Gruppo Giovani, Paolo Deflorian: “Un nuovo sistema per allargare la base e creare opportunità”. Dal 2022 Paolo Deflorian è responsabile del settore giovanile dello sci alpino italiano, sia maschile che femminile. Dopo un anno di rodaggio, è stato varato un nuovo sistema tecnico-organizzativo che coinvolge le squadre C e il gruppo Osservati. Una piccola rivoluzione, pensata per allargare la base e coinvolgere più atleti e allenatori. Lo abbiamo intervistato per capirne logica, obiettivi e prospettive.
Paolo, possiamo ancora parlare di squadra C, o il nome non è più corretto?
Non è una questione di etichette. Che si chiami squadra C o gruppo Giovani poco importa. Quello che conta è la sostanza, ovvero una struttura tecnica allargata, più flessibile, che possa dare spazio a un numero maggiore di atleti.
Perché si è sentita l’esigenza di cambiare?
Perché il “collo di bottiglia” per entrare in squadra nazionale era diventato troppo stretto. Molti ragazzi validi restavano fuori per una manciata di punti o per limiti numerici. Così abbiamo deciso di allargare i gruppi. L’idea iniziale è nata in seno al Comitato Alto Adige, che proponeva un modello simile a quello svizzero: grandi macro aree, staff condivisi, risorse comuni. Un bel progetto, sulla carta. Ma irrealizzabile da noi.
Perché?
Per vari motivi. La Svizzera ha un terzo dei nostri atleti, ma il triplo dei soldi. E un territorio grande quanto la Lombardia. Noi avremmo dovuto gestire macroaree come Est, Ovest e Centro-Sud. Troppo dispersivo e troppo costoso. Inoltre, coinvolgere i gruppi sportivi in modo strutturale si è rivelato complesso: hanno già i loro atleti da seguire, chi esce dalle squadre, chi rientra. Non potevano azzerare tutto per lavorare solo in funzione federale.
E allora come siete intervenuti?
Abbiamo rimodulato il progetto: invece di macroaree, abbiamo creato un gruppo centrale con i migliori atleti nati dal 2005 al 2007. Un gruppo di 15-18 elementi, selezionati in base ai risultati e alle prospettive, che lavorano in sinergia con i comitati. In pratica: questi ragazzi restano tesserati per i comitati, ma ricevono opportunità aggiuntive tramite la Federazione. Raduni, gare di preparazione, trasferte all’estero, un po’ come avviene per la nazionale di calcio. Durante l’anno partecipano con i loro comitati al Gran Premio Italia, ma in momenti mirati vengono aggregati per esperienze di livello più alto.
“Collaboriamo con i comitati per far crescere tutti”
Come funziona, concretamente, la gestione di questo nuovo gruppo? C’è uno staff federale o si lavora con i tecnici dei comitati?
C’è uno staff centrale, certo. Al maschile siamo in tre: io come direttore tecnico, Giuseppe Abruzzini, che coordina la preparazione atletica ma segue anche gli allenamenti sugli sci, e Samuele Sentieri come allenatore. A ogni raduno si aggiungono almeno due tecnici dei comitati, sostenuti dalla FISI, che seguono i propri atleti ma collaborano anche con gli altri. In questo modo creiamo una vera condivisione tecnica, che coinvolge la base e stimola la crescita comune.
E al femminile?
La struttura è un po’ più ampia. C’è Luca Boldrini come responsabile, Alessandro Andreoli come allenatore, Luisa Chiesa per la preparazione atletica e Pietro Fontana, che ha lavorato con la nazionale polacca, come secondo allenatore. Ci manca ancora una figura dedicata al materiale, uno skiman vero e proprio, e stiamo cercando la persona giusta. Le ragazze, per motivi di attrezzatura e continuità, hanno bisogno di una cura particolare sotto questo aspetto.
Tutti i ragazzi e le ragazze parteciperanno alla trasferta in Argentina?
Sì, il gruppo maschile e femminile andrà a Ushuaia per circa venti giorni. Anche in questo caso coinvolgeremo due tecnici dei comitati per ogni settore. Ma attenzione: il criterio di convocazione non è automatico. Prima c’è un blocco fondamentale: la preparazione atletica.
In che senso?
