La neve agl’irti colli… certo che l’originale parla di nebbia, ma con tutto questo ben di Dio, vogliamo vederci chiaro. Il secolo è incerto, ma sicuramente è dagli anni ’60 che l’autunno non è baciato da cotanta grazia. Metri, metri e metri di succulenta coltre bianca presente su qualsiasi tipo di altura, scale e sgabelli compresi, per farci vivere un inverno fiabesco. Che sia la volta degli sci freeride o dei big mountain? Presente quei lastroni di legno larghissimi che sembrano macigni? Ecco quelli, solitamente «indossati» dai riders americani abilissimi quando si fanno cullare dalle onde maestose delle Highland di Aspen Snowmass, dai canaloni di Banff o dai fronti infiniti di Park City nello Utah, come recita la splendida immagine di copertina. Ora le montagne europee possono lanciare il guanto di sfida, perché anche loro sanno offrire il powder, in spazi aperti o tra fitte file di abeti eterni.
La neve grava sui rami come una soma e quando passa lo sciatore l’aria si ritrova tempestata di cristalli. Una corona reale che indossa chi in quella magia pretende con un ruggito esplicito, trono e scettro. Vista l’occasione si può anche fare, a patto che lo sciatore sappia recitare tale ruolo con saggezza. La montagna è dolce e ospitale con chiunque, ma quando si sente maltrattata diventa una iena. Genera tanti piccoli vortici che risucchiano la neve in una spirale per poi ritornare a terra sotto forma di palle.
Quelle che girerebbero a chiunque se offeso e violato. Il riferimento poco casuale coinvolge chi decide di affrontare un pendio ripido oltrepassando la cordicella che delimita la pista, senza sapere cosa potrebbe accadere sopra di lui appena disegnate le prime curve. Senza sapere se quel panettone bianco da tagliare con la punta degli sci sia farcito di cioccolato o di roccia o se quel salto apparentemente innocuo nasconda un volo che solo Icaro saprebbe superare indenne. Ragazzi dai, non scherziamo, il freeride non è una semplice poesia, bensì una dottrina che solo una guida alpina può studiare, capire e spiegare. Nemmeno del maestro dai capelli bianchi ci si può fidare, perché seppur magister nella loquenza tecnica, si affida solo all’esperienza e non alla conoscenza scientifica e inequivocabile di chi la montagna la sa rispettare davvero.
Tutto questo è scritto sul libro della Scufoneda, edito da Polartec e sarà in vendita dall’1 all’8 marzo 2009. Un po’ in coda alla stagione, è vero, ma rimane un’occasione imperdibile per chi desidera cadere dinnanzi al fascino del fuoripista, felice e sicuro di potersi rialzare col sorriso. La Scufoneda (www.scufons.com) è divisa in capitoli: le gare, la festa, la tecnica, l’ars culinaria, i bambini, la sicurezza, la musica, l’attrezzatura e complementi d’arredo, il telemark. L’autore narra le avventure della famiglia degli Scufons insediata nell’allegro paese che tutti chiamavano Moena, in un’epoca antica dove tutto era diverso. Correva l’anno 1997 quando un gruppo di ragazzi si ribellarono all’egemonia dello sci e dello snowboard, difendendosi a colpi di telemark. L’idea non era quella di interpretare l’antica tecnica norvegese, ma di recuperarne la tradizione, valorizzando usi e costumi ladini dei primi ‘900. Presto venne il tempo della grande battaglia che per l’eroicità degli Scufons oggi è ricordata come Scufoneda.
Ecco, «l’editore» Polartec ha voluto rievocare i passi più importanti di quei momenti che molti conoscono solo per leggenda. Prima di imbracciare le armi, gli Scufons si radunavano sempre alla taverna El Garber per brindare all’auspicata vittoria (1 marzo – h. 18). Il primo scontro sulle cime del Pordoi con le Guide Alpine in prima linea a scrutare il nemico (2 marzo – h. 8.30). Poi gli altri «scontri» sul Sella (martedì), a Pampeago (mercoledì), sulla Marmolada (giovedì), mentre ogni pomeriggio a Valbona a Lusia, i maestri insegnano l’arte del telemark e del fuoripista ai ragazzi dai 10 ai 15 anni, nel programma TeleKids, dove tutto è offerto (iscrizioni: info@scufons.com). Dopo la prima festa (mercoledì – h.20,30) «Scufons eyes wide shut» al Morea privè di Bellamonte, i guerrieri professionisti si preparano per il primo atto dell’European Telemark Freeride Championship di venerdì con finale al sabato.
Lo scontro finale è domenica per la gara che assegna il Titolo Italiano Telemark Fisi al Lusia, aperta a tutti i tesserati. Polartec rievocherà i 25 anni dell’invenzione del fleece e del pile con feste a base di pranzi, cene e concerti nei rifugi più tipici della zona. E non è un caso che questo specialissimo libro si presenti al cospetto degli sciatori sotto forma di evento, unico e inimitabile per chi vuole scoprire e capire come si affronta il freeride in ogni sua forma. Lo narrano le imprese degli Scufons, con l’aiuto di Marco Confortola, eroe degli 8 mila. Eroe della montagna.
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