Notizie

Centro Sportivo Carabinieri: Davide Carrara: ” Gli Atleti prima di tutto”

CentroSportivo Carabinieri: Davide Carrara: ” Gli Atleti prima di tutto”
I
l Centro Sportivo Carabinieri di Selva Gardena nasce nel 1970, dopo un primo inizio dell’attività partito a Canazei. È una sezione del centro principale che ha sede a Roma, comandato dal Colonnello Gianni Massimo Cuneo.

Dal 2017, con l’accorpamento della Forestale nell’arma dei Carabinieri, si è aggiunta anche la caserma di Auronzo di Cadore Entrambe le strutture, dunque, godono di una collocazione assolutamente strategica. La caserma di Selva si trova proprio sulle piste, in zona Dantercepies.

Quelle di discesa (pista Val), di fondo e il poligono arrivano davanti al portone di ingresso, posizionato proprio all’ingresso della Vallunga… Nell’occasione della fusione si è subito deciso di portare le discipline nordiche (fondo, biathlon, combinata nordica e scialpinismo) ad Auronzo e tutto il resto su Selva, dove rimane il comando.

La caserma di Selva Gardena

Chi ci accompagna nel mondo del gruppo Sportivo Carabinieri è il Maresciallo Maggiore Davide Carrara, comandante della sezione sport invernali di Selva Gardena da ben 13 anni.

Davide, partiamo proprio dal giorno in cui vi comunicarono che la Forestale sarebbe stata inglobata nei Carabinieri
Prima erano semplici voci, poi quando la cosa è diventata reale, non è stato proprio tutto facile. Un’operazione, come si può ben immaginare, non priva di difficoltà tecniche e logistiche. L’abbiamo tuttavia risolta abbastanza rapidamente, grazie anche all’ottimo rapporto che era sempre esistito. Ci siamo incontrati un paio di volte entrando subito in piena sintonia. Credo sia stato più problematico per loro perché hanno dovuto abbandonare le loro divise, il loro marchio.

Federica Brignone

Bene o male hanno dovuto dire addio a tutto ciò che avevano costruito negli anni con quei colori. Sembrano leggerezze, però da un anno con l’altro siam passati a trovarci sulla linea di partenza di una gara di fondo agli italiani col coltello tra i denti per prevalere gli uni sugli altri, a indossare tutti la medesima divisa. Sarà anche solo una sfida agonistica, ma certe cose un peso ce l’hanno.

Vi siete trovati a dovere gestire una organizzazione doppia…
Non tutto il personale è rimasto, alcuni hanno intrapreso altre strade. D’altra parte, non si poteva nemmeno ipotizzare di raddoppiare le forze. Tanti però gli aspetti positivi. Come, ad esempio, l’acquisizione di alcuni sport che i carabinieri non avevano ancora considerato, come quelli del ghiaccio. Poi sono entrati anche grandi campioni, vedi, appunto, Gabriella Paruzzi. Di questa situazione ne ha goduto anche la Federazione, perché con un pool di tecnici numeroso, alcuni di loro si sono resi disponibili a collaborare con le squadre. Il primo anno è stato comunque di test, poi abbiamo corretto il tiro. Mi confrontavo quotidianamente con Alfred Stauder, che era al comando del centro di Auronzo (oggi è direttore agonistico del Fondo Azzurro) e tutto è filato liscio. 

Peter Fill

Al colonnello Cuneo piacciono gli sport invernali?
Tantissimo, gli piace lo sci, apprezza la complessità dell’organizzazione della Fisi che considera, come sostiene sempre Malagò, un piccolo Coni. E poi segue in prima persona alcuni degli eventi più importanti. La sua funzione, dunque, non è solo tecnica dirigenziale, ma decisamente partecipata. 

A tal proposito, per un dirigente inserito in questo ambito è richiesta una conoscenza del settore?
No e ti dirò di più. A differenza di altre realtà, il nostro grande capo, come scelta strategica, rimane in carica mediamente cinque, sei anni. Dunque, si tratta fondamentalmente di manager, abili nella direzione e organizzazione. Detto questo però, dall’inizio del mio incarico partito 13 anni fa, ci sono sempre stati comandanti provenienti dall’ambiente sportivo. Il Colonnello Cuneo, ad esempio, arriva dal Reggimento a Cavallo ed è ancora l’ispettore ippico dell’Arma dei Carabinieri oltre ad aver vissuto la realtà sportiva del pentathlon. Conosceva già, dunque, le dinamiche che avvengono nel mondo sportivo.

