persone.

Non solo neve: gite, tennis, croci di vetta

Nella storia dello Stia scorrono decenni di iniziative che raccontano un club capace di educare oltre lo sci: corsi di ginnastica, gestione del campo da tennis, settimane bianche in ogni angolo delle Alpi, il legame con la Croce del Falterona, diventata ogni estate un rito di unione per tre vallate. Storie che fanno capire una cosa semplice: il club non ha mai scelto di essere solo uno sci club.

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Il 30 novembre: un compleanno che è un ritorno a casa

La festa dei 75 anni non sarà solo un’occasione celebrativa. Sarà un modo di riannodare fili, riportare in vita ricordi, ringraziare chi ha speso tempo, energie e sogni.
Sarà anche l’occasione per dire ai giovani che la loro storia può cominciare adesso, come cominciò per quelli che – negli anni ’50 – salivano alla Burraia con gli sci infilati sotto il braccio.

Lo Sci Club Stia non si è mai misurato in numero di gare, di atleti o di trofei. Si è sempre misurato in un’altra unità di misura: l’appartenenza. E dopo settantacinque anni, quella misura non ha perso un grammo della sua forza.


La festa si terrà il giorno domenica 30 novembre

nel Paese di Stia e prevedrà una conferenza la mattina alle 10.00 presso la sede di officine Capodarno in Via V. Veneto, 12 , dal titolo “Sport, turismo e comunità, il futuro dello sci e della montagna”, alla presenza di invitati, soci e simpatizzanti, sarà un’occasione di parlare della montagna, dello sport in generale e lo sci in particolare.
Dopo la conferenza verrà organizzato un pranzo presso il teatro comunale del nostro paese.

Chi vuole partecipare qui la conferma:  0575/583965 – 348/7205269 o via mail all’indirizzo sci-club-stia@virgilio.it

About the author

Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

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