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Alexis Pinturault: “Coppa equa se diventa come il biathlon!”

Alexis Pinturault e il sistema “biathlon!”
Nello splendido scenario della Val Senales (@foto di apertura) c’è anche Alexis Pinturaul ad allenarsi in vista dell’opening di Sölden

Sereno, felice, tranquillo e rilassato. Così appare Alexis Pinturault alla vigilia della nuova stagione, quella in cui dovrà difendere il ruolo di numero 1 conquistato in quel memorabile sabato di marzo, era il 20, il giorno del suo trentesimo compleanno, il giorno in cui è riuscito a mostrare di essere più forte di tutto e di tutti, vincendo gara, Coppa di gigante e Coppa generale in un colpo solo.

Sono passati sette mesi, ma parlandone Alexis sente ancora l’emozione dell’attimo che lo ha liberato dall’incubo di non riuscire a conquistare quel trofeo che inseguiva da anni, da quando aveva capito di essere lo sciatore più polivalente del mondo.

Sì più anche di quell’Hirscher che pur si era portato in Austria otto coppe del mondo consecutive. «Se arrivo dietro è perché mi manca sempre qualcosa, perché sbaglio troppo» ripeteva non a mo’ di giustificazione, ma come monito per migliorarsi.

Nel 2020 aveva vinto tanto, più di tutti, ma ancora una volta aveva anche sbagliato troppo, sia in slalom che in gigante. Nonostante ciò aveva accarezzato la Coppa grande da vicino, ma aveva dovuto arrendersi al destino, arrivato sotto forma di pandemia, che aveva costretto la Fis ad annullare le ultime gare, a lui favorevoli, lasciandolo dietro a Kilde di 54 punti.

Nel 2021, con Kilde fuori dai giochi già a gennaio causa infortunio, la sfida è stata con Marco Odermatt, più giovane di sei anni e sicuramente uomo da battere anche nella stagione alle porte.

Tuo padre Claude ti ha cresciuto inculcandoti l’idea che il secondo è un perdente come gli altri, che conta solo vincere. Come ha reagito alla vittoria delle vittorie, quella in Coppa del Mondo?

Era a Lenzerheide anche lui durante le finali. Ovviamente non attorno alla pista o al parterre, era vietato, ha seguito però la gara di gigante decisiva dalla montagna di fronte, sciando e seguendo il live della Fis.

Lui non è mai riuscito a guardarmi dal vivo e nemmeno in televisione, patisce troppo. Sono stati bei momenti per tutti, abbiamo festeggiato come si doveva. Anche a casa mi hanno fatto una bella sorpresa e la festa per i 30 anni e per la Coppa, anzi le Coppe visto che finalmente ho vinto anche quella di gigante, è continuata.

Ti sei tolto un peso?
L’ultimo mese di gare dopo la delusione di Cortina (l’uscita in gigante affrontato dopo tre vittorie consecutive in Coppa e il miglior tempo nella prima manche, ndr) non è stato facile, ma per fortuna quando a Lenzerheide mi sono trovato al via per ultimo nella seconda manche a giocarmi qualcosa di grosso, direi ancora più grosso di un oro mondiale visto che in palio c’erano la Coppa generale e quella di gigante, quindi un’intera stagione, non ho tremato, non ho sbagliato e ho vinto. Direi quindi che lo scacco di Cortina mi è servito a crescere, a migliorarmi come atleta e come uomo.

Hai vissuto un’estate molto intensa, ricca di attività, di impegni. Vacanze?
Relax e immersioni subacquee alle Maldive con Romane, mia moglie. Dopo un inverno lungo e difficile avevamo davvero bisogno di staccare, di stare lontani da tutto e da tutti in un mondo solo nostro, facendo quel che ci piace, stare nella natura e soprattutto in mare.

Come stai? Com’è andata la preparazione?
Tutto bene, tutto normale, ho fatto una buona preparazione fisica, ho avuto qualche acciacco ma roba da poco. Quando è parso chiaro che andare in sud America sarebbe stato complicato, con la mia squadra abbiamo programmato il lavoro sui ghiacciai per evitare di restare in sospeso fino all’ultimo. Quindi ho sciato a Saas Fee fra agosto e settembre e poi in Austria.

Pronto per Sölden?
Ho ancora bisogno di queste settimane che restano (abbiamo intervistato Alexis ai primi di ottobre, ndr), per aumentare ritmo e intensità in gigante. Sölden arriva presto ed è lontana dalle altre gare, ma anche lì vincere è sempre meglio che perdere ed è importante arrivarci pronti. Finora ho fatto 4 giorni di velocità e 12 fra slalom e gigante, 16 sedute in tutto, un po’ come l’anno scorso non ho esagerato con lo sci estivo.

Dall’ato e da sinistra: notte in parete assieme all’inseparabile moglie Romane (che ha fatto la foto!). Ritorno in pista con l’altro inseparabile, lo skiman austriaco Tschunti, diventato famoso per il balletto di gioia ed emozione dopo la vittoria alle finali di Lenzerheide. In posa con Luc Alphand, l’ultimo francese ad aver vinto la grande Sfera di Cristallo nel lontano 1997. Courchevel, festa all’Hotel Annapurna,
il favoloso cinque stelle di famiglia, per i 30 anni e per i successi della stagione. In vetta al Monte Bianco, ovviamente con Romane. In palestra, perché, sì, la conquista della Coppa non ha messo fine alla fame  di vittorie di Alexis e fra poco è ora di ricominciare!