Da destra, il maresciallo maggiore Davide Carrara, comandante della sezione sport invernali di Selva Gardena, il presidente Fisi Flavio Roda, il Colonnello Massimo Cuneo, Silvio Fauner e Gabriella Paruzzi, comandante del distaccamento di Auronzo di Cadore 

Quello dello sci che ruolo ha all’interno dei Carabinieri?
È la sezione indubbiamente più grande. Poi c’è l’atletica a Bologna, i paracadutisti a Livorno, canottaggio a Sabaudia, Pugilato a Napoli. A Roma tanti altri come il triathlon, l’equitazione, tiro, scherma, arti marziali, nuoto, pentathlon moderno tutti sport di grande tradizione per l’Arma. 

Dominik Paris

Ogni sport ha un responsabile?
Esattamente, e rispetto ad altre realtà militari dove tale responsabilità generalmente è affidata a tenenti o capitani, da noi il ruolo è destinato a marescialli, dunque a sottufficiali, nominati comandanti delle diverse sezioni. Per la caserma di Auronzo, distaccamento di Selva, la comandante è il Brigadiere capo Gabriella Paruzzi. Una Campionessa Olimpica al Comando, questo per sottolineare che si privilegia la competenza al grado. 

Simon Maurberger

Davide Carrara, 42 anni valdostano arriva dallo sci. Concluso il percorso agonistico nella categoria Giovani diventa subito maestro di sci e in seguito allenatore. Entra nell’Arma dei Carabinieri attraverso un percorso tradizionale quindi con concorso pubblico nella scuola marescialli. “Avrei potuto scegliere di entrare nel Centro Sportivo Esercito come servizio di leva, ma contemporaneamente feci domanda anche per i Carabinieri e seguii quel percorso che non ho più abbandonato”. 

Verena Stuffer

Durante l’iter scolastico (laurea in criminologia) segue un corso di formazione per diventare istruttore di educazione fisica militare, così viene traferito al 7° Reggimento Trentino-Alto Adige a Laives, nei pressi di Bolzano, con il compito di istruttore. “Si trattava di un corso militare, dunque diverso dal vecchio Isef, oggi Scienze motorie. Questa laurea sto per ottenerla adesso, diciamo per sfizio e soddisfazione personale, poiché è un settore che mi è sempre piaciuto”. 

Giovanni Borsotti

Che responsabilità però, un comando del genere a soli 29 anni!
In effetti. Però volevano proprio un giovane che volesse intraprendere un vero e proprio percorso di vita. Giovane era anche lo staff di tecnici che era impiegato qui, quindi è stato un inizio, diciamo condotto in zona confort. Compiti differenti, ma lo spirito era uguale, voglia di fare, portare avanti iniziative… 

Florian Schieder  con il «collega» di velocità Alexander Prast

Difficile all’inizio?
Mi sono trovato fin da subito in un ambiente sano, con tanta gente che aveva solo voglia di lavorare sodo. E poi, ammettiamolo, mi sono anche un po’ appellato alla tipica esuberanza che poteva avere un giovane di quell’età. Però col tempo capisci bene quante cose hai dovuto imparare! E ti dico, dopo 13 anni le esperienze nuove non sono per niente terminate. Meno male che è così perché la monotonia non so proprio cosa sia!

Conoscevi già alcuni atleti?
Alcuni anche se non in maniera approfondita. Sai, anche se vengo dalla discesa, il mio cognome rileva una certa “dipendenza” dallo sci nordico. Altra coincidenza, mio papà (Lorenzo ndr) entrò nel centro sportivo proprio nel ’70. Quando sono arrivato qui c’erano grandi nomi come Armin Zöggeler, Silvio Fauner, Giorgio Rocca, Pietro Piller Cottrer, Giorgio Di Centa… ecco loro li conoscevo certamente.

