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Elezioni Fisi: Roberta Rodeghiero, la Signora delle scioline per una Federazione… più veloce!

Elezioni Fisi: Roberta Rodeghiero, la Signora delle scioline per una Federazione… più veloce!
Roberta Rodeghiero è la Signora delle scioline. La ditta è ben nota, la Rode di Asiago, invenzione di papà Rizzieri, noto fondista e atleta di combinata nordica, olimpionico (St. Moritz) e plurivincitore di campionati italiani. Dal papà Roberta ha preso tutto. Quasi tutto, perché nonostante nella piana di Asiago si utilizzino gli sci stretti anche per andare a fare la spesa, o al limite i pattini da ghiaccio, lei ha preferito il vento in faccia dello sci da discesa. “Il fondo o ce l’hai nelle gambe come nella testa o meglio lasciar perdere”. Tuttavia, con l’alpino ci ha dato dentro fino a conquistare lo scudetto da maestra di sci. Lo tiene sempre a portata di mano quando entra nella sede dello Sci Club Unione Sportiva Asiago che ha l’onore di presiedere dal 2016: “Abbiamo appena festeggiato il centenario, ma è meglio mi fermi qui se no inizio a recitare il libro che Luigi Borgo (presidente Collegio Maestri Veneto) ha scritto in maniera sublime, e finiamo domattina”.

Perché la Signora delle scioline si è candidata come consigliere laico alla Fisi?
Perché in famiglia non si parla d’altro che di questo mondo da quando sono nata. La Rode, d’accordo, è l’aspetto professionale della mia vita, ma poi c’è lo sci club, l’impegno per diversi anni nel Comitato veneto, i due figli, prima atleti oggi allenatori. Capirai che…

… Che ti hanno chiesto, ma perché non ti presenti anche tu?
Più o meno è andata così. Da una parte sarebbe un proseguimento di questa spontanea carriera di politica sportiva che ho assunto senza quasi accorgermi, diciamo travolta dagli eventi. Poi però c’è anche una folta schiera di addetti ai lavori con i quali discuto quotidianamente sulle tematiche principali della neve, che mi vedrebbero lì, attorno a quel tavolo. Devo però ammettere che la candidatura l’ho inviata ovviamente, nei tempi previsti a inizio settembre, ma la decisione definitiva l’ho presa soltanto ieri.

Hai avuto ripensamenti?
In Veneto c’è stato un bel trambusto a livello regionale per cui ho preferito lasciare che la situazione si consolidasse per la strada che ha preso. Se mi fossi mossa sbandierando la mia candidatura nelle settimane scorse, avrei probabilmente portato distrazione, senza peraltro riuscire a catalizzare l’attenzione sui miei propositi.

Quali sarebbero?
Credo che un consigliere non debba elaborare chissà quali progetti, ma semplicemente mettere a disposizione della squadra tutto quello che ha imparato finora e vissuto sulla propria pelle. Dunque, sono piuttosto trasversale tra sci alpino e sci di fondo, con una certa conoscenza del mondo giovanile che poi è anche l’argomento principe dell’Unione Sportiva Asiago.

Avete tanti bambini?
Una quarantina tra baby e cuccioli, ma questo segmento non crea particolari problematiche perché l’attività è facilmente gestibile dalle famiglie. Le prime magagne iniziano a presentarsi con la categoria children: costi e scuola. Ne abbiamo circa trenta. L’Asiago sta per formare anche la categoria Giovani che è quella più impegnativa da portare avanti sotto tutti i punti di vista, forse riusciamo a partire l’anno prossimo.

Sono troppo pochi?
Il problema è proprio questo, sono pochi e nemmeno delle nostre montagne. Ormai è un po’ così ovunque, la maggior parte proviene dalle città di pianura ed è per questo che la situazione si complica. Poi noi qui dobbiamo anche rivaleggiare con la tradizione dell’Hockey.

