Collari d’Oro per Brignone, Moioli, Fischnaller, Tabanelli e Perathoner. Palme d’Oro a Davide Brignone e Valentino Mori: la neve italiana al centro dello sport.
Al Foro Italico la neve ha vinto ancora. Tra i marmi del CONI e le note dell’Inno di Mameli, la Casa delle Armi si è riempita di bianco, quello che profuma di fatica e libertà.
La cerimonia dei Collari d’Oro 2025 ha visto il mondo invernale italiano imporsi come protagonista assoluto: un abbraccio di discipline diverse — sci, snowboard, freestyle, sport paralimpici — unite da un’unica cultura della montagna.
Sul palco, in rappresentanza di un’intera filiera, cinque nomi che raccontano la nostra neve: Federica Brignone, Michela Moioli, Roland Fischnaller, Flora Tabanelli e Manuel Perathoner.
Accanto a loro, due allenatori che la neve la costruiscono ogni giorno, curva dopo curva, salto dopo salto: Davide Brignone e Valentino Mori, insigniti della Palma d’Oro al merito tecnico.
Federica Brignone: assente, ma presente nel simbolo
Federica non c’era, perché alle prese con il recupero fisico che non può conoscere soste, ma la sua assenza aveva il peso della leggenda. Dopo il trionfo mondiale e la Coppa del Mondo, il suo nome è ormai una metafora di eccellenza e tenacia. Il Collare d’Oro assegnato alla valdostana è il riconoscimento di una carriera che continua a ridefinire il limite, e che oggi ha anche la profondità del lavoro condiviso con il fratello Davide, premiato per aver costruito, passo dopo passo, quella misura perfetta tra emozione e metodo. Un Collare e una Palma che si guardano: due lati della stessa curva.

Michela Moioli: il sorriso del coraggio
Tra i più luminosi ritorni sul palco del Foro Italico, quello di Michela Moioli. Campionissima dello snowboard cross, Michela è l’immagine di una generazione che non ha mai perso la leggerezza, nemmeno nelle cadute più dure. Nel suo sguardo, la neve ha il colore della resilienza. Ogni vittoria, ogni ricominciare, è un messaggio per chi ama la montagna: che la forza non è solo nella potenza, ma nella grazia di rialzarsi.
Roland Fischnaller: il tempo come avversario e complice
Accanto a lei, la storia vivente dello snowboard italiano: Roland Fischnaller. A 45 anni, ancora in pedana e ancora sul podio, “Fish” è la prova che la passione non ha scadenza. Il suo Collare d’Oro è il sigillo su una carriera che ha superato stagioni, mode e generazioni. Fischnaller è rimasto sempre lo stesso: essenziale, lucido, contagioso. Un atleta che ha trasformato la longevità in valore culturale.

Flora Tabanelli e Valentino Mori: la coppia che ha cambiato il freestyle
La scena si è poi illuminata con la giovane Flora Tabanelli, campionessa del mondo di freestyle big air, e il suo allenatore Valentino Mori, premiati insieme con Collare e Palma d’Oro. Un binomio che racconta la neve più nuova, quella che parla il linguaggio dei millennial e del cielo.
Lei vola, lui la guida. Un dialogo fatto di fiducia e rischio, tecnica e visione. Mori è un allenatore che conosce la matematica del salto e la poesia della libertà; Tabanelli è la sintesi perfetta di quell’equilibrio: forza, grazia, stupore. La loro doppia onorificenza è il manifesto di uno sport che guarda avanti, dove l’audacia diventa forma d’arte.
E poi, a completare la fotografia di un’Italia senza barriere, Manuel Perathoner, atleta FISIP, campione del mondo di para snowboard.
Il suo Collare d’Oro è il segno tangibile di uno sport che non si ferma davanti al limite, ma lo trasforma in libertà.
La neve come simbolo del Paese
«Nessuno vince da solo», ha ricordato il presidente del CONI Luciano Buonfiglio, consegnando i riconoscimenti tra i ministri e le massime autorità dello sport. Parole che, in quella sala, avevano il suono della verità. Perché ogni successo — da una medaglia olimpica a un titolo mondiale — è il risultato di un sistema che funziona: allenatori, club, famiglie, federazioni, visione. E il mondo neve lo ha dimostrato ancora una volta, portando al Foro Italico non solo vittorie, ma un’idea di Italia che sa unire talento, metodo e coraggio.
Verso Milano Cortina 2026
La cerimonia dei Collari d’Oro non è stata una celebrazione, ma un preludio. Con i Giochi invernali alle porte, lo sport italiano ha ritrovato nei suoi campioni di neve il proprio respiro più autentico. Dalle curve di Brignone ai salti di Tabanelli, dalle traiettorie di Fischnaller alla determinazione di Moioli, fino alla forza di Perathoner: ogni gesto racconta una stessa montagna, vista da prospettive diverse ma con lo stesso cielo sopra. E forse, mentre gli applausi si spegnevano al Foro Italico, qualcuno ha pensato che la neve italiana non sia solo una disciplina sportiva, ma un carattere nazionale: capace di adattarsi, resistere, rinascere.
Come i suoi protagonisti.






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