Federico Paini

È stato anche un po’ emozionante trovarti davanti a campioni del genere?
È sempre positivo avere a che fare con sportivi di quello spessore, però, probabilmente per un aspetto caratteriale mio, la cosa non mi aveva toccato tantissimo. Per capirci, se all’improvviso mi trovo davanti a Messi non mi strappo i capelli per un selfie con lui, ecco. Più che il primo impatto preferisco approfondire la conoscenza e allora sì che il contatto diventa davvero interessante. Devo anche dire che fin dai primi giorni, proprio da campionissimi del calibro di Armin Zoeggeler, ho riscontrato il massimo rispetto. Poteva anche non essere così scontato. Fior di celebrità dello sport mondiale che camminavano con medaglie olimpiche al collo avrebbero dovuto adattarsi alle nuove linee guida decise da un ragazzo di 29 anni. Proprio da certi personaggi ti rendi conto che non si diventa campioni per caso. 

Mattia Borgogno, atleta tesserato

Perché hanno scelto proprio te?
Dal punto di vista delle carte, ambiente sportivo, conoscenza delle lingue, curriculum formativo, il mio profilo corrispondeva a ciò che era richiesto. Ma non mi conoscevano più di tanto. La decisione definitiva si è risolta semplicemente chiamandomi a rapporto dove hanno potuto approfondire le mie caratteristiche. Volevano anche verificare la mia reazione, sai non è per tutti facile accettare di lasciare certi ambienti e finire in un paese di montagna dove la vita è certamente diversa. 

Hannes Zingerle

Scopriamolo allora questo ambiente…
Il Gruppo sportivo, con i propri uffici e le proprie camere, si trova all’interno del Centro Carabinieri Addestramento alpino, sede dove si svolgono i corsi sci e roccia dell’Arma. Quando uno dei nostri presta servizio in pista significa che prima è passato da qui per superare i vari corsi di specializzazione e qualificazione. La struttura viene sfruttata dagli atleti soprattutto in primavera ed estate, perché in inverno si è sempre in giro per allenamenti e gare. Il terzo piano della palazzina è riservato agli atleti, poi c’è un’unica mensa condivisa, così come la palestra. Poi ci sono tante strutture esterne, dal campo di calcio, pallavolo, tennis.

Dominik Fischnaller

Gli Azzurri si fanno vedere ogni tanto?
In tempi normali, dunque non covid, con tutti gli atleti e i tecnici ad aprile organizzavamo la festa dell’atleta. Per una settimana si portavano avanti anche alcune attività burocratiche, perché non dimentichiamo che sono pur sempre tutti militari. Oltre a disegnare un quadro generale della stagione e un po’ di attività di tiro, c’era anche l’occasione per una parte più celebrativa, con la premiazione dei migliori, che avveniva alla fiera Prowinter di Bolzano. Un bel momento gradito da tutti e nessuno, se non per cause di forza maggiore, mancava all’appuntamento.

Ilaria Ghisalberti

Piaceva molto agli atleti di varie discipline, dallo sci alpino allo slittino, condividere idee ed esperienze diverse. Appartengono tutti alla stessa famiglia, ma alla fine non hanno modo di conoscersi, se non a distanza, attraverso le cronache sportive. Ora purtroppo questa attività, con un gruppo di circa 120 persone comprendendo la fascia giovanile, non è semplice da proporre e organizzare, per cui per il momento rimane tutto sospeso. Gli incontri ci sono ma abbiamo dovuto dividere tutto in piccoli gruppi. È sicuramente diverso e quel senso di ritrovo e di attaccamento alla maglia, non è quello delle altre stagioni. Prima o poi torneremo a quella situazione. Per il momento, dunque, sono più io che vado a trovarli durante le gare.

Li segui nelle varie Coppe del Mondo?
Ci tengo molto e cerco di incontrare un po’ tutti. Almeno una volta voglio andare a vederli. Ad esempio, sono appena tornato da Cortina, e prima ancora i nostri atleti del pattinaggio su pista lunga. 

Lisa Vittozzi

Non si ferma mai nessuno in caserma?
Soprattutto con i più giovani insisto abbastanza perché approfittino di questa struttura. Per chi conduce un’attività agonistica invernale poter avere a disposizione una vera e propria casa a Selva di Val Gardena o Auronzo di Cadore è una gran bella comodità. Basta una chiamata e hai a disposizione un posto confortevole per dormire, mangiare, allenarti con spazio anche per un po’ di relax. Pensa ad esempio, a un ragazzo piemontese che è impegnato in una gara in Austria. Ma sai che viaggio si deve fare ogni volta? Non è inusuale che si passino più ore in auto che in pista! 

