«Anche noi alle Olimpiadi» non è uno slogan. È una domanda posta con il linguaggio più diretto che esista: quello della neve, dei pali, del cronometro. Ed è il cuore della Ski Race Cup per Atleti FISDIR, il primo circuito nazionale di sci alpino dedicato ad agonisti con disabilità intellettiva, che nell’anno olimpico e paralimpico 2025-26 sceglie di alzare la voce e chiedere spazio.
Uno spazio sportivo, prima ancora che simbolico.
Il calendario 2026 racconta una crescita che non è più episodica. Cinque gare in Italia – due a Folgaria, una a Sestriere e due al Passo del Tonale – a cui si aggiunge una Ski Race International a Tarvisio con atleti stranieri e, per la prima volta, una tappa all’estero: Kitzbühel. Una scelta che vale più di una cartolina. È il segnale di un movimento che non chiede protezione, ma confronto.
La Ski Race Cup è ormai un format strutturato: competizione, vita condivisa, allenamento, relazioni. Tecnici, allenatori, associazioni sportive da tutta Italia hanno costruito un ambiente dove l’agonismo non è attenuato, ma accompagnato. E dove l’inclusione non è una parola buona per ogni stagione, bensì un metodo quotidiano.
I numeri confermano che non si tratta di una nicchia. Nel 2025 gli atleti iscritti sono 93, contro i 35 medi del biennio 2022-23. Ventisei sono alla prima partecipazione. Le società sportive coinvolte passano da 16 a 22 in un solo anno. Cresce anche il programma tecnico: allo slalom speciale si affiancano SuperG e SCOMBI, ampliando competenze, percorsi e ambizioni. Un’espansione che dice una cosa semplice: questo sport esiste, funziona, chiede futuro.
Dentro questa crescita prende forma il progetto “Intellectually Impaired Revolution”, sostenuto dall’omonimo fondo filantropico promosso dalla Fondazione Italia per il Dono. Non un’operazione di facciata, ma un investimento culturale: sostenere progetti sportivi per atleti con disabilità intellettiva significa incidere su autonomia, dignità, riconoscimento.
Il messaggio diventa pubblico grazie a un hashtag, #OLYImpaired, nato in modo tutt’altro che casuale. Durante una lezione di Sport Management alla Fondazione AMMI di Monza, studenti, docenti e atleti – tra cui l’agonista Filippo Freddi – hanno trasformato una domanda in campagna. I giovani hanno fatto ciò che spesso manca agli adulti: hanno dato un nome alle cose. E persino un verbo: olympieremo. Arriveremo anche noi.
Una provocazione? Sì. Ma le provocazioni servono quando i percorsi non sono chiari. Oggi gli atleti FISDIR chiedono visibilità, continuità, un orizzonte. Non scorciatoie. Non concessioni. Un sistema che riconosca il valore sportivo di ciò che accade già, gara dopo gara.
Non è un caso che questo appello risuoni a pochi giorni dalle parole pronunciate dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella al Quirinale, richiamando il ruolo dei giovani, della cultura e dell’inclusione come obiettivi di civiltà. Qui, quella cultura prende forma concreta: atleti che gareggiano, cadono, migliorano, vincono, perdono. Come tutti.
La Ski Race Cup per Atleti FISDIR non chiede di essere raccontata per ciò che rappresenta.
Chiede di essere riconosciuta per ciò che è: sport vero, che cresce e che chiede di essere ascoltato.
Il punto non è l’arrivo. Il punto è che il viaggio è già cominciato. E questa volta, fermarsi a guardare non basta più.






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