"Fin dal primo giorno della mia Presidenza ho sempre detto che il mio intento era quello di unire, condividere e collaborare per costruire un unico messaggio che potesse coinvolgere un territorio così vasto e variegato come quello del Comitato Alpi Centrali". Le parole di Claudia Giordani sono precise e prive di tensione, nonostante il periodo non sia così felice per il Comitato ed anche per lei stessa come persona. E le sue intenzioni sono queste: "Per coerenza e per proseguire con questo metodo che per me è l’unico, io sono disposta anche ad andare avanti condividendo i programmi con i consiglieri e di fare autocritica, alla quale giammai mi sottraggo, però assieme a tutti quanti. L’alternativa che propongo è quella di dimetterci tutti, io come Presidente e l’intero consiglio, perché se si sono creati problemi, divisioni e strategie poco efficaci, la responsabilità non è soltanto mia, poiché ciò che è accaduto è il frutto di decisioni comuni". Pochi giorni fa si è tenuto un Consiglio di Comitato dove questa analisi non è avvenuta, ma l’occasione è servita unicamente perché la maggioranza dei consiglieri si rivolgesse al presidente per annunciare una mozione di sfiducia, comunque verbale e non protocollata ("Io non ho visto nulla" – dice Claudia). "Ribadisco – ha continuato Claudia – che io sono disponibile a proseguire il mio mandato con il lavoro di tutti, dopo aver fatto chiarezza su ciò che è accaduto, ma questo atto di responsabilità comune credo sia indispensabile per rispetto nei confronti delle società, degli atleti, dei giudici, del Presidente Roda e della stessa Fisi Centrale. Preferisco, come ho sempre cercato di fare, una strada conciliante. Stiamo parlando di sport e non di affari o politica e ogni cosa deve essere intepretata con il pieno spirito sportivo, seguendo anche ciò che il Coni scrive a proposito della lealtà sportiva. Se questo non è possibile perché non condiviso o accettato dai Consiglieri, allora non rimane che l’unica strada di abbandonare il Comitato. Purtroppo devo constatare che all’interno del Consiglio non c’è equilibrio e questo mi provoca un profondo dispiacere". Come già scritto nei precedenti articoli, le strade sono tre: Si dimette il Presidente e di conseguenza cade anche il Consiglio; si dimette la maggioranza del Consiglio facendo cadere anche il Presidente; il Comitato viene commissariato dalla Fisi qualora non vi fosse più attività (soprattutto amministrativa) da parte della dirigenza del Comitato. In caso di nuove elezioni Claudia Giordani terrebbe l’ordinaria amministrazione con l’incarico unico di programmare la nuova elezione. Interverrebbe invece un commissario nella terza ipotesi. Dunque un nuovo Consiglio chiarificatore? "Non è detto che si debba convocare un Consiglio – chiarisce Giordani – perché basta anche la volontà del Consiglio di Presidenza del Comitato per prendere una decisione. Spero solo che questo possa avvenire e soprattutto con un animo estremamente sereno e costruttivo. L’ultimo è stato drammatico. Invece di analizzare la situazione e fare autocritica, si è soltanto pensato a rimproverarmi sulle scelte prese. Sul non avere appoggiato Ghilardi, sul non avere bloccato la candidatura di Antonio Noris. In realtà sono accadute cose troppo eccessive prima del 12 marzo, giorno finale delle candidature per l’assemblea elettiva, non ultino una riunione nel comitato provinciale di Bergamo dove è avvenuto un duro scontro con Antonio Noris. Che è un mio amico e mai e poi mai avrebbe depositato la sua candidatura per mettermi in difficoltà". Riguardo a una possibile ricandidatura, Claudia è categorica: "Mai più, anche se mi dispiace, anche perché i risultati "sportivi" ottenuti in questi due anni sono assolutamente positivi".
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