Goffredo Mammarella

Hai citato i giovani e ne approfitto. Parliamo del tesseramento?
Per noi il tesseramento ha un unico scopo: aiutare quei ragazzi che si distinguono con i risultati sul loro territorio a portare avanti l’attività resa problematica, se vuoi anche solo per questioni logistiche. A esempio un probabile talento che vive in Centro Italia trova sicuramente più difficoltà a emergere rispetto a un altoatesino che ha la neve di fronte a casa. In questo caso costruiamo un progetto, lo proponiamo al Comitato di riferimento, ne parliamo col ragazzo e naturalmente con la famiglia e poi si valuta. Per fare alcuni nomi, prendiamo Mammarella, uno dei migliori dell’Abruzzo, o Andrea Maddii toscano, Flavia Giordano di Napoli, Giulia Valleriani di Latina. Lo stesso Riccardo Allegrini che poi si è anche arruolato. Insomma, ci piace essere vicini a chi è lontano da certe realtà. Quindi il tesseramento è solo una possibilità di provarci!


Federica Maffei

Come li individuate?
Fondamentalmente attraverso i Comitati perché i rispettivi tecnici conoscono bene questi atleti. Capita di essere contattati direttamente da allenatori o genitori, per poi scoprire che in realtà il ragazzo ha già tutto a casa. Ci sono casi in cui alcuni sci club sono ancora più strutturati di un comitato, quindi è bene sapere che quando scatta il tesseramento poi si deve lasciare tutto e gli allenamenti si fanno con noi. Senza contare che parliamo di ragazzi di 16, 17 anni, quindi ancora in piena attività scolastica. Il cambiamento, dunque, sarebbe radicale. Se non c’è una vera esigenza, tesserarsi con noi non ha proprio alcun senso.   

Tommaso Saccardi

Con la scuola come fanno?
È una scelta delle famiglie nella quale noi non entriamo. C’è chi fa privato, chi si rivolge agli istituti locali. 

Di quanti tesserati stiamo parlando?
Un numero ristretto perché si deve creare un gruppo che sia omogeneo anche dal punto di vista tecnico. Troppi non riusciremmo a seguirli a dovere. 

Quindi un vostro tesserato…
Veste i colori dei Carabinieri, viene a vivere a Selva o ad Auronzo. È seguito dal nostro staff tecnico e fa parte di un gruppo dello stesso livello coi medesimi obiettivi. Il primo è quello di fare quel saltino che ti permette di entrare nelle squadre giovanili della nazionale. 

È previsto un addestramento militare?
Assolutamente no. Vengono impartite delle nozioni basilari legate al comportamento da assumere in qualsiasi circostanza dal momento che sul petto hai cucito il marchio dei Carabinieri. 

Serena Viviani e Sophie Mathiou

Capisce l’importanza di essere tesserato per un gruppo sportivo?
Lo comprende eccome e per paradosso all’inizio si rivela quasi come aspetto negativo, perché senti addosso un certo peso. Da un giorno con l’altro ti trovi in pista con la stessa identica divisa di una Brignone o di un Paris. Poi tutto scema perché cerchiamo di creare un ambiente di lavoro, sereno. È vero, siamo in una caserma, ma non è un fortino! Man mano che passa il tempo i ragazzi capiscono che questa struttura è casa loro e comprendono la fortuna di cui stanno usufruendo.

Quanto tempo dura il tesseramento?
Dipende dall’età del ragazzo e soprattutto dagli obiettivi che noi poniamo a inizio stagione. Nessuno scalda il posto per andarsi a divertire in giro. Sicuramente si dà la possibilità di fare l’intero percorso junior, poi dipende da altri fattori. Sicuramente conta il rendimento ma anche come evolve l’iter intrapreso, dove possono intercorrere gli infortuni. Andrea Maddii o Elisa Platino, ad esempio, entrambi del ’99, sono due anni fuori la classe junior, ma rimangono tesserati. Poi non stiamo parlando di bambini, sono tutti ragazzi molto intelligenti, riconoscono il livello che stanno raggiungendo e la considerazione che possono ricevere dalle squadre nazionali. Sono giovani ma sanno benissimo quello che vogliono. 