Chi non è pronto fisicamente, non parte. La preparazione atletica è vincolante. Abbiamo tre blocchi di dieci giorni – giugno, luglio, agosto – sia per i maschi che per le femmine. Se un atleta non raggiunge i parametri minimi, resta “parcheggiato” finché non si rimette in pari. Le ragazze, in più, avranno alcune uscite tecniche a Les 2 Alpes e un blocco indoor ad agosto. I maschi inizieranno prima sugli sci. L’ideale sarebbe che il lavoro coi comitati e con la Federazione si integrasse perfettamente.
Anche economicamente è un sistema più impegnativo?
Sì, inevitabilmente. I numeri si sono allargati e i costi aumentano. Le ragazze incidono un po’ di più rispetto all’anno scorso, mentre per i maschi il volume di attività è cresciuto, ma erano meno numerosi. Per le trasferte all’estero, come l’Argentina, i costi di viaggio – almeno i voli – saranno a carico degli atleti. E questo varrà probabilmente per tutti, anche per Coppa Europa (Le squadre B). È una linea condivisa per responsabilizzare le famiglie e ottimizzare le risorse.
“Siamo realisti: quest’anno abbiamo fatto più fatica”
Avete già diviso il gruppo in base alle specialità, oppure tutti fanno tutto?
Abbiamo selezionato gli atleti in base alla classifica del GPI Dicoflor, quindi, conosciamo già chi è più orientato verso le tecniche e chi verso la velocità. In Argentina andranno tutti, ma da novembre proveremo a differenziare: i più tecnici faranno un lavoro mirato, mentre i velocisti affronteranno programmi diversi, compatibilmente con le condizioni della neve e le disponibilità logistiche.
Avete individuato anche delle basi operative in Italia?
Sì. Al momento i due centri principali sono Val di Fassa e Bielmonte. Ci permettono una divisione naturale Est-Ovest, con la possibilità di organizzare allenamenti più mirati e ridurre gli spostamenti. L’obiettivo è ottimizzare anche la logistica, senza sacrificare la qualità del lavoro.
Che valutazione fai dell’ultima stagione?
Realisticamente, abbiamo fatto più fatica rispetto agli anni precedenti. L’ho detto chiaramente anche in Commissione Giovani: non è stata una stagione positiva. Ma bisogna allargare lo sguardo. Se analizziamo l’arco di tre stagioni, vediamo che la squadra C ha comunque prodotto atleti di valore: Saracco, Pizzato, Perathoner, Bernardi, Abbruzzese. Quindi il sistema ha funzionato. È l’ultima annata che ha zoppicato.
Cosa non ha funzionato, secondo te?
Probabilmente una combinazione di fattori. Il livello medio si è leggermente abbassato, soprattutto nei nati dopo il 2004. Non erano “scarsi”, sia chiaro, ma oggettivamente non avevano il potenziale dei gruppi precedenti. Uno dei casi che mi ha colpito di più è stato quello di Allasina: tre anni fa era fortissimo tra gli Aspiranti, ha vinto anche il titolo italiano Giovani, poi si è perso. Non so se per limiti suoi, motivazione, o semplicemente perché ha raggiunto il suo livello massimo. Ora forse andrà a studiare in America. Magari lo ritroveremo tra qualche anno.
Anche ai Mondiali Junior i maschi sono sembrati un po’ indietro…
Sì, è vero. Ci mancava un po’ di spessore tecnico. Però qualche elemento interessante c’è: Lamp, ad esempio, è cresciuto tanto nella velocità, ha fatto top 20 in Coppa Europa. Anche Broglio, prima dell’infortunio, stava migliorando. Insomma, qualcosa si è mosso. Ma sul gigante e sullo slalom abbiamo faticato di più, su questo non ci sono scuse.
“Una squadra aperta per dare opportunità anche strada facendo”
Che ruolo hanno i gruppi sportivi militari in questo nuovo sistema?
Avremmo voluto coinvolgerli di più, soprattutto nel progetto iniziale. Ma non è stato possibile. Allora abbiamo chiesto almeno di dare supporto ai 2004 che sono usciti dalla squadra: un accompagnamento tecnico per evitare che si perdano del tutto. In Commissione Giovani abbiamo fatto questo appello. Il sogno sarebbe che uno di questi ragazzi, magari proprio un 2004, segua il percorso che fece Stefano Gross anni fa: fuori dalla squadra, poi rientrato e diventato protagonista in Coppa del Mondo.