Programmi? Progetti per la stagione?
Dopo sei anni di assenza tornerò a Lake Louise (dove ha gareggiato due volte in superG, senza mai entrare nei 30, ndr). Credo sia utile sciare in condizioni di gara e su una pista di velocità ben preparata in vista di Beaver Creek. Non è detto però che faccia tutti i superG in calendario, vedremo man mano. Il fatto di non avere le gare a Levi mi permetterà di volare in Nordamerica con buon anticipo per sciare su quelle nevi e adattarmici al meglio.

Alle finali lo scorso marzo ci furono polemiche sul calendario decisamente favorevole, in chiave Coppa generale, agli sciatori tecnici, piuttosto che agli specialisti della velocità.
(Alexis per la prima volta nell’intervista si accalora, alza la voce)

Ah, vogliamo parlare di calendari?
Sì, sì, tutti contenti adesso per l’equilibrio fra le varie discipline, ma io non la vedo proprio così. Innanzi tutto quando si parla di tecnica e velocità non si tiene conto del fatto che gigante e slalom fra loro sono molto ma molto più distanti di discesa e superG, dove grosso modo i protagonisti sono gli stessi, mentre nelle gare cosiddette tecniche ci sono tantissimi mono specialisti.

Quindi: eccellere in gigante (e sottolinea la e) slalom non è così scontato.

E vogliamo parlare di quanto sia più probabile sbagliare e uscire in slalom piuttosto che in discesa? Senza contare l’alea del meteo e ora anche del Covid, che potrebbe obbligare a uno stop improvviso in caso di positività. Io da anni sostengo che l’unico modo per rendere la Coppa davvero equa sarebbe prevedere degli scarti, come nel biathlon.

Ci sono dieci gare di slalom e dieci di discesa? Bene, le due peggiori le scarti, non per la classifica di disciplina, ma per la generale sì. Si parla tanto di sicurezza, ma chi punta alla generale non ha margini di errore, a volte deve correre anche se sta poco bene o è poco allenato in quella disciplina, perché magari si è dedicato ad altre due nell’ultimo mese. Con gli scarti ci darebbero la possibilità di fare una strategia, sarebbe anche più interessante. Così bisogna correre di qua e di là senza sosta, sperando solo che vada tutto bene.

Hirscher sosteneva che un oro olimpico non avrebbe cambiato la sua carriera, men che meno la sua vita. Tu, che come lui affronti il probabile ultimo assalto avendo vinto «solo» un argento e due bronzi (!?) cosa pensi in merito?
La penso come Marcel e cioè che la mancanza di un oro olimpico sarebbe una casella vuota nella mia carriera ma non per questo leverebbe importanza o valore a quel che ho fatto e vinto prima. Sarebbe ovviamente bellissimo, ma non mi concentrerò su quell’unico obiettivo. Nello sci non puoi farlo, del resto. Aspettiamo e vedremo.

Facciamo un altro passo nel futuro e andiamo al 2023: a Courchevel (e Meribel, per le donne) ci sarà un nuovo Mondiale. Sulle piste di casa tua…
Un obiettivo importante, per me sarà un evento in ogni caso. Non ho mai gareggiato sulle mie piste, non ad alto livello almeno. La data del 2023 al momento resta l’ultima su cui fare programmi. Poi ci siederemo, con la mia squadra, con mia moglie Romane, e decideremo cosa fare dopo.

Romane, appunto. Non ha voglia di starsene un po’ a casa tranquilla, magari con un piccolo Pinturault da crescere? Sono sempre di più gli atleti papà…
Ahahaha no dai, da sola a casa no! Per il momento non abbiamo intenzione di cambiare, stiamo bene così e almeno fino al 2023 non se ne parla di fare un’altra vita. Ovvio che l’idea di fare dei figli ci sia, e non certo quando avremo 40 anni. Ma per ora restiamo concentrati sul presente. Pinturault coppa diventa biathlon Pinturault coppa diventa biathlon Pinturault coppa diventa biathlon

About the author

Maria Rosa Quario

NINNA QUARIO È nota nel Circo Bianco per aver fatto parte della “Valanga Rosa” tra il ’78 e l’86. Milanese doc, da tempo si è trasferita a La Salle, in Valle d'Aosta. Ha conquistato 4 vittorie in Coppa del Mondo e un totale di 15 podi, tutti in slalom, oltre a una “bella” collezione di piazzamenti nelle gare a medaglia: 4° posto all’Olimpiade di Lake Placid 1980 (a 3/100 dal bronzo), 5° al Mondiale di Schladming 1982 (era in testa a metà gara) e 7° ancora ai Giochi, a Sarajevo 1984.
Dopo il ritiro dall’agonismo, nel 1986, si è dedicata al giornalismo e collabora con Sciare dal 1999.
Per la nostra rivista è stata a lungo la depositaria di tutto ciò che riguarda l’agonismo e ha seguito anche il programma test, in particolare i Test Junior. La sua lunga carriera giornalistica (ha collaborato anche con il quotidiano Il Giornale e con Infront Sports & Media seguendo da vicino quasi tutte le gare di Coppa del Mondo) si è interrotta nel 2022, quando ha deciso di cambiare vita per dedicarsi ad altre passioni.
Non ha però abbandonato del tutto la sua collaborazione con Sciare, per cui ora scrive in modo meno intenso e continuativo. E’ mamma di Federica Brignone, uno dei più grandi talenti della Squadra nazionale Italiana di sci alpino, e di Davide, suo allenatore dal 2017.