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Dott. Andrea Panzeri (Gruppo San Donato): infortuni, recuperi e strutture

56 strutture ospedaliere, oltre 7,700 medici, 4,7 milioni di pazienti ogni anno. Sono i numeri del Gruppo San Donato, entrato a far parte dei partner della Fisi per i prossimi 5 anni. Per la precisione, il ruolo è di Technical & Scientific Partner.

Grazie alla partnership, gli atleti FISI impegnati nelle gare delle 15 discipline degli sport invernali, di cui 11 olimpiche, possono richiedere prestazioni ad alcune strutture di GSD, con l’obiettivo di tutelarne il benessere e la sicurezza. In particolare, sono 3 le strutture a cui potranno rivolgersi: l’IRCCS Ospedale Galeazzi-Sant’Ambrogio, la Casa di Cura La Madonnina e l’Istituto Clinico San Siro a Milano. Proprio l’Istituto Clinico San Siro ha inaugurato l’unità operativa dedicata agli sportivi, «Sport Trauma & Research Center», guidata dal dottor Andrea Panzeri, che riveste anche la carica di presidente della Commissione Medica della FISI.

L’IRCCS Ospedale Galeazzi – Sant’Ambrogio di Milano, una delle strutture del Gruppo San Donato

Da sempre gli specialisti di GSD si prendono cura degli atleti, promuovendo l’importanza di uno stile di vita sano e di una corretta attività fisica, aspetti importanti per il Gruppo, protagonista anche nella Medicina dello Sport. Con l’estendersi della pratica sportiva a strati più vasti della popolazione, Gruppo San Donato punta sull’aspetto medico-preventivo per tutelare la salute non soltanto dei professionisti, ma anche di tutti coloro che praticano sport a livello amatoriale.

Il Dott. Panzeri assieme a Roda al parterre della Roc de Fer, sede delle gare femminili ai recenti Mondiali di Courchevel/Meribel

L’impegno congiunto di FISI e Gruppo San Donato fa leva proprio sull’aspetto della prevenzione e della diffusione delle corrette informazioni per la tutela della salute e della sicurezza degli sportivi, mediante la partecipazione a manifestazioni sportive, la distribuzione di materiale informativo e la presenza degli specialisti di GSD.

Il Dottor Andrea Panzeri, (chirurgo) presidente della Commissione medica della Fisi è anche  responsabile dell’Unità operativa di Sport Trauma e Research Center dell’Istituto Clinico San Siro, una delle strutture del Gruppo San Donato

Per i tesserati Fisi i vantaggi sono molteplici: tariffe agevolate per tutte le prestazioni sanitarie offerte presso le strutture GSD. Basta registrarsi sul sito grupposandonato.it (Area servizi online) per ottenere il «codice Salute Fisi» da apporre poi all’atto della prenotazione online. Oppure basta presentare in accettazione la tessera Fisi per usufruire dei vantaggi previsti dalla convenzione.

Per far luce su tutto questo abbiamo sottratto agli atleti per qualche minuto proprio il dottor Andrea Panzeri che ormai tanti appassionati hanno avuto modo di vedere e conoscere. Bisogna dire, purtroppo, perché quando compare lui significa che un Azzurro si è fatto male. Tra questi sicuramente Sofia Goggia.

L’Ospedale San Raffaele di via Olgettina a Milano sempre del Gruppo San Donato. È un Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico e un policlinico universitario di rilievo internazionale e di alta specializzazione. Fondato nel 1971 fornisce cure specializzate e contribuisce allo sviluppo di nuove terapie per molte patologie

Innanzitutto, perché il dottor Panzeri è il Presidente della Commissione medica della federazione?
Perché, come dico spesso, nella vita ci vuole sempre un po’ di… fortuna! Vengo da questo mondo, ho sempre sciato e anche io mi sono fatto il ginocchio! Il caso ha voluto che nel 1994 quando dovevo dare l’esame di ortopedia al Gaetano Pini di Milano, mi trovassi davanti a due tra i più noti ortopedici dello sport d’Italia: Piero Volpi, medico dell’Inter e Herbert Schoenhuber, responsabile della Fisi. La lettera “P” era capitata proprio sotto a quest’ultimo. Nacque subito una sintonia e da lì… nel ‘98 mi laureo, nel ’99 la mia prima trasferta a Cervinia con le donne, poi tanta gavetta in Coppa Europa, il mio primo Mondiale a St Anton nel 2001 e da allora non ne ho perso uno come responsabile medico, così come tutte le Olimpiadi da Torino 2006 in poi. Mi è stata affidata la presidenza della Commissione Medica Fisi quando ho preso la specializzazione in medicina dello sport, dopo 20 anni di affiancamento a Herbert. 

