Anche Les 2 Alpes che per gli italiani è sempre stato un parco divertimenti al di là del ghiacciaio estivo, scende in piazza per esternare la disperazione. Quasi trecento persone radunate davanti alla porta di ingresso del paese. Tutti operatori che nella località lavorano con attività di ristoro, quindi albergatori, negozianti e operai della società impianti.
Dovevano incontrarsi così, per una sorta di solidarietà, ma poi l’occasione si è trasformata in una mobilitazione generale. Tra loro anche il Sindaco Christophe Aubert e Fabrice Boutet, direttore della Sata, la società impianti.
Tutti a impugnare il bastone di una bandiera che sventola un unico messaggio: “Non staremo fermi di fronte a un governo che senza criteri obiettivi rifiuta di aprire gli impianti di risalita a Natale promettendo aiuti“. Quanto? il 30? il 40 per cento? “Lo scenario sarà catastrofico” dice Eric Bouchet, direttore dell’ufficio turistico di La Grande-Motte”.
Qui la speranza non si è ancora spenta. Con atti di simil eroismo c’è chi non si vuole arrendere, Come Williame Sophie, proprietari del ristorante Le Cellier che il 1° novembre ha assunto sei ragazzi (normalmente sono 15) pur dinnanzi a uno scenario poco rassicurante.
E a chi gli domanda per quale motivo abbiano agito così, in maniera scriteriata, pur sapendo a cosa sarebbero andati incontro, la risposta è stata glaciale: “Abbiamo un dovere sociale!“. Ma non sono gli unici. Anche Ophélie e Sophie hanno acquistato un bar il 28 novembre, il “Chez nous 2” e dunque non avranno nessun fatturato da mostrare, quando sarà il momento di chiedere ristori.
Insomma, qui a Les 2 Alpes, non riescono e non possono ancora credere che a Natale la giostra dei divertimenti non inizierà a girare.
Gli operatori di Les 2 Alpes non sono soli. Ieri anche a La Plagne ha avuto luogo il sit.in annunciato. Oltre 120 operatori turistici si sono dati appuntamento nella piazza centrale. Su un monumento ai caduti hanno appeso un cartello. “Io sono un lavoratore stagionale, tu sei un ristoratore, lui è una società di noleggio sci, siamo in agonia”.
C’è la firma anche di diversi colleghi arrivati da Tignes e Méribel, come ha annunciato il sindaco di La Plagne-Tarentaise, Jean-Luc Boch. Questa mattina nello stadio di calcio di Bourg-Saint-Maurice, altro evento di protesta. E mercoledì, dalle 11:30, davanti alla stazione SNCF di Boraine, un altro ancora.
Christian Réverbel, direttore di Sem Sedev a Vars, sottolinea un altro problema oltre a quello economico. Quest’ultimo, se non altro, perché negli ultimi 2 anni la società ha investito 20 milioni di euro. E si chiede come ora potrà onorare il debito. Il Governo francese è indirizzato sul consentire agli operatori a rimanere aperti, pur con gli impianti chiusi. Dunque, via libera alle ciaspole, allo sci alpinismo, agli escursionisti. Ma se la società impianti rimane chiusa, chi si occuperà del soccorso?