Riccardo Allegrini nel giorno del giuramento

Gli obiettivi di cui parli si misurano in punti FIS?
Punti Fis no, ma si deve vedere una crescita sia tecnica che professionale. A vent’anni sono già uomini (o donne) di fisico e di testa. Ci sono anche i loro obiettivi che a quell’età possono cambiare. Faccio l’esempio di Alberto Blengini, piemontese, sesto ai Mondiali Junior in gigante, entrato in squadra nazionale Junior. Ebbene, finita la stagione, entra nel mio ufficio e con tutta serenità mi dice: “Grazie Davide per avermi dato questa splendida opportunità, ma ho capito che il mio percorso è un altro, desidero andare avanti con l’università, la mia carriera finisce qui”. Dispiace ma è altresì importante vedere un giovane di 21 anni avere già le idee chiare. Poi può anche capitare che il ragazzo non capisca dove si stia trovando e allora ci vuole qualcuno che glielo spieghi e a malincuore sei costretto a dire: ragazzo mio mi dispiace ma il tuo percorso nell’Arma si è concluso. 

Lorenzo Romano

Immagino che non sia proprio facile per tutti lasciare il tecnico che li ha portati fino a quel livello?
Non fa bene avere troppi riferimenti tecnici. Si può verificare il caso in cui l’atleta sia seguito dal tecnico delle giovanili Fisi, dal comitato, dal gruppo sportivo, dal tuo sci club… Mi spieghi cosa può capire un ragazzino di 17 anni? Non siamo d’accordo con questa linea. Se un atleta non vuole o non riesce a staccarsi da una situazione simile, la possibilità di venire con noi la diamo a qualcun’altro. Poi stiamo parlando di quattro, cinque posti (una decina tra maschi e femmine), non di mille! L’unico punto di riferimento che rimane sempre importante nel cammino dell’atleta è quello che lo ha storicamente seguito fino a quel momento. Perché si torna a sempre a casa e quella figura diventa fondamentale in queste occasioni. 

Verena Gasslitter

Nello sci alpino da quanti tecnici dell’Arma sono seguiti gli atleti?
Abbiamo quattro allenatori a disposizione per atleti di tutti i livelli, tesserati e quelli di sede che non sono in Nazionale. Parliamo di Patrick Thaler, Hannes Paul Schmid, Martin Karbon e Alexander Prosch. Alcuni allenamenti sono gli stessi per uomini e donne, se no Patrick e Hannes seguono di più le ragazze, Martin e Ali agli uomini. In realtà Prosch segue l’attività giovanile della Fisi, quindi di fatto ora sono rimasti in tre che ruotano in base alle esigenze. 

Quindi non vi mettete in corsa per accaparrarvi il talentino che, classifiche alla mano, dimostra un futuro promettente?
Assolutamente no, quello può accadere con l’arruolamento che nulla ha a che fare col tesseramento. 

Significa che il tesseramento non è l’anticamera dell’arruolamento?
Per carità, sono due situazioni che non hanno nulla a che fare e lo mettiamo subito in chiaro ad atleti e genitori. 

Paris e i suoi colleghi in ricognizione agli Assoluti di Cortina

Lì scatta la caccia ai migliori?
Sicuramente i nostri tecnici adocchiano i giovani che hanno buone possibilità di emergere. L’unica possibilità per essere arruolati però può avvenire soltanto in un modo. Ovvero, partecipando al concorso pubblico riservato agli atleti. Alla base c’è il curriculum sportivo, vidimato dalle federazioni di riferimento, che permette di acquisire i punteggi per superare e vincere il concorso. Si considerano i risultati ottenuti nelle ultime due stagioni. Roma stabilisce la disponibilità dei posti e noi li dividiamo nei vari sport dove c’è l’esigenza di un ingresso. 

C’è un numero fisso?
No, lo decide il comando. Il Colonnello Cuneo ci dà sempre molta fiducia e mediamente ci mette a disposizione una decina di posti l’anno. 

Ci sono tesserati che poi hanno superato anche il concorso e si sono arruolati?
Mediamente pochi. Sono canali proprio differenti. Ci sono addirittura casi in cui gli atleti sono tesserati per un gruppo sportivo, ma poi si iscrivono al concorso di un altro corpo e cambiano casacca. In questo non esiste rivalità, i gruppi Sportivi Militari esistono per favorire lo sport e aiutare gli atleti, non per alzare una coppa. Poi ovviamente, dovendo scegliere, se è la Brignone a vincere la Coppa del mondo o Paris a conquistare la Streif noi siamo più contenti. Ma ripeto, non è questo il nostro compito, il focus principale è dare il nostro apporto per tenere più alto possibile il valore dello sport italiano in ambito internazionale. 

