Con le ultime disposizioni della FISI, anche gli atleti Master dovranno indossare in gara un capo intimo resistente al taglio, come già previsto per tutte le altre categorie agonistiche, dai Baby agli Elite. Una novità che ha generato un acceso dibattito all’interno delle chat e dei gruppi social dedicati a questa categoria di appassionati over 30, da sempre molto attiva e attenta alle dinamiche federali.
Tra i tanti consensi, non mancano però perplessità e critiche, legate soprattutto ai costi e all’effettiva utilità del dispositivo. Alcuni Master ritengono infatti raro, se non improbabile, il rischio di tagli in gara tali da giustificare l’obbligatorietà di un nuovo capo tecnico. In alcune conversazioni si fa riferimento a una tipologia di infortunio che, secondo alcuni, si sarebbe verificata solo in pochissimi casi negli ultimi anni.
Ma è davvero così? Abbiamo raccolto i pareri di alcune figure chiave: Francesco Bettoni, Presidente della Commissione Master FISI e vicepresidente federale; Rolando Galli, membro della Commissione Master FIS; Paolo Lorati, referente federale FISI per i Master; e il dott. Alessandro Corsini, medico sportivo, ex atleta e per anni nella Commissione Medica federale.
Bettoni: “La sicurezza prima di tutto, come con il casco”
“Per la Federazione la sicurezza è sempre stata una priorità, ma lo è diventata ancora di più dopo la tragedia di Matilde Lorenzi”, spiega Francesco Bettoni. “I capi resistenti al taglio sono presenti sul mercato già da alcune stagioni. La FIS, dopo accurati studi e test, li ha resi obbligatori. La FISI ha scelto di estendere questa norma a tutte le categorie, lasciando una stagione di transizione in cui sarà possibile utilizzare capi certificati da 1 a 3 stelle. Dalla stagione 2026/27, invece, sarà obbligatorio l’uso di capi almeno a 3 stelle.”
Non sono previste sanzioni specifiche, né controlli in partenza, ma si applicherà il principio del codice civile: “Se un atleta si ferisce e non indossa la protezione richiesta, non avrà diritto ad alcun risarcimento assicurativo. È come per il casco FIS: nessuno controlla al cancelletto, ma se ti presenti con una cuffia di cuoio vieni fermato subito.”
Quanto ai costi, Bettoni minimizza: “Rispetto a un intimo tecnico normale, la differenza è di circa 100 euro. Una spesa contenuta, visto che il capo ha lunga durata e non va cambiato ogni anno. A mio avviso, la sicurezza non ha prezzo. Dubito che un Master abbia difficoltà a permetterselo.”
Galli: “In FIS l’obbligo ancora non c’è, ma ci batteremo perché venga introdotto”
C’è però un nodo aperto: la norma non è (ancora) in vigore nelle gare FIS Master. A fare chiarezza è Rolando Galli: “Al congresso FIS in Portogallo, il presidente della nostra Commissione Master, Stefano Arnhold, ha deciso di non rendere obbligatorio il cut resistant nelle gare Master. Una scelta, a mio avviso, superficiale.”
In Sud America il problema non si pone, dato che le gare sono state cancellate. In Australia e Nuova Zelanda non è previsto l’obbligo. Ma in Europa, dice Galli, la questione verrà riaperta: “A settembre ci batteremo perché Arnhold riveda la sua posizione. Già cinque anni fa ottenemmo che venissero resi obbligatori i caschi omologati. Faremo lo stesso con questi dispositivi: qui non si parla di vantaggio tecnico, ma di protezione. Le lamine oggi sono affilate come coltelli, grazie anche alle “macchinette” per la preparazione: un taglio può essere grave.”
Il Presidente della Commissione Master Fis Stefano Arnhold (Bra)
“È chiaro che questa norma ha creato non pochi dubbi nella categoria: se questi sistemi di protezione non sono obbligatori per la FIS, per quale motivo devono esserlo in ambito nazionale? Per me Arnhold ha sbagliato e conto di fargli cambiare idea.”
Corsini: “Dal punto di vista medico, è una misura logica e doverosa”
Il Dott. Alessandro Corsini intervenuto lo scorso anno al congresso sui traumi dello sci organizzato il 12 ottobre scorso all’Allianz Stadium di Torino da J|Medical.
