Milano non ha montagne, ma ieri a Palazzo Lombardia c’era neve ovunque. Neve raccontata, immaginata, ricordata. Neve come metafora di educazione, crescita, inciampi e ripartenze. È la neve del progetto SCIvolare, che torna per la decima edizione con un’ambizione semplice e gigantesca: riportare gli studenti lombardi dentro quel gesto primordiale che è scivolare.
Un verbo che, come ha ricordato Claudia Giordani, contiene tutto: «Scivolare significa leggerezza, avanzare con nettezza… e poi c’è quel “volare”, che piace a tutti noi».
Entrare nelle scuole per rimettere in moto una generazione
SCIvolare parla a un pubblico vasto: scuole primarie, secondarie di primo grado e – in parte – del secondo grado. Una platea che ogni anno cresce.
Nella scorsa stagione il progetto ha raggiunto oltre 7.000 studenti, e per il 2025/2026 si punta a 60 istituti. Numeri che segnano una presenza capillare e costante sul territorio.
Le attività si dividono in due momenti: la lezione in classe, dove si parla di valori, tecnica, prevenzione, ambiente. E la giornata sulla neve, dove i ragazzi mettono davvero gli sci ai piedi e scoprono il senso del gesto.
Un modello educativo sostenuto dalla Regione Lombardia, come ha ricordato il Sottosegretario Federica Picchi: «Vogliamo trasmettere ai giovani la passione per lo sport e il rispetto per la montagna. SCIvolare unisce educazione, salute e crescita: è un progetto che funziona perché crea comunità».
Valori, sicurezza, inclusione: la neve che insegna
La forza del progetto sta nella sua natura educativa. Si parla di movimento come salute, di sport come strumento di crescita personale, di montagna come ambiente da conoscere e rispettare.
Giorgio Madella, uno dei responsabili del progetto, ha ricordato come la sicurezza sia diventata un tema centrale nelle lezioni: dalle regole non scritte del comportamento in montagna all’uso degli strumenti di soccorso, passando per la gestione del rischio e l’importanza dell’equipaggiamento corretto. «Siamo riusciti a portare tutte le scuole anche sul campo, non solo alla parte teorica», ha detto Giorgio.
Il progetto cresce anche nelle sue dimensioni sociali. Fulvia Filippini, Direttore Affari Istituzionali Sanofi, ha spiegato così il contributo dell’azienda:
«Il binomio sport-salute è fondamentale. Inclusione significa dire ai ragazzi con patologie croniche che lo sport è anche per loro. SCIvolare è esattamente questo: un progetto che apre spazi, non li chiude».
Un messaggio che trova forza nelle esperienze portate ogni anno nelle classi e sulle piste: la neve come luogo di dignità, non solo di divertimento.
Valori, sicurezza, inclusione: la neve che insegna
La forza del progetto sta nella sua natura educativa: valori, ambiente, rispetto delle regole, consapevolezza. E soprattutto sicurezza, tema diventato centrale.
Madella lo dice con una chiarezza che non lascia spazio a equivoci: «Sempre più incidenti nascono dall’ignoranza. Noi proviamo a spiegare ai ragazzi le regole anche non scritte, gli atteggiamenti da tenere, i rischi reali». Non si tratta solo di sci. Si tratta di imparare a muoversi nel mondo.
Sanofi, partner del progetto, porta un messaggio complementare: inclusione e salute. Come ricorda Fulvia Filippini, Direttore Affari Istituzionali: «Anche chi ha patologie croniche non è escluso dallo sport. SCIvolare è un progetto che apre spazi, non li chiude». È un tassello che altrove sarebbe un dettaglio, qui diventa un punto fermo: la neve deve essere per tutti.
La voce degli enti: alleanza, non slogan
Non è un caso che alla presentazione ci fossero Regione Lombardia, CONI, FISI, l’Ufficio Scolastico Regionale. Ogni rappresentante ha portato un pezzo del proprio mondo, ma il filo conduttore è stato evidente: fare squadra.
Lo ha ribadito Marco Riva, Presidente CONI Lombardia: «Da soli non si va da nessuna parte. Serve un gioco di squadra, proprio come nello sport».
E quando Gianfranco Zecchini, presidente FISI Alpi Centrali, ha raccontato numeri, medaglie, atleti, allenatori, ha aggiunto un dettaglio prezioso: «La più grande attenzione ce la danno spesso i docenti». Segno che la scuola ha fame di sport vero, non di slogan.
Forse è questo il punto: scivolare non è soltanto un gesto sportivo. È imparare l’equilibrio. È cadere e rialzarsi. È guardare la montagna come un’alleata, non come un ostacolo.
SCIvolare compie dieci anni e cresce ancora.
Perché la sua forza non sta nei dati – pure importanti – ma in quegli occhi che si illuminano quando un bambino infila gli scarponi e capisce che scivolare è il primo modo che abbiamo per imparare ad andare avanti.






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