Il neo arruolato Lorenzo Bini

Nell’ultima stagione a chi avete aperto?
A sci alpino, fondo, biathlon e per lo sci alpinismo, nuova attività per cui abbiamo iniziato a investire da due anni, quindi ora non è più solo Esercito e ora abbiamo tre atleti, Nicolò Canclini, il primo, e i 2001 Matteo Sostizzo e Samantha Bertolina. Ci ha visto lungo il nostro Colonnello Cuneo, individuando buone prospettive di sviluppo per il movimento, anche in prospettiva Milano-Cortina2026. È stato lungimirante perché a dire il vero abbiamo iniziato ad arruolare prima che questo sport diventasse olimpico. Da non dimenticare anche la combinata nordica femminile e gli sport del ghiaccio, pista lunga e short track.

Per gli arruolati invece, è previsto un corso di addestramento militare?
Devono partecipare a un corso di 45 giorni continuativi presso la scuola allievi, come per qualsiasi carabiniere. Esiste una versione leggermente diversa per gli atleti nella tempistica non nei contenuti. Se è richiesta la presenza dell’atleta perché impegnato nell’ambito dell’attività agonistica si trova un accordo con la squadra e si organizza il distacco. Ricordo Ilaria Ghisalberti che ha lasciato l’addestramento alcuni giorni per andare a debuttare in Coppa a Sölden. Poi è tornata per completare il corso. Che si conclude col giuramento per poi essere destinati qui alla sezione sport invernali. 

Asja Zenere e Joele Galli

Argomento un po’ delicato, quello che riguarda gli atleti che tornano in caserma perché usciti dalla squadra nazionale…
Ogni situazione è diversa dall’altra e fondamentalmente dipende totalmente dall’atleta. Dal perché sei uscito e dalle possibilità che ti danno di rientrare. C’è chi perde le motivazioni, chi non molla di un centimetro. Ricorderai certamente Patrick Thaler, messo fuori squadra quando non aveva ancora trent’anni. A dir la verità a buon ragione, visto che non riusciva a concludere uno slalom. Se a Selva ci fosse stato un responsabile a dire: “tutti quelli che escono dalla Nazionale, a casa!”. Oppure, ti diamo due gare per fare risultato, poi basta”. Ebbene, la carriera di Patrick si sarebbe conclusa a 28 anni con nulla tra le mani. Cosa vuoi combinare con due slalom partendo col 50? Invece è tornato a Selva, si è allenato come non mai ritrovando le giuste motivazioni e a 35 anni è salito su podio di Coppa del Mondo due volte, più altri ottimi piazzamenti.

Chi invece subisce la bocciatura sul proprio io non ne viene fuori. Non hai la forza per far vedere che si erano sbagliati sul tuo conto. Uscire dalla squadra non è certo una bella cosa, ma c’è chi riesce, in seguito a tale evento, a diventare più forte di prima. Poi c’è anche il caso degli infortuni. Nessuno può avere la minima idea di quanto si sia impegnato Peter Fill per recuperare ai suoi incidenti. Non c’era giorno in cui non lo vedevamo in palestra. Si è, come si suol dire, spaccato la schiena, ma nelle ultime stagioni della sua carriera, è passato in cassa a riscuotere quello che ora risplende nella sua bacheca. I campioni sono così! 

Edoardo Saracco

Quando cessa, invece, l’attività agonistica?
L’atleta decide se uscire o rimanere nell’Arma. In alcuni casi avanziamo la proposta perché diventino allenatori. Vedi, l’ultimo, Peter Fill. Poi ognuno intraprende il percorso dove può dare di più all’interno dello staff tecnico. Giorgio Di Centa, ad esempio, ha preferito il ruolo di skiman a quello di allenatore. Il contrario per Piller Cottrer. Comunque sia, se decidi di rimanere nell’Arma a fine carriera agonistica entrando nel quadro tecnico, ti si apre un mondo anche sul piano dirigenziale. Guarda Gabriella Paruzzi che oltre a essere responsabile del centro di Auronzo e consigliere federale è recentemente entrata nel Consiglio di Amministrazione di Milano- Cortina. Oppure Verena Stuffer, che lavora nel mio ufficio assieme ad altre due persone: ebbene è diventata responsabile degli atleti nella commissione dello sci alpino Fis. Oppure Michel Rainer, anche lui qui con me, al quale è stata affidata la direzione tecnica dello skiroll. Lo stesso Armin Zoeggeler è vice presidente della federazione internazionale dello slittino. 

