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Grinta, volontà e rivincita: è la sintesi di Roberta Melesi che si racconta…

Grinta, volontà e rivincita: è la sintesi di Roberta Melesi che si racconta….
Quell’amichetta più grande di lei di tre anni era un punto di riferimento per tante cose. La vedeva sciare vestita di tutto punto pronta per andare a sciare e voleva imitarla a tutti i costi! Come non accontentarla? Così il battesimo sulla neve è avvenuto molto presto in quel di Caspoggio, Valmalenco. «Non era un capriccetto, mi piaceva troppo. Poi quando ho visto tutti gli altri bambini con la divisa uguale dello sci club è scoppiata la vera scintilla!».

Ovviamente anche la vicina Piani di Bobbio è stata una meta abituale: «Quando aveva tempo mio papà Giovanni mi portava a Barzio, ma ho sciato di più a Caspoggio. Le prime cartelle le ho prese lì, sulla Vanoni, pista davvero tosta».

È iniziata così la carriera di Roberta Melesi, 26 anni di Ballabio e il primo sci club che non poteva che essere diverso dallo sci club Lecco. Con David Dellera i primi rudimenti, poi si è accucciata sotto l’ala di Vincenzo Tondale, in arte Winch: «Non posso dire sia un secondo padre, ma siamo molto vicini. Ho passato con lui così tanto tempo che non può che essere così. D’altra parte, i miei non è che avessero tutta questa passione per lo sci. Non sono figlia di genitori maestri di sci o ex atleti. Era proprio una cosa mia».

Nella categoria Children Roberta era quasi sempre sul podio delle gare più importanti: «Me la giocavo spesso con Marta Bassino ma anche a livello internazionale, vedi il Topolino e il Pinocchio, sono incappata più volte con Mikaela Shiffrin ed eravamo in linea».

Chi ha memoria ricorda che hai sempre avuto una grinta bestiale!
Dev’essere così, anche se, ti devo dire, col senno di poi avrei voluto godermela un po’ di più nelle categorie giovanili. Conoscendo il percorso che ha fatto Tommy (Sala) e di altri atleti oggi in squadra, forse sono andata forte troppo presto e tutto mi sembrava così facile. L’elemento gioco l’ho vissuto poco perché dinnanzi a me avevo sempre il risultato. Per questo motivo l’ingresso nella categoria Giovani forse l’ho patita un po’. Sono passata un anno nel Radici nel secondo anno Giovani, poi la chiamata in squadra C con Lorenzi e Salvadori e l’ingresso nelle Fiamme Oro. Eravamo tantissime e mi sono un po’ persa. 

Il 2014/15 l’anno in cui ti hanno messo fuori squadra…
È stata dura. Mi sono trovata un po’ sola ad affrontare una situazione per me nuova. Mi sono stretta attorno alla mia famiglia e agli amici più vicini e ho trovato il morale per rimettermi sotto. Ho vinto il Grand Prix e mi hanno richiamata in squadra B dove ho ritrovato Devid.

Finora sei andata meglio in superG, ma in teoria non saresti gigantista?
Mi sento di dire sì, mi sento più gigantista, ma mi trovo molto bene anche nei superG più tecnici. Mi dedico anche alla discesa ma non posso dire di essere una velocista pura. Mi piace, la faccio, ma l’affronto soprattutto come attitudine per il supergigante. Almeno, questo è ciò che raccontano i miei risultati che finora sono stati condizionati un po’ troppo dagli infortuni. Ho dovuto combattere con qualche mostriciattolo rimasto dentro la testa.

La tua spalla sinistra…
Che botta in Coppa Europa! L’avevo già rotta in precedenza perdendo sei mesi di attività, ma con la seconda la situazione era ben diversa. Dovevo assolutamente lottare per conquistare il posto fisso nelle due specialità. Così niente operazione e tanta fisio. Scelta azzeccata, i posti fissi arrivano! L’anno successivo inizio bene a Sölden con un 24esimo posto, poi a Copper Mountain ecco arrivare un altro volo dell’altro mondo: trauma cranico, distorsione a entrambe le ginocchia. 

