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Errori Innocui

C’è molta gente che a distanza di un mese dalla tragica notizia dell’aumento di ben 8 euro della tessera Fisi passa i 5 minuti mattutini riservati al caffè a parlare di questo. Capita nei bar e davanti ai distributori automatici degli uffici con eguale intensità. Il mondo del calcio, la classe politica e i dirigenti della Sisal sono preoccupati. Quel tempo è loro, che c’entra la tessera Fisi? In alcuni ambienti la discussione dilaga anche durante gli orari di lavoro, sui social network, nelle chat e nell’interattività degli smartphone. Già compaiono alcune scritte nei bagni dell’Autogrill. Altri segnali preoccupanti: volantini infilati nella buca delle lettere, assieme alle offerte dell’Esselunga, chiamano alla lotta. Li troviamo anche sotto il tergicristallo dell’auto al posto della multa e dell’indirizzo degli sgombra cantine. C’è chi vorrebbe affrontare l’argomento a Roma facendo slittare la discussione sul Lodo Alfano; altri pensano alla Corte Europea e non è detto che la questione possa entrare anche in Vaticano. A noi tutto il trantran causato da questa nefanda decisione sembra un tantino esagerato. Gli errori commessi sono tanti ma forse innocui. È vero, l’aumento è stato deciso dopo che i moduli di riaffiliazione già si trovavano nelle segreterie degli Sci Club. È vero, molte società avevano già provveduto a versare in Fisi la quota dei loro affiliati. È vero, a un aumento di 8 euro corrispondono condizioni di copertura assicurativa da smorfia ironica. Il problema è proprio questo. Lo scorso anno la Compagnia ha incassato un premio di 1,8 milioni di euro ma ne ha sborsati più di 3. Se n’è scappata a gambe levate. Il primo bando è andato deserto e oggi la AlleanzaToro ha accettato grazie a una trattativa privata estenuante, ponendo condizioni infelici. Diciamo che uno sci club o lo sciatore individuale riesce a strappare qualcosa di meglio da qualsiasi compagnia. Bene, oggi la tessera federale costa 35 euro contro i 27 dello scorso anno. Chiamatelo furto, definitela un’offesa o più semplicemente mandate l’intera via Piranesi alla malora, ma l’inevitabile non è mai evitabile. Una cacofonia disgustosa che ha lo stesso sapore dell’aumento. Eppure noi abbiamo una soluzione. Una sorta di piano di rientro per  colmare quel maledetto disavanzo di 8 euro che tanto pesa sulla nostra economia. La crisi nel suo peccato ci ha lasciato qualche rimedio. Forbici in mano e zac… si deve tagliare, ragazzi. Certo il sacrificio sarà pesante ma ne varrà la pena. Ecco qualche passaggio preso da un nostro personale business plain. Alla prima pizza organizzata con gli amici sceglieremo una gloriosa Margherita anziché la Quattro Stagioni (2,5 euro risparmiati). Certo, il sapore dei carciofini e dei funghetti  migliora il proprio benessere psicofisico, ma per una volta si può cedere al sacrificio. Da Mc non aggiungeremo la bustina di ketchup e di maionese al menu (- 1 euro). Per una volta non ci faremo pietire dal lavavetri al semaforo (-25 centesimi).  A gennaio, in un rifugio alpino un piatto di polenta e zola costa meno del capriolo in salmì (-2 euro). Giocheremo solo 2 colonne e non 5 per cercare di beccare il «Sei» perché non è questione di quantità ma di «….» (-1,5 Euro). Premiamo il bottoncino del 20 o del 50 prima di estrarre la pompa di benzina al self service, perché fare cifra tonda è sempre impegnativo (- 6 centesimi). Mancano 69 centesimi da recuperare, ma lasciamo a voi l’ingegno. Lo sappiamo, non è per nulla decoroso dirlo, ma nella quotidianità sperperiamo denaro senza accorgerci. Gesti meccanici che convincono la nostra sensibilità ad abbinare cifre eque ad azioni ripetute (quanti caffé beviamo al giorno?). La tessera Fisi non rientra nella lista, perché è considerata una tassa e oltre tutto non rilascia sostanze seducenti ai nostri cinque sensi. Il messaggio «sottoscrivi la tessera Fisi perché così aiuti gli Azzurri» non passa più. Anzi, forse non è proprio mai passato. Eppure la Fisi è una federazione povera poiché deve sostenere costi elevatissimi per far vivere le squadre. E senza l’indemoniata passione di molti non ce la farebbe a sopravvivere. Poi ci stanno anche le pecche strategiche (tante) così come le intuizioni felici (un po’ meno) di coloro che occupano posizioni di comando e responsabilità. Ruoli di leader considerati delicati, scomodi e difficili, perché alle ultime elezioni federali non è che vi fosse la fila di pretendenti. Quelle poltrone sono dure come il muro del Canalone Miramonti. Meglio rimanere spettatori con le natiche decorosamente appoggiate sulla seggiovia per raggiungere rapidamente la cima di una montagna di critiche, facili da lanciare. Perché tanto, chi è disposto a mettersi in gioco, a rischiare la faccia, a prendere decisioni impopolari, è il solito stupido. Nel senso di volontario o vittima sacrificale. A tal proposito addetti ai lavori e appassionati hanno considerazioni personalissime. La tessera Fisi invece non è un’opinione, perché è un bene che appartiene alla comunità e questa faccenda deve essere risolta e affrontata. Secondo noi, l’aumento di 8 euro è un errore grave, indecoroso e forse anche un po’ maldestro. Ma è innocuo.       

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Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

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