Mattia Cason atleta di sede e Alessandro Pizio Squadra C

Alcuni però sono in squadra nazionale, come regoli questi flussi?
Ci si organizza per tempo perché questi accordi nascono a fine stagione, anche per consentirci di strutturare il nostro team interno che non può rimanere sotto staffato. Cadrebbe tutto quello che abbiamo raccontato finora. Dall’altra parte cerchiamo di assecondare le necessità della Fisi. È un dare-avere, ti lascio un nostro tecnico ma il ritorno è sempre la crescita di un atleta italiano.

Che rapporto riuscite a mantenere con gli atleti che “salgono” in nazionale?
Ovviamente ci si vede poco ma esiste un legame indissolubile di fiducia. Loro sanno che noi ci siamo sempre e questo è un bel sentimento. Accade proprio perché il rapporto inizia a costruirsi fin da quando sono giovani. Un percorso di crescita continuo e le situazioni, man mano che si cresce, non spariscono, sono semplicemente differenti. Soprattutto nei primi anni nei quali gli atleti entrano in squadra ci possono essere degli alti e bassi. L’ambiente della coppa a volte se li divora! E in momenti come questi i nostri allenatori, anche solo per un sostegno morale, si rivelano funzionali per riequilibrare il morale e riportare la massima concentrazione. Poi c’è anche un altro aspetto, perché con gli atleti più importanti, i Paris della situazione, nasce l’esigenza di una tutela da parte nostra.

Flavia Diletta Giordano (tesserata) e Carlotta Da Canal (Arruolata)

Ti riferisci alle richieste di loro interventi pubblici che regolarmente ricevono?
Proprio a quelli, ma sai quanti? Certo è positivo che vengano richiesti, ma non tutti gli atleti hanno manager o sanno muoversi in questi ambiti. È nostro compito fare in modo che possano esprimersi nella loro attività con la massima tranquillità. Per cui noi interveniamo in questi casi: agli atleti; la scena a noi, che agiamo da parafulmini, l’eventuale burocrazia che accompagna questi momenti extra agonistici. È per questo che ogni richiesta avanzata ai ragazzi deve passare prima da noi. Anche perché assieme agli atleti si concorda quale divisa indossare, se quella di rappresentanza, della Fisi o in borghese.

Melissa Astegiano

A proposito, chi firma le divise per la neve?
Per il fondo siamo legati da sempre a Sportful, fin dai tempi di Silvio Fauner. Siamo stati i primi, poi sono arrivati anche gli altri gruppi Sportivi. C’è proprio un ottimo rapporto con la famiglia Cremonese, con loro siamo di casa. Con un altro loro prodotto vestiamo lo sci alpinismo a marchio Karpos. Nello sci alpino ci vestiamo Extreme e anche in questo caso con Paolo Rossi abbiamo instaurato uno di quei rapporti che va oltre la semplice fornitura. Amicizia e sempre altissima professionalità. Infatti sono i loro grafici che propongono il design estetico. Ci consegnano sempre un tot di disegni, la scelta finisce sempre a estrazione! 

Giovanni Zazzaro

Inevitabile parlare di comunicazione…
Facciamo istruzione anche su questo aspetto. Una dichiarazione uscita male può creare danni di immagine a volte anche pesanti. Oggi esistono tanti strumenti per mettersi in vetrina, bisogna però sfruttarli con saggezza. Un tempo, se non vincevi la Coppa del Mondo, ti riconoscevano in pochi. Oggi anche se non hai ancora vinto niente, se ci sai fare, puoi crearti un grande seguito. Noi non entriamo nelle dinamiche di comunicazione, ma gli atleti sanno che anche sui social sono sempre Carabinieri.