Spostamenti, costi, la scuola…
Quando si dice che la Fisi dovrebbe essere più vicina alla base, queste sono le tematiche da affrontare. Credo che la federazione abbia due macro aree di interesse principale: portare a casa le medaglie e allargare sempre di più la base. A me appassiona la seconda. I presupposti per attuare un buon lavoro ci sono perché dal lato economico la Fisi è più che solida. A livello strategico è invece sempre più impegnativo trovare le soluzioni giuste poiché ogni giorno accendi la tv e scopri che il mondo invece di pensare al proprio benessere si autodistrugge. Pandemie, guerre, speculazioni…  magari hai scritto un progetto sulla carta bellissimo, ma poi devi buttarlo via perché le cose sono cambiate nel giro di 24 ore. È necessario avere la capacità di adattarsi rapidamente e scovare i sistemi attuabili e adattabili a questo continuo mutare della società.

Il problema scuola-sport però è lo stesso dall’inizio dei secoli…
Dei secoli direi di no, un tempo, anni 70-80 forse era un po’ meno problematico fare agonismo. Oggi, per come è strutturata la scuola, bisogna impegnarsi in una corsa ad ostacoli. Certo, una federazione sportiva non può pensare di andare al Miur e dettare le proprie regole, ma è necessario travestirsi da arieti e creare un rapporto più diretto con le istituzioni. Bisogna anche sapere cosa è possibile chiedere e ottenere, perché se sbagli lì, le richieste rimangono chiuse dentro un cassetto col titolo “inapplicabile!”. Abbiamo gli esempi degli Ski College e da lì bisogna partire. Poi siamo d’accordo tutti, non è certo facile trovare la soluzione, però credo si possa fare molto di più di quanto profuso fino a ora.

E tu sei un’esperta di questo settore?
Una laurea specifica per poter parlare con cognizione di causa non esiste.  Io ho studiato pestando la neve tutti i giorni. Non voglio nemmeno dire che se entro in Consiglio io l’indomani il problema si risolve. Ricordiamoci che in Italia lo sport è visto come un accessorio, non è come negli Stati uniti, per fare un esempio, dove sport e studio sono complementari. Se però attorno al tavolo federale non c’è una figura che si porta dietro un’esperienza di questo tipo, l’argomento finisce per essere non dico evitato, ma trascurato. Qui da noi, c’è l’istituto Farina che mette a disposizione un convitto per chi viene da fuori offrendo alcune agevolazioni. Una situazione del genere, probabilmente presente anche in altre località, andrebbe aiutata da parte della federazione per creare, qui come altrove, piccoli ma importanti serbatoi per le squadre di domani.

Servirebbero soprattutto per il fondo…
Ho letto quello che ti ha raccontato Carlo Dal Pozzo e sono d’accordo. Il fondo prevede fatica e oggi i ragazzi tendenzialmente cercano di divertirsi sprecandone meno possibile. Non è una tendenza italiana, ma globale. C’è anche un discorso di preparazione fisica. Vedi in pista atleti dotati di un’ottima tecnica, ragazzoni dal fisico scolpito, poi gli chiedi di fare una capriola e si ribaltano. Non voglio fare quella che dice “Ai mei tempi…”, però è indubbio che anni fa i ragazzi tornavano a casa con le ginocchia sbucciate e non lo dicevano nemmeno, oggi se capita viene fuori un putiferio tanto sono diventati protettivi i genitori. Ricorderai lo slalomista Fabrizio Tescari, bene, lo vedevo correre in mezzo ai boschi tra sassi e radici alle prime ore del mattino. Prova a dare un’occhiata oggi se vedi qualcuno… Anche questi fattori incidono nell’allontanamento da sport di questo tipo.

Pensi di farcela?
Non è facile perché siamo in tanti tra i consiglieri laici. Mio papà ne sarebbe orgoglioso come lo è stato quando mi ha visto entrare in azienda. Sono certa che mi darebbe un calcio nel sedere dicendomi: “Cosa fai ancora qui, vai e porta a casa il risultato”. Elezioni Fisi: Roberta Rodeghiero Elezioni Fisi: Roberta Rodeghiero Elezioni Fisi: Roberta Rodeghiero

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Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

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