Comunque sia nell’ultima stagione ti abbiamo vista di più nelle gare veloci
Scelta aziendale! I tecnici hanno preferito così per cui il gigante, con poco allenamento, l’ho vissuto tra alti e bassi. Ma conto di tornarci a pieno regime questa stagione.

Eppure, c’è chi ti vede in crescita anche in discesa
Sono convinta di poter dare di più anche in discesa ma bisogna essere obiettivi, se la pista è tecnica bene, altrimenti è difficile che possa fare risultato. Sono un po’ troppo spigolina su certi tracciati. Detto questo, è anche vero che non mi pongo mai nessun limite e nessun obiettivo. Mi aspetto sempre di più in ogni gara però ho imparato la lezione, ogni volta che mi pongo traguardi precisi in superG e gigante le cose non funzionano. Le mie idee in testa le ho ma non voglio caricarmi di troppa pressione basando tutto sul risultato. 

L’estate è andata bene?
Una delle migliori in assoluto. Sono proprio felice per come sono riuscita ad allenarmi. Anche fisicamente sono al top e non vedo l’ora di scendere in pista col cronometro. Rispetto alla passata stagione sono anche mentalmente più serena perché vengo da un anno, per la prima volta, completo senza stop. 

E con la tua prima top 15 nel superG di Garmisch
Lo sai bene come sono le regole del superG. Sono entrata e uscita due o tre volte dalle trenta e se indossi pettorali alti o comunque sconvenienti, è difficile imporsi. Avrei potuto fare meglio anche in altre occasioni ma, come detto prima, il mio inconscio non si era ancora liberato dalle botte prese. Ora sto bene e mi auguro di potermi godere al massimo la stagionen con tutta la leggerezza e serenità che ci vuole.

Ti sei affidata a un mental coach?
Fino a metà del 2021 e devo dire che mi ha aiutata parecchio. Ora però preferisco andare avanti da sola. Sono convinta che anche la mia memoria muscolare abbia dimenticato!

Dal punto di vista tecnico su cosa hai lavorato di più?
Eh… su un sacco di cose. Diciamo che l’impostazione generale su cui devo concentrarmi al massimo si riferisce all’anca che entra troppo in curva. Quando mi cade l’anchetta dentro perdo un po’ l’ingresso in curva, il che si concatena con l’uscita curva e l’ingresso di quella successiva. Paradossalmente molti mi dicono che la mia sciata assomiglia a quella di Nadia Fanchini. Ma magari! 

Il tuo punto forte invece?
Qui la svanghiamo in fretta: grinta e una curva abbastanza corta, risolvo presto insomma!

Materiali tutto ok?
Super ok direi. Sono da sempre Dynastar e mi trovo a meraviglia. Mi seguono il giusto e non posso lamentarmi di certo. Li affido a Luca Borgis che ho da tanti anni tranne un periodo che mi seguiva Marco Sberze. Adesso è tornato Luca.

 

Il Covid sei riuscita a evitarlo?
Macché! Considerando quanto ha patito Tommy ero un po’ terrorizzata dall’idea di prenderlo. Pensavo di esserci  riuscita invece non vado mica a prenderlo giugno scorso? Brutta roba, mi sono spaventata perché ho passato qualche giorno con notevole difficoltò respiratoria. Avere un fisico da atleta super allenato non serve proprio a nulla. Mi sono resa realmente conto del perché tanta gente è mancata. Per fortuna non è durato molto. A parte qualche piccolo strascico a luglio poi è sparito del tutto e ora sto benone

Pronta per Lake Louise!
Per Lake Louise e  Killington! 


La Voce del Winch

Winch è Vincenzo Tondale, allenatore del Lecco, colui che in quarant’anni di attività ha cresciuto sugli sci tanti atleti, tra i quali Roberta Melesi. «Ma solo dalla categoria baby fino all’ultimo anno Allievi. Sono sempre stato e sempre sarò,  un childrenista!». Roby l’ho seguita per sette anni, ma abitiamo a meno di un chilometro di distanza per cui i rapporti non si sono mai conclusi. Lei sa che ci sono sempre! E dire che siamo entrati in contatto per caso.