Centro Sportivo Carabinieri

CASERVA VAL GARDENA
CARRARA Davide (Comandante)
Rainer Michel (Responsabile ufficio)
Runggaldier Gunther (Ufficio)
Stuffer Verena (Ufficio – Rappresentante atleti Fis)

DISTACCAMENTO AURONZO DI CADORE
PARUZZI Gabriella (Comandante)
Boccacini Corinna (Ufficio)

Allenatori Sci Alpino Karbon Martin (di sede) Schmid Hans Paul (di sede), Thaler Patrick (di sede) , Feltrin Giovanni (Fisi), Fill Peter (Fisi) Gufler Michael (Fisi), Plancker Raimund (Fisi), Prosch Alexander (Fisi), Staudacher Patrick (Fisi) Prucker Einar (Fisioterapista)
Allenatori Sci Fondo  DI CENTA Giorgio (di sede) Grandelis Tullio (di sede), Piller Cottrer Pietro (di sede), Cardini Luciano (Fisi), Cioffi Giuseppe (Fisi), Pasini Renato (Fisi)
Allenatori Biathlon: Fauner Silvio (di sede), Pallhuber Wilfried (di sede), Inderst Alexander (Fisi)
Allenatori slittino/BOB: Zoeggeler Armin (D.A. Fisi) Brugger Kurt (Fisi), Haselrieder Oswald (Fisi), Huber Wilfried (Fisi), Oberstolz Christian (Fisi)
Allenatore Ghiaccio: Rodigari Nicola (Short Track)

ATLETI SCI ALPINO
Coppa del Mondo: Borsotti Giovanni, Brignone Federica, Buzzi Emanuele, Galli Jole (Ski Cross), Mathiou Sophie, Maurberger Simon, Paris Dominik, Prast Alexander, Schieder Florian, Viviani Serena, Zingerle Hannes.
Coppa Europa: Albano Giulia, Da Canal Carlotta, Ghisalberti Ilaria, Saccardi Tommaso, Zenere Asja.
Sci Alpino Squadra C: Allegrini Riccardo, Bini Lorenzo, Piaggio Martina, Pizio Alessandro, Saracco Edoardo
Squadra osservati: Astegiano Melissa, Valleriani Giulia, Wieser Emma
Atleti di Sede: Allemand Sara, Cason Mattia, Gasslitter Verena, Paini Federico, Simoni Federico, Zazzaro Giovanni
Atleti Tesserati: Borgogno Mattia, Giordano Flavia Diletta, Maddii Andrea, Mammarella Goffredo, Platino Elisa

SCI DI FONDO
Arruolati: Bernardi Riccardo, Bertolina Mirco, Dellagiacoma Stefano, Di Centa Martina, Fanton Paolo Gardener Stefano, Maj Valentina, Mariani Ivan, Rossi Anna, Schwingshackl Benjamin

SCI DI FONDO
Tesserati: Buzzi Edoardo, De Martin Pinter Iris, Longo Fabio, Lorenzo Romano

BIATHLON
Arruolati:
Auchentaller Hannah, Braunhofer Patrick, Fauner Daniele, Fauner Eleonora, Hofer Lukas Leonesio Iacopo, Leitgeb Simon Molinari Michele, Navillod Stefan Passler Rebecca, Piller Cottrer Fabio Vittozzi Lisa
Tesserati:
Brunello Gaia, Piller Hoffer Mattia, Ratschiller Felix, Schoelzhorn Birgit

COMBINATA NORDICA
Arruolati:
Buzzi Raffaele, Gianmoena Veronica

Sci ALPINISMO
Arruolati: 
Bertolina Samantha, Canclini Nicolò, Sostizzo Matteo

SNOWBOARD
Arruolati: 
Messner Gabriel
Tesserati:
Hofer Marc, Rabanser Sophie, Santuari Mike

GHIACCIO – F.I.S.G.
Arruolati:
Confortola Yuri (short track), Giordano Marco (short track), Spechenhauser Luca (s. track), Maffei Federica (velocità)

SLITTINO
Arruolati: 
Fischnaller Dominik, Gufler Lukas, Kainzwaldner Simon, Nagler Ivan, Rastner Patrick, Rieder Emanuel, Zoeggeler Nina

SLITTINO
Tesserato:
Gufler Alex

BOB
Arruolato:
Fantazzini Erik Gruppo Sportivo Carabinieri Davide Gruppo Sportivo Carabinieri Davide Gruppo Sportivo Carabinieri Davide Gruppo Sportivo Carabinieri Davide Gruppo Sportivo Carabinieri Davide Gruppo Sportivo Carabinieri Davide Gruppo Sportivo Carabinieri Davide Gruppo Sportivo Carabinieri Davide

About the author

Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

Add Comment

Click here to post a comment