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Beijing, la favola di Erin Jackson e della “fatina” Brittany Bowe

Beijing, la favola di Erin Jackson e della “fatina! Brittany Bowe.
Ogni Olimpiade ha la sua favola, quella di Pechino, senza alcun dubbio, racconta la storia di Erin Jackson, prima medaglia afroamericana della storia dei Giochi Olimpici invernali. Ma questo è solo un aspetto, se si vuole singolare, della vicenda e il colore della pelle di certo non conta proprio un bel niente.

Tuttavia, conquistare una medaglia olimpico nello speed skating, territorio di olandesi (8 nello speed skating, 3 nello short track) svedesi, canadesi, asiatici e anche un po’ italiani, non è una cosa da poco. Il fatto è che Erin, come dimostra il filmato di Discovery + qui sotto, ha imparato ad andare sui pattini soltanto sei anni fa! Un exploit che consente agli Stati Uniti di vincere l’oro (nei 500 metri) 28 anni dopo il mito Bonnie Blair.

Il cuore della favola, tuttavia è un altro ancora.

Erin, nata in Florida non doveva proprio esserci a Pechino, perché ai Trials americani, scivola sul ghiaccio e perde la possibilità di qualificarsi per Pechino. Dunque, come si spiega?

Arriva una fatina che di nome fa Brittany Bowe, della stessa Ocala, la cittadina dove Erin è cresciuta e dove un giorno conobbe Brittany diventando la sua migliore amica, nonostante fosse cinque anni più grande.

A lei, che aveva già partecipato a due Olimpiadi, Erin si ispirò per cullare il sogno di gareggiare alle olimpiadi. Dopo anni di gare con i pattini a rotelle, con i quali ottiene brillanti successi (sette medaglie mondiali), decide di lasciare tutto proprio perché quello sport non è previsto dal programma Olimpico.

Così la sua allenatrice René Hildebrand nel 2017, la presenta al tecnico Ryan Shimabukuro, uno dei più grandi allenatori americani di speed skating. Già nel 2018 avviene il primo colpo di scena della favola, perché Erin scende sul ghiaccio di Pyeongchang!

Il risultato non è niente di che, 24esimo posto, ma non era certo a quello cui puntava in quell’occasione. Della serie, l’importante è partecipare. Dopo un quadriennio di fatiche e allenamenti durissimi, senza contare gli infortuni di cui uno molto grave nel quale Erin rischia di perdere un occhio, arriva il giorno delle qualifiche interne statunitensi, ma Erin cade ed è costretta a dire addio al sogno di vincere una medaglia. Piange, si dispera, ogni sforzo, ogni fatica cade nel nulla per un singolo episodio. A quel punto Brittany Bowe, decide di fare un gesto più unico che raro: le cede il posto!

Poiché spesso e volentieri esiste una giustizia sia divina che terrena, anche Brittany riuscirà a partecipare a Pechino grazie alle ricollocazioni. Una di quelle che non abbiamo potuto prendere noi con Mattia Casse, tanto per intenderci!
Ma quel gesto però rimane ed è meraviglioso!. Non c’è bisogno di dire che un pezzettino della medaglia conquistata da Erin, in fin dei conti è anche un po’ Brittany. Perché quel gesto di amore e di amicizia, assolutamente unico, ha lo stesso valore dell’intero medagliere olimpico! Beijing la favola di  Beijing la favola di 

@ speedyj – @brittanybowe

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Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

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