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Così nacque la Sfera di Cristallo

Fede Brignone è intrepida di ricevere le Coppe vinte, così ora, nell’attesa, vi spieghiamo come e dove nacque la Sfera di Cristallo.

Dal 1987 si produce presso l’azienda Joska Kristall con sede a Bodenmais, in Germania. Oggi viene prodotta in maniera leggermente diversa, rispetto a quella delle prime venti edizioni. Per dire, le prime pesavano circa 14 kg, oggi 7,5 kg.

Oggi la Sfera di Cristallo è prodotta dalla Joska Kristall di Bodenmais, in Germania

Dunque la storia della boccia non inizia lì. Bensì in Olanda. È risaputo, nei paesi bassi non ci sono montane e perciò neanche sciatori. Il punto più alto del Nederland arriva sì e no a 300 metri. È un paesino che si chiama Vals nell’estrema punta meridionale. Ogni giorno arrivano torpedoni che scaricano un’ondata di turisti venuti dal Nord per… scalare la vetta.

Comprano piccozze stelle alpine importate. Chi è abituato a vivere nel Polser sotto il livello del mare, a valsa crede di essere in cima al Cervino!

Ma anche se pochi in Olanda hanno visto i paletti di uno slalom la storia della Coppa del Mondo è nata proprio qui.

A Leerdam, un piccolo centro nei dintorni di Rotterdam, c’era una fabbrica di vetro. Tre ciminiere altissime si affacciavano sulla Linge, il fiume che attraversa Leerdam, circondate da un mucchietto di casette a due piani con i vetri opachi multicolori.

Forse una volta al posto dello stabilimento c’erano dei mulini a vento, l’emblema dell’Olanda degli zoccoli di legno che esiste solo nella fantasia dei turisti.

Nella fabbrica c’era un reparto per la lavorazione del cristallo. Un antro misterioso sembrava il laboratorio di un alchimista del 500. Era il regno di Van Linden, un famosissimo maitre-Souffleur che fin dal primo anno ha creato l’immagine del trofeo della Coppa del Mondo.

Era un rito che si ripeteva puntualmente all’inizio di ogni stagione. La scelta era caduta su questa fabbrica olandese per un motivo ben preciso. Nel reparto dove veniva prodotto il vetro su scala industriale, prendevano forma le bottiglie dell’acqua Evian. Il noto marchio di acqua francese che per tanti anni ha sponsorizzato il Circo Bianco. La lavorazione della boccia richiedeva tempo e una grande esperienza. Ci volevano 15 giorni per portare a termine la coppa.

Sull’abilità di Van Linden e della sua equipe non c’era da discutere. Tutte le cristallerie della casa reale olandese uscivano proprio dai forni incandescenti di Leerdam! Un biglietto da visita inequivocabilmente importante.

Alla lavorazione del trofeo partecipavano cinque persone. La prima fase quella di modellamento, durava due giorni. Il cristallo era composto da tre elementi base: il silicio, il potassio e il minio di piombo. Il miscuglio dei tre materiali veniva poi infornato.

La vita della Coppa del Mondo cominciava…

Prima fase, lo stampo. Dopo aver estratto il cristallo incandescente dal forno il soffiatore lo adagia nello stampo. La matrice semisferica darà alla cupola perfetta rotondità. Poi la seconda fase (a destra), il raffreddamento. Prima e dopo aver usato lo stampo si raffredda cristallo usando fondi speciali imbevuti d’acqua

La temperatura all’interno della camera di fusione superava abbondantemente i 1000°. Van linden estraeva la massa incandescente dal forno con una lunghissima asta, con l’abilità da pizzaiolo napoletano.

La palla di fuoco veniva posta sul banco di lavoro. Il cristallo si raffreddava molto rapidamente. E per modellarlo non si poteva perdere nemmeno un istante.

La materia informe veniva adagiata in uno stampo semisferico di legno che avrebbe dato la perfetta rotondità alla coppa.

È in questo momento che il cristallo comincia a prendere consistenza mentre gira rapidamente nello stampo. Il colore cambia gradatamente, dal rosso incandescente passa all’arancione e poi al giallo scuro. Le abili mani del soffiatore facevano ruotare a velocità incredibile l’asta per evitare pieghe e bolle nel cristallo.

Poi, quando la sfera era pronta, veniva tolta dalla matrice di legno. Era arrivato il momento più importante. Van Linden avvicinava allora, il lungo cannello alla bocca e incominciava a soffiare.

Mani magiche: l’operazione più importante è spettacolare. Van Linden fa girare la boccia per evitare che si formino bolle nel cristallo. A destra la fase del finissaggio: la boccia è quasi terminata. Il soffiatore dà gli ultimi ritocchi al piedistallo, estratto dalla stessa massa di cristallo della sfera

Il cristallo lentamente iniziava ad espandersi e a diventare trasparente.

Il maitre Souffleur  ogni tanto smetteva di suonare la sua cornamusa e riprendeva a ruotare vorticosamente l’asta. La luce iniziava a riflettersi e a scindersi in mille arcobaleni sulla superficie levigata della boccia.

Uno spettacolo affascinante. Come per magia la palla di fuoco si trasformava nella coppa. Nasceva anche il piedistallo, lavorato e tirato con una strana specie di pinze, dalla stessa massa della boccia.

Attraverso altri laboriosi e delicati passaggi la coppa raggiungeva le dimensioni e la forma esatta. La lavorazione vera e propria durava circa cinque ore, ma con le varie fasi di preparazione si arrivava complessivamente a due giorni. Altre 24 ore di forno per purificare il cristallo e si passava all’incisione delle scritte e dei disegni.

L’incisione: dopo 24 ore di forno per purificare il cristallo, la coppa passa alla molatura e quindi all’incisione dei fregi e dei disegni. La Coppa del Mondo è terminata. Van Linden e uno dei suoi collaboratori osservano soddisfatti del risultato del proprio lavoro

Questa era la frase più lunga e meno appariscente di tutto il lavoro e durava più di 10 giorni.

Finalmente la coppa era finita! Una vera opera d’arte, unica e irripetibile. Solo uno esperto poteva scoprire le minime differenze che rendevano diversa l’ultima nata da quella che l’avevano preceduta.

Il costo di ogni coppa, era di circa 2 milioni di lire nel 1975, anche se non esisteva, come oggi, un valore commerciale.

Al termine di ogni coppa Van Linden e suoi tiravano fuori da un frigorifero una bottiglia di terracotta. Era Jenever, Il liquore nazionale olandese, perfetto per il brindisi di addio. La coppa aspettava solo il nuovo Re!

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Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).