Chi parla con competenza sanitaria è il dott. Alessandro Corsini, ex atleta FISI e medico sportivo: “Ritengo che i Master dovrebbero essere la categoria maggiormente soddisfatta da questo nuovo regolamento. Parliamo di atleti infatti che, per età, possono avere comorbidità o assumere farmaci come ad esempio gli antiaggreganti che aumentano il tempo di sanguinamento. Un taglio, in questi casi, può comportare un rischio decisamente maggiore. In caso di emorragia, il tempo di intervento è infatti cruciale.”
Corsini ricorda che il trauma da taglio è più insidioso di altri: “In una frattura si può attendere l’arrivo dei soccorsi. In caso di emorragia serve un laccio emostatico immediato. E non dimentichiamo che le piste non sono a due passi dagli ospedali.”
Anche se è responsabile dell’Area Medica del Genoa, Corsini ha mantenuto intatta la sua passione per lo sci: qui con la family
Corsini apre poi ad una riflessione più ampia: “Nel nostro sport manca un tassello fondamentale: la raccolta dati. Non abbiamo statistiche specifiche sugli infortuni nella categoria Master, quali ad esempio le distorsioni, le fratture o i traumi cranici. Abbiamo invece a disposizione statistiche rilevate dalle forze di polizia e dalle organizzazioni dai centri di primo soccorso, tuttavia a livello turistico. In ambito agonistico le statistiche riguardano la Coppa del Mondo e parzialmente la Coppa Europa. Manca invece una raccolta dal basso.
I dati relativi alle ultime 5 edizioni dei Olimpici Invernali ci dimostrano come le lesioni della cute (abrasioni, lacerazioni e tagli) rappresentino comunque il 10% degli infortuni totali. Se potessimo dimostrare con dati oggettivi l’utilità dell’intimo resistente al taglio nella popolazione master questo articolo probabilmente non sarebbe mai stato necessario. Perché i dati epidemiologici sono il punto di partenza per l’attuazione dei piani preventivi, come avviene ad esempio nel calcio. Dico questo come stimolo per il futuro del sistema.”
E aggiunge: “Perfetto inserire il Cut resistant ma poniamoci anche il dubbio che forse bisogna lavorare su tanti altri aspetti, come le tracciature che impegnano gli atleti a velocità e forze in gioco sempre più elevate o la scelta delle piste più adeguate alle categorie. La sicurezza deve essere un tema centrale nello sport, coinvolgendo non solo le Federazioni e le aziende produttrici come è accaduto in questo caso, ma anche gli stessi resort.
Alessandro Corsini ha fatto parte della commissione Medica Fisi: eccolo assieme alle Fanchini sisters e Dada Merighetti
In ogni sport la prevenzione degli infortuni si costruisce su tre livelli fondamentali:
- I materiali: dalla scelta degli sci (sciancratura e lunghezza) ai dispositivi di protezione come casco, paraschiena, parastinchi, parabraccia e airbag.
- L’esercizio fisico: la preparazione atletica mirata è essenziale per prevenire infortuni. Lavorare, ad esempio, sul rafforzamento dei quadricipiti aiuta a ridurre il rischio di distorsioni.
- I regolamenti: spesso sottovalutati, sono in realtà lo strumento più efficace per ridurre gli incidenti. Eppure, troppo spesso, preferiamo ignorarli finché non accade qualcosa di grave.
Lorati: “Non è un vezzo, ma una scelta di buon senso”
Chiude il cerchio Paolo Lorati, referente Master in ambito federale: “Chi mi conosce sa che non amo girare troppo attorno alle questioni: trovo queste polemiche decisamente fuori luogo. Il cut resistant non è un vezzo, ma una misura concreta per preservare la salute degli atleti. E parliamo di una categoria che può contare su una carriera sportiva molto lunga.”
Anche la questione economica viene ridimensionata: “L’incidenza sul bilancio di una stagione è minima. Parliamo di uno “zero virgola”. Certo, la mancata obbligatorietà FIS ha dato fiato ai contestatori, ma sono fiducioso che a settembre la linea verrà uniformata a livello internazionale. Non essendoci controlli penso che qualcuno non la utilizzerà, assumendosi la piena responsabilità“.
In conclusione
Il nuovo obbligo non è una moda, ma il frutto di una visione che mette al primo posto l’incolumità degli atleti. Serve consapevolezza, responsabilità e, forse, un po’ meno nostalgia per i tempi in cui bastava una tuta e un casco leggero per sentirsi al sicuro. Lo sci di oggi richiede un approccio più scientifico e più maturo. Anche per i Master.
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