La Casa di Cura La Madonnina di Milano, struttura del Gruppo San Donato

Azzurri a parte, qual’è la domanda che più spesso ti rivolgono gli appassionati?
È a dir poco sorprendente. “Con un movimento così stupido, quasi da fermo, come ho fatto a farmi così male”? Questo capita, specialmente al ginocchio. Ci sono situazioni in effetti difficili da spiegare. Vedi un volo pazzesco di Hermann Mayer a Nagano e dopo due giorni ti vince l’oro, o la francese Marion Rolland che esce dal cancelletto e con la sola spinta si rompe il crociato.

Questo capita quando il ginocchio, con il “blocco” sci-scarpone-attacco fa la cosiddetta manovra killer che non lascia scampo. Non conta la violenza dell’impatto ma il movimento innaturale che provoca una ipertensione del ginocchio che fa un movimento di valgo rotazione interna o esterna.

Il Dottor Andrea Panzeri a colloquio col Presidente della Fisi Flavio Roda

È questo l’infortunio più diffuso?
Negli agonisti è proprio il trauma distorsivo del ginocchio con la rottura del crociato anteriore o ancora più complessa con menisco collaterale. A seguire la frattura di tibia e perone. Negli sciatori amatoriali vediamo poi, sempre più spesso, traumi da scontro diretto tra sciatori. In questi casi, l’infortunio più grave è la frattura del femore o del bacino o traumi cranici e alla colonna. Poi esistono patologie da sovraccarico, specie negli agonisti che sono legate al volume di sollecitazioni e alle forze in gioco, come le lombalgie. Per ottenere il massimo della performance è richiesta un’adeguata deformazione dello sci e perché ciò accada occorre metterci più forza possibile: la conseguenza è un aumento delle sollecitazioni alla schiena.

Si nasce con ginocchia più deboli?
Ci sono soggetti che nascono con una lassità congenita, articolazioni con un range di movimento più ampio e legamenti che tengono meno. Può sembrare strano ma questo può rivelarsi un vantaggio in alcuni sport. Ad esempio, nella ginnastica artistica, più lasso sei più hai vantaggi in alcuni esercizi.

I tempi di recupero di vari infortuni si sono accorciati nel corso degli anni?
Esistono tempi di recupero che non cambieranno mai. Nelle fratture abbiamo mezzi di sintesi più innovativi e performanti che ci permettono di andare a caricare prima e di guarire più velocemente. Una volta per una frattura di femore ci volevano 90 giorni di gesso. Oggi ti mettono un chiodo, il giorno dopo ricominci a camminare ma alla fine per tre-sei mesi sugli sci non ci ritorni. La grande differenza rispetto al passato però è un’altra: la qualità della guarigione che è l’aspetto più importante.

Sono migliorati i tempi per il crociato grazie a tecniche di intervento decisamente più moderne. I mesi di guarigione biologica bene o male sono uguali per tutti, cambia invece il tempo di riatletizzazione specifica per lo sci. Un atleta professionista inizia a lavorare immediatamente dopo l’intervento, ma il turista logicamente non ha lo sport come priorità, quindi è probabile che abbia bisogno di più tempo. Ad ogni modo per avere il via libera per un ritorno all’attività sportiva si passa dai test Ready to Play. Qui si apre un’altra finestra: non tutti gli atleti ritornano sulla neve allo stesso modo. A parità di guarigione subentra una componente psicologica che non sempre è uguale per tutti. 

La tecnologia in questo campo è determinante?
In campo medico come in ogni settore, si migliora sempre sotto questo punto di vista, certo è che l’attrezzo più importante, alla fine sono sempre le mani! Poi, ci si specializza sempre di più sui mezzi di sintesi, ovvero su tutto ciò che ci permette di “sintetizzare” meglio le fratture (viti con maggior tenuta) e di usare tecniche sempre meno invasive. Poi la parte hardware, telecamere, ottiche che ci consentono di vedere sempre meglio all’interno del ginocchio. Poi la parte diagnostica con risonanze sempre più approfondite, tac con maggiore potenza. Non in tutti gli ospedali hai certi macchinari… 

L’operazione è sempre necessaria?
Dipende dal tipo di instabilità che il paziente sviluppa e dalle caratteristiche dello sport di riferimento. Il francese Pierre Vaultier subì un violento strappo al legamento crociato anteriore in Coppa del Mondo di snowboard cross nel dicembre del 2013. Decise di non operarsi, si presentò alle Olimpiadi di Sochi e vinse l’oro! Tre anni più tardi si è laureò campione del mondo! Quindi non è detto, anche se statisticamente sono di più i pazienti che hanno bisogno della ricostruzione del crociato per ridare stabilità al ginocchio. Se l’infortunio riguarda uno sciatore un po’ in là con gli anni che va a sciare tre giorni all’anno a volte faccio più fatica a convincerlo che non è il caso di finire sotto i ferri. Si inizia con un programma conservativo se poi il risultato non dà i risultati sperati per finire in sala operatoria c’è sempre tempo. 

Adulti o bambini: cambia qualcosa?
I più giovani sviluppano una propriocettività per cui, a meno che la lesione sia particolarmente grave e l’attività non così intensa, si tende a evitare l’operazione. Bisogna comunque valutare caso per caso. Il rischio è di provocare lesioni meniscali che nei bambini sono quasi più importanti del crociato. Per cui è necessario seguire un monitoraggio costante.

