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Federica Brignone smentisce e chiarisce

Federica, non hai fatto a tempo a staccare la spina che hai dovuto riaccenderti!
Il tentativo era quello. Ero andata in montagna a respirare un po’ e in effetti avevo staccato non la spina ma il telefono! Ma appena rientrata a casa ho trovato la sorpresina.

Te la sei presa?
Non è che me la sia presa, nel senso che quando vedo delle notizie pubblicate su un profilo social che non fa giornalismo ma satira, io posso ben capire che si tratta di una burla. Questa volta però riuscita veramente male. Non si è trattato di un’interpretazione ironica di un fatto di cronaca, ma di un’invenzione vera e propria su una situazione davvero delicata per le persone che sono state coinvolte. Spero che non l’abbia visto Petra. Per questo mi sorprende anche che alcune testate giornalistiche abbiano ripreso il post come verità. E mi dispiace che si siano creati ulteriori presupposti per mettermi in una luce poco bella. Non sempre sono stata interpretata nella maniera giusta. Probabilmente colpa mia che non sono stata capace di trasferire i miei pensieri.

Quindi ufficializziamo, niente Magoni?
Certo che no. Ma secondo te se mai si dovesse creare una situazione non dico questa ma anche simile, non la comunicherei con una certa ufficialità?

Il fatto è che con le dichiarazioni di Lenzerheide hai spiazzato un po’ tutti generando un po’ di confusione. Insomma, non sei una qualunque. Vuoi chiarire meglio?
Sicuramente ho vissuto la stagione con un certo disagio. Non l’ho affrontata nel modo giusto. Ero sempre arrabbiata e ho preso tutto nella maniera sbagliata. Non mi sentivo me stessa nemmeno in allenamento. Ho provato a cambiare le cose, ma mi arrabbiavo sempre di più.

Hai patito questa situazione balorda?
Quando dopo Soelden ho capito che avrebbero chiuso di nuovo tutto con regole a volte incoerenti ho preso le cose troppo di petto. Di fatto i risultati non sono stati così drammatici. Non saranno stati quelli che speravo ma non è che ero fuori dalle 30. Ho fatto anche delle cose buone, ma non riuscivo a divertirmi. Me la sono trascinata fino alla fine della stagione che ho affrontato con zero motivazioni. Stanchezza fisica e mentale.

E adesso che si fa?
Adesso dico, bene, ho sbagliato, tiro una riga, cercherò di migliorare, di fare le cose giuste per ritrovare nuove motivazioni a cominciare dagli allenamenti da vivere fin da subito nel modo più opportuno.

Non hai detto chiaramente che smetti, ma neppure che continui. Come la mettiamo?
Vero, la mettiamo che devo fare dei cambiamenti e trovare la massima serenità con un po’ di riposo. Rigenerarmi insomma per tornare ad avere quella carica che mi ha sempre spinto a sciare al massimo con le gambe e con la testa. Se vedo che le cose non funzionano non mi prendo in giro da sola. C’è gente che investe su di me e che lavora con me, non posso di certo, per come sono fatta io, vivacchiare in pista. Non ne ho bisogno.

Può essere che quella Coppa grande che si trova nella tua bacheca abbia alla fine pesato più del dovuto?
Probabilmente sì, ma non nel senso che credo tu immagini. Non mi sono presentata in pista con il dovere assoluto di vincere perché ero la detentrice. Quell’aspetto ce lo devi avere a prescindere. Mi ha pesato in un altro modo. E ne ho avuto la conferma durante le premiazioni di Lenzerheide. Mi sono fermata per festeggiare la coppa conquistata da Marta che è stata davvero brava quest’anno. Poi però ho visto lo gioia sul volto di Petra quando, salita sul podio, ha sollevato quel cristallo magico. Quello che un’atleta sogna fin da piccola. Io l’ho ricevuta per posta! Non farmi dire come mi sono sentita se no mi becco la ramanzina da mia mamma che mi inchioda con gli occhi quando mi scappa una parolaccia.

Guardala da un altro punto di vista, quella scena non ti fa scattare le motivazioni giuste per cercare di vincerla di nuovo?
La Coppa è un obiettivo. Devi mettere in conto che la mia carriera non è che sia proprio spoglia di soddisfazioni. Ho vinto una medaglia olimpica, Mondiale, coppe di specialità, quella generale, ho raggiunto le vittorie di Deborah, può anche capitare di pensare di aver dato abbondantemente del mio. Se ti accorgi che quel livello non ce lo hai più due domande te le fai. Ecco devo capire, resettando tutto, se ce l’ho ancora.

Lo metti in dubbio?
In realtà penso di avere ancora tanto da dare, ma credo anche di dovere mettere in preventivo di non riuscirci. Non ho più vent’anni e razionalmente credo che un’atleta che ha raggiunto determinati obiettivi non possa accontentarsi. Non ho più intenzione di passare una stagione così. Se mi accorgo che non mi sto più divertendo e che   mi incavolo anche per le piccole cose, posso anche giungere alla conclusione di piantarla lì.

Davide ti aveva raggiunto in un momento no, e appena arrivato c’è stata una svolta. Quest’anno non ha più avuto il peso di prima?
Non mi sono fatta aiutare, non gli ho dato retta. Ho cercato di mettere in pratica i suoi consigli ma non l’ho fatto nel modo giusto. Andava bene qualche giorno, ma poi ricadevo nel mio errore. In più mettici che l’ambiente della Coppa non era quello di sempre. Con tutte le regole che abbiamo dovuto osservare ho visto tante altre atlete viverla male come me. Mi sono sentita un po’ in prigione. Certo, la situazione era uguale per tutte, ma è evidente che io l’ho presa proprio male.

Adesso come stai?
Sicuramente meglio. Mi sono divertita a Livigno ai Campionati Italiani. Ho trovato proprio l’ambiente che piace a me. Coltello tra i denti in pista, quello sempre, ma anche un po’ di voglia di ridere al parterre. Federica Brignone smentisce e chiarisce Federica Brignone smentisce e chiarisce Federica Brignone smentisce e chiarisce

About the author

Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).