Il gigante di Zinal non è mai una gara “normale”: ha quel modo tutto suo di cambiare volto nel giro di un’ora, di trasformare la logica del mattino in qualcosa di completamente diverso al pomeriggio. Anche oggi, come spesso accade fra queste nevi dure e luminose del Vallese, la seconda manche ha riscritto tutto: ordine, equilibri, destini. Il risultato? Eduard Hallberg davanti a tutti, Tobias Kastlunger di nuovo secondo, Sandro Zurbruegg terzo. Una classifica che non è un ribaltone, ma una fotografia nitida del livello attuale.
Hallberg sceglie un’altra traiettoria rispetto a quella della prima manche: parte dalla sua solidità, non forzando mai, ma lasciandosi spingere dalla pista nei punti dove la neve restituiva più accelerazione. Il suo 1:09.95 nella seconda metà di gara è il tempo di chi sente che oggi la porta si è aperta e non la vuole richiudere. È bastato quello – un passo avanti calibrato sulla continuità – per costruire quei 23 centesimi che, nel gigante moderno, sono un confine netto tra vincere e guardare.
Dietro c’è Tobias Kastlunger, che a Zinal continua a lasciare la sua firma. Ieri era stato secondo, oggi lo è di nuovo: non per mancanza, ma per consistenza. Il primo tempo della manche d’apertura (1:09.45) lo aveva lanciato come naturale favorito. Poi, nella seconda, quella pista che nel frattempo si era fatta più impegnativa nei bruschi cambi di fondo non gli concede la stessa scorrevolezza del mattino. Tobias resta dentro, non si disunisce mai, ma il suo +0.76 nella seconda run racconta una manche meno fluida, con qualche decimo lasciato nei tratti ciechi e negli appoggi che si svuotavano più del previsto. Eppure il risultato finale parla chiaro: un altro podio, un altro segnale, un’altra giornata che dice che Kastlunger c’è. Sempre.
Il terzo posto di Sandro Zurbruegg vale quanto una vittoria tecnica. È uno di quei podi “di schiena dritta”, costruiti su una seconda manche che recupera e incide, dove il suo -0.17 nel settore centrale pesa quanto tutte le accelerazioni che la pista ha concesso a pochi. È lo swing del suo gigante: prudente in alto, lucidissimo nel muro, pulitissimo nella parte conclusiva. Una gara, la sua, davvero completa.
Alle loro spalle c’è tanto sci da raccontare: Zwischenbrugger quarto con una continuità che si sta trasformando in abitudine; Gunleiksrud quinto, grazie a una seconda manche tra le più brillanti della giornata; Giskaas sesto con il miglior settore di tutto il lotto; Dornauer settimo; Talacci ottavo con un gigante maturo, intenso, di quelli che restano; Seppi nono, un po’ più contratto rispetto alla prima manche chiusa al terzo posto, ma sempre dentro al tempo; Bakkevig decimo, perfetto nei ritmi alti.
La pista, ancora una volta, ha fatto selezione: il primo settore chiedeva visione e centratura, il secondo pretendeva postura, tenuta e soprattutto cuore. I nomi che sono saliti davanti sono gli stessi che hanno saputo stare dentro questa doppia regola.
Zinal non sbaglia mai: chi sta bene lo conferma; chi deve crescere lo capisce subito; chi vuole entrare nella stagione dalla porta principale trova qui il metro esatto per misurarsi. E oggi, su quel metro, Eduard Hallberg ha lasciato il segno più profondo. Tobias Kastlunger ci ha messo la continuità.
Sandro Zurbruegg ci ha messo la qualità.
Il resto è il bello della Coppa Europa: feroce, apertissima, imprevedibile.






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