Il crociato rotto si sostituisce o si “riattacca”?
In alcuni casi, negli under 14 si tenta di ricucire lo strappo se ci sono le condizioni di operare in tempi brevi impiegando una tecnica particolare. Negli «over» si procede con la ricostruzione prelevando tendini.

Torniamo nel mondo dei turisti: cosa fare in caso di incidente in pista?
Prima cosa cercare di capire qual è l’entità del danno. Molti mi chiamano raccontando di aver sentito un tac alla gamba ma di aver proseguito a sciare per poi avere un ginocchio gonfio come un pallone alla sera. Quando si capisce che qualcosa nelle articolazioni non quadra, è sempre meglio fermarsi e prendere quanto prima contatti con un centro ortopedico o lo specialista di fiducia. La cosa più importante è recarsi presso strutture di qualità per gli accertamenti clinici e la diagnosi relativa. In alcuni casi si può procedere con l’operazione immediata, in altri è conveniente attendere anche un paio di mesi affinché il ginocchio sia messo meglio possibile per affrontare l’intervento.

In quale struttura del Gruppo San Donato lavori?
Nell’Istituto Clinico San Siro con una équipe cui fanno parte Gabriele Thièbat medico responsabile dello snowboard e freestyle Fisi, più altri ortopedici e specializzandi. Ma la grande opportunità che si ha appartenendo a un gruppo così importante è la possibilità di confrontarsi con un discreto numero di consulenti tra i più qualificati di ogni singolo settore. In presenza di una rottura di femore, ad esempio, non mi metto io a operare lo sciatore se so che nel gruppo c’è uno specialista di questa patologia. Quindi la Fisi ha la garanzia di poter offrire sempre il meglio per risolvere qualsiasi patologia. E non mi riferisco solo a traumi ma anche a problemi di medicina generale, una appendicite o problemi cardiaci o anche più seri. Diciamo che tra Galeazzi-Sant’Ambrogio, Madonnina, San Raffaele e San Siro o altre strutture all’occorrenza specifica, gli Azzurri sono sicuramente in ottime mani!

La Commissione medica della Fisi si confronta anche con la Fis?
Altroché, io sono anche il referente italiano per la commissione della federazione internazionale e ci incontriamo regolarmente per confrontarci ma anche per collaborazioni quotidiane. È recente il caso in cui Giovanni Franzoni è andato a operarsi da uno specialista in Finlandia perché sui tendini della coscia è il migliore in assoluto. Al centro di tutto c’è sempre il benessere dell’atleta. Allo stesso modo ci sono atleti di altri paesi, soprattutto di piccole nazioni abituali frequentatori delle nostre piste, che si affidano a noi e alle strutture del Gruppo San Donato.

Da sinistra Roberto Manzoni, Gabriele Thiebat, Anfrea Panzeri e due membri del centro Mapei

Cosa significa essere presidente della Commissione medica Fisi?
Significa coordinare i medici di riferimento di ogni disciplina sportiva. In questa ottica avere una struttura come il Gruppo San Donato alle spalle è un grande vantaggio. All’occorrenza posso pescare in un bacino di consulenti di grandissima qualità. Le esigenze mediche nutrizionistiche di un fondista sono completamente diverse di quelle di un discesista. È evidente che un crociato rotto quello è, che sia di un fondista o di un bobbista, la chirurgia di per sé non cambia. Però posso decidere se usare il tendine rotuleo, un tendine gracile o di un donatore in base a determinati fattori. Cambia quindi la tecnica chirurgica della ricostruzione, così come è differente la fase riabilitativa.

Non posso evitare di chiederti di Sofia…

Sofia è una grande atleta anche quando si trova nei guai! Alla fine, è una questione di fiducia, ma non tutti i pazienti sanno ascoltarti come lei. E allo stesso modo è abilissima a trasmetterci con grande precisione ogni dettaglio di ciò che “sente”. Poi, chiaro, conoscendola da tanti anni si è instaurato un certo feeling. Dopo un bel numero di infortuni è normale che si instauri anche un supporto morale importante, che ho ereditato da Schoenhuber. L’aspetto negativo è che se esiste un rapporto di un certo tipo con un atleta è perché hai passato tanto tempo con lui, quello positivo è che questi rapporti non muoiono mai, vedi Giorgio Rocca, Kristian Ghedina, Max Blardone, Peter Fill…

Sofia Goggia, Andrea Panzeri e la medaglia d’oro di Pyeongchang

Se Schoenhuber è il tuo guru, di chi è guru Panzeri?
Direi di Gabriele Thiebat anche se tra noi non ci sono 20 anni ma solo 10. Però è decisamente il mio braccio destro. E anche un po’ il sinistro! 

il Dott. Gabriele Thiebat, medico delle squadre di Snowboard e Freestyle

 

About the author

Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

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