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Giacomo Bisconti: come sarà la Coscuma

Giacomo Bisconti è il nuovo direttore della Coscuma, (Commissione Scuola Maestri) e subentra a Marco Marchisio, che ha tenuto questo ruolo per ben 10 anni.
– Come mai hanno scelto proprio te? 

Bella domanda… Diciamo subito che, sono felicissimo perché questo è il mio lavoro, ma sinceramente non pensavo di raggiungere questa posizione, anche perché chi decide è il Consiglio Federale. Per dire, come succede nel calcio decide Tavecchio e il consiglio federale se Conte è l’allenatore della Nazionale e non è che ci siano delle candidature. E’ successo che il consigliere Dante Bertodh (Consigliere referente Coscuma- ndr), che sicuramente ringrazio tantissimo, ha proposto il mio nome e il direttivo, con Flavio Roda in testa, ha approvato. Ed eccomi qui”


Toscanaccio verace di Abbadia San Salvatore, ovvero del Monte Amiata, 41 anni votati interamente allo sci, maestro nel ’94 e allenatore federale nel ’95 con borsa di studio per il risultato massimo raggiunto, Giacomo è diventato Istruttore Nazionale nel ’99. Ma il suo impegno nel tessuto organizzativo e politico nel mondo dello sci è sancito anche dalla Presidenza del Collegio regionale toscano dei maestri di sci e membro dell’ufficio di presidenza del Collegio Nazionale. “Lo sci è la mia vita e cerco di restituire ciò che mi regala, dedicando tutta la mia professionalità”. 

 

– Per questo ti piace stare anche al di là della barricata, visto anche il tuo impegno nel Colnaz?

Sono due incarichi molto diversi, quello relativo al Colnaz è elettivo.  Durante il mio impegno professionale mi sono relazionato con molti enti e soggetti, soprattutto quando si parla di formazione professionale. Infatti, dopo l’entrata in vigore della legge  numero 81 del 1991 alcune competenze sono state assegnate a Provincie, Regioni e Collegi dandomi l’opportunità di impegnarmi anche in tali contesti e proseguire poi assumendo differenti ruoli.

Ho sempre ritenuto che ampliare il bagaglio di competenze e conoscenze sia un aspetto interessante e utile al mio lavoro e avere una visione ampia dei problemi legati alla formazione può sicuramente arricchirmi ed aiutarmi.  Cercherò di mettere a frutto le esperienze vissute per la nostra Federazione nel migliore dei modi.

 

– Hai già scritto un piano di lavoro?

Sono stato nominato il 29 di luglio ma di fatto la Coscuma ha iniziato a lavorare alla fine dell’estate per cui non ho potuto ancora attuare alcuna scelta o linee programmatiche. Diciamo che i primi di settembre ho preso visione di che cosa fosse la macchina organizzativa di questo ufficio. Da uomo della Federazione dico che sarà una bellissima sfida!

 

– La prima cosa che farai?

Incontrerò tutti gli Istruttori. Penso sia determinante parlare con loro, ascoltare la loro voce, le loro idee e renderli partecipi di un lavoro che vuole integrare idee e progettualità. 

Farò una serie di incontri con gli istruttori nelle varie regioni per raccogliere idee dalla base e renderle operative in progetti condivisi.

 

Per raggiungere quali obiettivi?

Quello principale è rendere la Coscuma sempre più importante per la Federazione. Il nostro compito principale è quello di lavorare per la formazione e unire, fare da ponte, tra l’agonismo e il turismo, ovvero la base. Noi formiamo i maestri e se non diamo loro gli strumenti giusti per diffondere la tecnica, la base non si allarga. E’ proprio questa la linea di indirizzo da seguire, rendere organico il lavoro svolto dal comparto agonistico, dall’STF, da noi, dai maestri di sci, per far giungere al settore turistico un messaggio di totale coinvolgimento e di entusiasmo perché questa base si allarghi. Anche attraverso la tecnica. Ti faccio un esempio: la Ferrari è impegnata in Formula 1 per vendere più macchine. Se non vende le macchine non può formare un team forte capace di vincere. Allo stesso modo, più i nostri Azzurri vincono maggiore sarà la popolazione sulla neve e se noi riusciamo a farli sciare bene potranno crescere più talenti capaci di arrivare in Nazionale e salire sul podio. 

 

– Quindi la figura del Maestro di sci risulta determinante.

Lo è se gli Istruttori riescono a dare loro gli strumenti giusti. E’ una responsabilità importantissima: la divulgazione di un modo di insegnare, di intendere la tecnica, di essere vicini alle esigenze del mercato, di essere bravi a propagare la tecnica della nostra federazione, questo spetta agli Istruttori. Più siamo bravi lì, maggiore sarà la preparazione dei maestri di sci che avranno più strumenti per arrivare alla base e coinvolgerla. Per ottenere questo risultato dobbiamo ampliare le nostre capacità e conoscenze ed essere sempre più moderni e attuali. 

 

– Il freeski, che sia freeride, che sia freestyle, sta ottenendo sempre più interesse…

E noi dobbiamo essere i primi in ogni azione a costruire proposte rispondendo al mercato. Dobbiamo aumentare la nostra professionalità anche in queste espressioni dello sci. Ma le cose sono già abbastanza chiare: la formazione serve per dare una preparazione base. Il maestro che esce da un corso deve avere sotto mano tutto il mondo sci e della montagna con una preparazione base. Poi ogni maestro ha la sua inclinazione personale. Finito il corso, dove si ottiene un grado di tecnicità in pista assoluto, il maestro ha davanti a sé un ventaglio di attività dove potersi specializzare e formare la sua piccola storia. C’è chi farà cliff o chi salti nello snowpark. Il nostro corso non è specifico in questo, ma apre la mente dei futuri maestri su tutto. Ognuno sceglierà seguendo la propria inclinazione e sarà in quel momento che dovrà approfondire il gesto tecnico relativo. 