Il sistema sarà rigido nei numeri o aperto a ingressi e uscite durante la stagione?
Molto più aperto. Partiamo con un gruppo definito, certo, ma se qualcuno si mette in evidenza durante l’anno potrà essere aggregato. Allo stesso modo, se un atleta del gruppo fa fatica, potrà rientrare temporaneamente nella gestione del comitato. È una gestione condivisa e dinamica. Un altro passo importante sarà che, dalla prossima stagione, tutti gli atleti – in squadra o fuori – faranno classifica nel GPI Dicoflor. Basta con le classifiche “escluse”: se sei forte e vinci, ti prendi i tuoi punti, indipendentemente da dove vieni.
Parliamo ora delle ragazze. Come gestirete l’ingresso delle più giovani, come Giada D’Antonio?
Abbiamo scelto di ripartire da un gruppo giovane, come facemmo quattro anni fa. Abbiamo preso le 2007, e tra loro anche alcune 2008 e una 2009: Giada. Ha qualità fisiche evidenti e mostra una maturità tecnica importante. Ma viene da una realtà molto diversa: Napoli, un contesto fuori dai poli tradizionali. La porteremo dentro con attenzione.
In che modo?
Consentiremo ad alcune di queste atlete, come Giada, di essere seguite anche dai loro tecnici di riferimento. L’obiettivo è rendere l’inserimento graduale. È già successo: ai recenti EYOF in Georgia, Victoria Klotz era accompagnata dal suo allenatore personale, e questo ha aiutato molto la sua integrazione. Anche Giada vivrà inizialmente in Val di Fassa, ma sarà ancora seguita da Ceccato, che non sarà inquadrato come tecnico del club ma sarà presente in alcuni raduni e anche in Sud America.
Farà già gare FIS quest’estate?
No, il regolamento federale, fino a oggi, non lo consente. La stagione parte da metà ottobre, e le gare FIS in Sud America sono precedenti. Vedremo in seguito, anche in base al suo livello e ai punti da costruire. L’idea è farle fare un percorso graduale: qualche FIS giovani, magari delle gare Coppa Europa a contingente allargato (come Valle Aurina o Sestriere), ma senza forzare i tempi.
Ci sarà sempre l’ombra del “caso Colturi” su queste scelte?
Il nostro obiettivo è diverso. Lara Colturi aveva un progetto preciso: debuttare in Coppa del Mondo subito. Noi non possiamo e non vogliamo replicare quel modello. Abbiamo vincoli diversi, e crediamo che la crescita vada costruita per gradi. Giada seguirà il suo percorso, calibrato e condiviso.
Mettere insieme questo sistema è stato difficile?
Abbastanza. Il modello svizzero che si immaginava non è stato realizzabile, e abbiamo costruito un ibrido. Funzionerà? Lo vedremo. Le squadre sono pronte. E il 3 giugno siamo partiti davvero.
Le squadre e i tecnici
ATLETE: Antonini Maria Sole, Amigoni Sofia, Bastita Emma, D’antonio Giada, Di Sabatino Alessandra, Giaretta Marta, Granruaz Rita, Klotz Victoria, Mazzoleni Beatrice, Putzer Arianna, Rossi Vittoria, Schoelzhorn Ivy, Trabucchi Cristina, Trocker Nadine, Trocker Anna.
ATLETI: Antonioli Glauco, Avesani Matteo, Baldo Edoardo, Castlunger David, Clara Max, Claudani Jacopo, Corbellini Peter, Cuzzupe’ Lorenzo, Thomas Deambrogio, Gamper Noah, Koellemann Baldini Alois, Mariuzzo Riccardo, Pasquarella Riccardo, Passino Andrea, Scesa Pietro, Silbernagl Alex, Simonelli Edoardo, Stefani Giovanni.
TECNICI: Deflorian Paolo, Boldrini Paolo, Chiesa Luisa, Andreoli Alessandro, Fontana Pietro, Sentieri Samuele, Abruzzini Giuseppe
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