Non è un convegno. È un ritorno d’identità. L’11 e 12 dicembre le Dolomiti ospiteranno la Giornata Internazionale della Montagna 2025, promossa dalla FAO e organizzata dal Collegio dei Maestri di Sci del Veneto, presieduto da Luigi Borgo.
La prima giornata si terrà nella sede del Collegio, a Belluno, cuore operativo di chi la montagna la insegna, la abita, la custodisce. La seconda — ancora in via di definizione — sarà comunque dentro lo stesso orizzonte: quello delle Dolomiti che uniscono.
Tema dell’anno: acqua e ghiacciai, linfa e memoria delle Terre Alte. Ma l’eco sarà più vasta. Perché questa edizione guarda già a Milano-Cortina 2026, quando la montagna tornerà ad accendere il mondo con la sua luce vera, non quella riflessa dalle medaglie.
I maestri di sci saranno al centro, come devono. Non solo figure tecniche, ma sentinelle di civiltà. Sono loro, più di chiunque altro, a tradurre la montagna in esperienza, in rispetto, in mestiere. Sono loro a insegnare che la neve non è un gioco, ma una lingua. E che ogni curva, se fatta bene, racconta un modo di stare al mondo.
La nuova legge per la montagna, approvata dal Parlamento, restituisce dignità e strumenti a chi ci vive davvero.
Lo ha detto il presidente Luca Zaia: «La montagna sta vivendo una fase nuova. Ha bisogno di investimenti stabili, servizi digitali, opportunità per giovani e famiglie. Le montagne non sono un margine, ma un centro vitale della nostra nazione».
Ecco il senso di questa edizione. Non celebrare, ma ricordare. Non difendere, ma progettare. Perché la montagna non è un luogo da proteggere: è una promessa da mantenere. E se l’acqua è la vita che scende, la neve è la vita che resiste. A tenerla viva, come sempre, ci saranno i maestri di sci. Con la loro voce calma e il loro gesto antico, capaci di trasformare la montagna da scenario a destino.
Entro breve il programma e le personalità invitate a celebrare questo grande appuntamento






 
		
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