Addio a Lucio Zampino, Uno dei primi giornalisti di Sciare, voce e penna della montagna italiana
Se n’è andato Lucio Zampino, portato via dall’Alzheimer, quella malattia che ruba lentamente i ricordi, ma non cancella ciò che si è stati. E Lucio è stato tanto: un giornalista vero, uno di quelli per cui il mestiere era curiosità, passione e rispetto.
Argentino d’origine, italiano d’anima, fu tra i primi collaboratori della rivista Sciare fin dagli anni in cui Massimo Di Marco ne tracciava la rotta, quando la neve era ancora racconto pionieristico e la Coppa del Mondo un sogno giovane.
Penna acuta e voce inconfondibile, Zampino ha seguito per decenni le grandi stagioni dello sci alpino, raccontando piste, atleti e imprese entrate nella storia.
Dai giorni della Valanga Azzurra, alle sfide tra Franz Klammer, Ingemar Stenmark, Phil Mahre, Pirmin Zurbriggen e Marc Girardelli, fino ai Mondiali e alle Olimpiadi dove lo sci diventava romanzo nazionale.
Lucio c’era, con taccuino, microfono e quel tono di voce che trasformava ogni gara in una storia vissuta.
Dopo gli anni intensi del Circo Bianco, Zampino era tornato nella sua Montagano, vicino a Campobasso, dove ha diretto la sede regionale della RAI Molise, continuando a essere un punto di riferimento per il giornalismo locale e sportivo.
Vecchio stampo, sì — ma nel senso più nobile del termine: un giornalismo fatto di rispetto per i fatti, curiosità per le persone e amore per la verità.
Molti lo ricordano anche come speaker e opinionista, la voce familiare delle sfide di Azzurrissimo e come presenza brillante quando veniva chiamato come opinionista nelle telecronache televisive.
Lucio aveva lo stile di chi sapeva raccontare lo sport come vita e la vita come sport.
Con lui se ne va un frammento di storia dello sci italiano, ma anche una lezione di giornalismo fatta di parole misurate e passioni autentiche.
E mentre la neve torna a cadere sulle piste che lui amava, resta il suono di quella voce che, per tanti anni, ha fatto vibrare lo stesso sentimento che ancora ci unisce: la bellezza di raccontare lo sci con il cuore.
Un abbraccio ai figli Leonardo Terry, Patrizia e ai tanti nipoti
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