In paese, a Ballabio, non si parlava d’altro che di quelle scenette divertenti che si consumavano a Piani di Bobbio: un papà abbastanza imbranato sugli sci che cercava di impartire ordini tecnici alla sua bambolina. La quale era tutt’altro che accondiscendente, forte di un certo caratterino. Insomma, un giorno Gianni mi ferma in paese e mi prega di seguire sua figlia perché lui non ce la faceva più! Da quel giorno inizia il percorso agonistico di Roberta. Molto forte in età giovanile.

Erano in tre a prevalere, lei, Marta Bassino e Arianna Stocco. Roby ha sempre avuto un carattere fortissimo e questo aspetto nelle donne conta tantissimo. A volte ero quasi tentato a dirle di frenare, perché era palesemente dominata da una grinta fuori dal comune. Racconto questa: eravamo a Temù per i campionati regionali Allievi. Prima manche dà due secondi e mezzo alla seconda. Le dico: «Roby, ora, nella seconda gestisci, non c’è bisogno di rischiare più di tanto, ormai hai la gara in tasca».

Alpine Ski World Cup 2020/2021. Roberta Melesi (ITA) Lech Zuers (AUT) 26/10/2020.Photo: Gio Auletta / Pentaphoto.Ero in partenza ma lo sguardo poteva arrivare fino a una decina di porte tutte sul piano, poi spariva con l’inizio di un bel muro. Morale, esce dal cancelletto e dopo il primo metro sembrava dovesse recuperare dall’ultima posizione. Una iena, una matta… Ovviamente mette il sedere in terra poco prima di un piano. Si rialza, riprende e arriva seconda. Insomma, non ce la faceva proprio a prendersela con una certa calma. Troppa cattiveria, il che stride molto con quel musetto da Barbie! Crescendo, poi l’impeto è maturato e ora quella sana cattiveria sa dosarla a dovere. Però, anche se non lo ammetterà mai, deve ringraziare al 200 per cento il suo fidanzato Tommy, che oltre a essere un ottimo sciatore è dotato di una intelligenza non comune, una persona decisamente molto equilibrata.

Io ho cercato di starle più vicino possibile l’anno in cui è stata messa fuori squadra. Saliva a bordo da sola sulla sua piccola Opel Corsa e andava a fare le gare del Gran Prix per ritornare a galla. Quell’esclusione, all’inizio poteva suonare anche ingiusta, ma col senno di poi le ha fatto solo un gran bene. Potrei anche sbagliarmi, ma credo abbia pensato anche di ritirarsi.

E allora, quando un’atleta di quella tempra trova la forza per tirarsi su da una situazione così negativa, non la ferma più nessuno! Ora mi aspetto che torni a sciare come sa anche in gigante. Bastano un paio di qualifiche nelle 30, poi può giocarsela. Non stiamo parlando di Mikaela Shiffrin, non ha quel talento lì, ma ha sempre vissuto di lavoro, determinazione. Insomma, si è sempre fatta il…! In ingresso curva ha un appoggio solidissimo, lo ha sempre avuto.

Le veniva naturale, cosa che in genere ai ragazzini è dura da tirar fuori. In teoria sarebbe una validissima slalomista, il fatto è che non riesce a contenere e a gestire le velocità che crea grazie a quel taglio così efficace. Da allieva faceva cinque o sei porte da paura e poi usciva. Le è rimasto in testa quel ricordo, per cui se vuoi esserle amico non parlarle mai dello slalom! Grinta volontà e rivincita: è  Grinta volontà e rivincita: è  Grinta volontà e rivincita: è  Grinta volontà e rivincita: è  Grinta volontà e rivincita: è  Grinta volontà e rivincita: è  Grinta volontà e rivincita: è 

About the author

Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

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