Il mondo dell’alpinismo piange la scomparsa di Carlo Alberto “Cala” Cimenti, che assieme a un amico, Patrick Negro, di Pragelato, è finito oggi sotto a una valanga nella zona del Sestriere.
Il distacco è avvenuto snella zona della Cima del Bosco, un canale di grandi dimensioni che sfocia nella valle Argentera, quindi tra Cesana e Sauze di Cesana. Sono stati entrambi ritrovati grazie al segnale dell’Artva ma sotto diversi metri di neve.
L’allarme è stato fatto scattare dai famigliari che non li hanno più visti arrivare. I soccorsi sono scattati immediatamente con decine di persone tra carabinieri di Sestriere, volontari del soccorso alpino e della Guardia di finanza, utilizzando anche l’eliambulanza del 118.
Il Cala era un mito dell’alpinismo mondiale. Aveva scalto alcuni tra gli ottomila più impervi del pianeta. Non ultimo il Nanga Parbat, nel Karakorum pakistano. Ironia della sorte ha trovato la morte in una escursione che aveva fatto tantissime volte.
Il Cala avrebbe compiuto 46 anni domenica, mentre Patrick ne aveva 49. Torinese, ‘Cala’ Cimenti a 12 anni, grazie al padre, era già in cima al Monte Bianco e pochi anni dopo ha compiuto le sue prime esperienze di alta quota sull’Ojos del Salado, Kilimanjaro e alcune montagne sopra i 6000 metri in Nepal.
Tra le sue «imprese» la conquista della cima del Cho Oyu nel 2005, l’Ama Dablam nel 2010 (dal campo base alla cima e ritorno in 26 ore), la cima del Manaslu e la discesa con gli sci nel 2011 senza l’ausilio dell’ossigeno.