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Coppa del Mondo, SuperG di Livigno per chiudere l’anno

Livigno arriva e non chiede permesso. Sabato 27 dicembre si corre il SuperG sulla Li Zeta, pista nuova di zecca, e già solo questo basterebbe. Ultima gara veloce dell’anno, tutti stanchi, tutti con la testa già mezzo girata verso Natale, e invece no: qui bisogna stare svegli.

Gli azzurri ci arrivano dopo una Val Gardena che ha fatto rumore. Tre podi in tre giorni non capitano per sbaglio. Vuol dire che la squadra c’è, che il lavoro sta in piedi, che non sono solo fiammate. Poi certo, ogni pista è una storia a sé, e Livigno non la conosce nessuno in gara. Ma allenarsi qui per anni qualcosa ti lascia addosso, anche se fai finta di niente.

Giovanni Franzoni ha parlato chiaro: podio fatto, fame rimasta. Sulla Saslong ha raccolto quello che inseguiva da tempo, adesso ha voglia di rimettere il casco e vedere cosa succede. La Li Zeta è nuova, sì, ma Livigno no. Qui ci si allena, qui si soffre, qui si impara a stare in piedi quando l’aria diventa sottile. Non è poco.

Davanti a tutti, come sempre, c’è Marco Odermatt. Lui parte favorito anche quando dice di non esserlo. Vince, perde, vince ancora. Se non altro, sai che farà una gara vera. Poi dietro, però, il gruppo italiano non si presenta più col cappello in mano. Paris, Franzoni, Schieder: nomi diversi, stili diversi, ma la stessa sensazione addosso. Quella che qualcosa può succedere.

Lorenzo Galli lo sa bene. Per lui questa non è una gara qualunque. Livignasco, pista di casa, gente che ti guarda e ti dice “allora?”. Ha parlato di prestazione di squadra, ed è giusto così. Perché oggi la velocità azzurra non vive più di un solo uomo. Vive di gruppo. E quando succede, di solito, arrivano anche i risultati.

La Li Zeta sarà una pista da capire subito. Il SuperG non aspetta. O entri nel ritmo o sei fuori dai giochi in tre porte. Ultima gara veloce del 2025, poi si gira pagina. Ma prima c’è da lasciare un segno. Anche piccolo. Anche sporco. Basta che sia vero.

Si parte sabato 27 dicembre alle 11:30. Livigno debutta. Gli azzurri ci provano. Il resto, come sempre, lo decide la pista.

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Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

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