 

– Argomento spinoso: chi non riesce a diventare Istruttore spesso punta il dito contro il sistema, disegna congiure, racconta ingiustizie…

Quando non è il cronometro a decretare una classifica ma il giudizio dell’uomo, è normale che ci siano scontenti, critiche e denuncie. Partiamo da un presupposto fondamentale, il livello è altissimo e proprio per questo molti maestri vogliono diventare Istruttori Nazionali, dunque è normale che chi non è passato rimanga scontento. Però vorrei togliere qualche polemica. Il valore di chi è passato è assoluto. L’ho potuto constatare con mano al master appena terminato. Detto questo occorre trovare soluzioni capaci di ridurre quelle che possono essere le storture del sistema. Non voglio ora trovare la soluzione stile bacchetta magica, ma analizzo ciò che accade in pista: le prove da superare sono 4-5; sul gigante non c’è niente da dire, lì conta il cronometro, ma sugli esercizi in pista può capitare di sbagliare discesa, o di non riuscire ad esprimerla al meglio, un errore, una lastra di ghiaccio, uno stato di forma fisica o atletica accidentalmente debole… Il livello è altissimo, non dimentichiamolo. Ecco, strutturare l’esame in maniera diversa aiuterebbe sia il candidato istruttore che l’esaminatore. 

 

Ad esempio con un modulo più lungo?

Stiamo studiando una formula che va in questa direzione. Se gli esaminatori avessero la possibilità di valutare i candidati su più discese, su più giorni riuscirebbero a individuare senza possibilità di errore, il meglio del meglio. Se li valutiamo in quei 4-5 esercizi per tre o quattro giorni, i commissari riuscirebbero a costruirsi un’idea molto precisa, direi a prova di errore. Quindi, nel giorno dell’esame, il candidato potrà anche commettere un errore, ma se chi giudica ha bene in mente come sa sciare, perché lo ha visto nei giorni precedenti, saprà dare una valutazione al di sopra di ogni sospetto. Mi spiego? 

 

– Benissimo direi

Non solo, ma chi non riuscirà a passare, potrà almeno tenere validi questi giorni di intenso lavoro come aggiornamento professionale di maestro di sci, passaggio che ogni maestro deve obbligatoriamente fare ogni tre anni. Per questo si dovrà trovare un accordo con il Collegio naturalmente.

Questa è solo un’idea da approfondire, analizzare per poi sottoporla a valutazioni più attente. 

 

– E come si decide chi è deputato alla valutazione e quanti Istruttori meritano di passare?

I regolamenti ci sono, diciamo che sarà mio compito renderli un po’ più chiari. Le idee ce l’ho già, ma preferisco esprimermi dopo essermi confrontato con la Commissione Tecnica per preparare un progetto che dovrà essere discusso in Coscuma e naturalmente ratificato dal Consiglio Federale.Comunque non c’è un numero di istruttori chiuso, passa chi merita di passare

 

– Noto che diversi Istruttori hanno troppi capelli bianchi. Bravissimi un tempo, oggi inevitabilmente arrugginiti dal tempo. Ci sono limiti di età?

Attualmente fino a 50 anni l’Istruttore ha l’obbligo di “passare” per la riconferma che nell’eventualità non sia superata, il candidato non potrà esercitare la professione di istruttore. Dopo i 50 anni, invece, se la verifica ha esito negativo oppure l’istruttore ha rinunciato alla verifica stessa, l’istruttore entra nell’albo degli accademici con la sola possibilità di esercitare negli aggiornamenti maestri e non nella formazione. Questo fino all’età di 65 anni. Ma anche questo è un argomento da affrontare ed è tra i miei primi punti. Se permetti, rivesto questo ruolo da pochi giorni, e per valutare se e come apportare cambiamenti ho necessità di vivere questo ruolo un pochino di più. Come dicevo all’inizio voglio dapprima parlare con tutti e concordare gli interventi con il presidente e la commissione.

 

– Cosa ti aspetti di capire da questi incontri?

Voglio capire chi veramente sente di appartenere a questa grande famiglia. Chi lo sente dentro intendo, altrimenti mostrare una patacca distintiva a mio parere serve a poco. Almeno non serve alla Federazione. Il gesto tecnico è un vanto. L’Italia da anni è capofila nel mondo sotto questo punto di vista e questo livello deve rimanere alto. Se lavoriamo tutti al massimo livello con uno spirito comune ce la facciamo!

 

– Una verifica l’avremo presto, il prossimo agosto a Ushuaia, in Argentina, con l’Interski. Come vi state preparando?

Questo dobbiamo chiederlo a Luca Bertagnolli, team leader incaricato proprio di preparare l’evento.

 

– Si conosce già la lista di coloro che ci rappresenteranno?

In parte sì ma la cosa è ancora in essere, per cui non posso anticipare nulla. Lo farà Luca.

 

– Esistono criteri di scelta?

Naturalmente conta la classifica dell’ultima riconferma. Ma non è l’unico criterio. Conta molto anche l’esperienza, il proprio curriculum e la conoscenza delle lingue, altrimenti, durante i work shop, cosa raccontiamo? E’ giusto a mio avviso tenere anche  in considerazione la Regione di provenienza affinché più Italia possibile sia rappresentata. Chiunque andrà sarà certamente all’altezza della situazione e i nostri Istruttori, di questo son certo, faranno fare al nostro Paese una gran bella figura. Come sempre è accaduto!

 

 

About the author

Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

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