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Il Reit Ski Team di Bormio dei “Martinelli”: massima qualità e tanto… “Pepe!”

Il Reit Ski Team di Bormio dei “Martinelli”: massima qualità e tanto… “Pepe!”
Quando aveva ancora le braghe corte, lo zio Franco Rizzi se l’era portato allo Stelvio nell’albergo di famiglia, lo storico Hotel Folgore, come tuttofare per dare una mano alla moglie Giovanna e alle figlie Roberta, Claudia e Carlina. E questo spiega tante cose riguardo a Daniele Martinelli, presidente del Reit Ski Team che ha aperto nel 2005 assieme al fratello Andrea.

Al Folgore Daniele non ha imparato soltanto un mestiere. Si è trattato di una di quelle esperienze di vita che ti sanno indicare una strada e se sei bravo non sbagli più. Franco gli ha insegnato a sciare fin quando è diventato maestro. Poi la scuola sci e il titolo di allenatore con le prime stagioni allo sci club Bormio, poi al Livigno e quando sembrava dovesse occuparsi dei Giovani nuovamente per il Bormio, ha deciso di fare un passo un po’ più in là: il Reit Ski team, appunto.

Daniele, ma hai lasciato il Bormio portandoti via gli atleti che seguivi?
Ma figuriamoci! È che crescendo e sviluppando sempre più esperienza ho intravisto la possibilità di mettere a disposizione degli atleti un servizio completamente diverso. Il Reit non sarà mai come il Bormio che ha la sua storicità e i suoi sistemi.
Con mio fratello Andrea abbiamo capito che c’era spazio per offrire un servizio sicuramente per un numero ristretto di atleti ma di maggior qualità.

Soprattutto per i ragazzi di città, area di Milano e dintorni o comunque non di valle, anche se poi qualcuno del posto è venuto con noi, vedi “Pepe” Pietro Zazzi!

Solo lui?
Agli inizi anche Roberto Nani e per un periodo anche Tommaso Sala, fuoriuscito dal Madesimo e prima che andasse al Lecco. Poi Luca Resinelli e Veronica Olivieri.

Avete iniziato da zero?
Proprio così, con un gruppetto di cuccioli e baby. Pensa, dopo sei anni Veronica (classe ’95) era già entrata in squadra! Una grandissima slalomista, poi entrata in nazionale l’hanno messa a fare velocità e lì pian piano si è perduta.

Spiegami la faccenda della qualità…
È molto semplice, pochi numeri e tanti allenatori!

Quanti siete?
Oggi ci sono 25 cuccioli e baby, 25 Ragazzi/Allievi e 18 Giovani per 9 allenatori.

Un servizio più caro?
Un po’ più caro di un club tradizionale, ma la quota è uguale per tutti. Ci sono società che invece diversificano in base alla provenienza: i ragazzi del posto pagano meno rispetto ai cittadini, cosa che a me proprio non va giù. C’è anche chi vende pacchetti a giornate. Con noi il prezzo è quello lì, identico per chiunque con la garanzia di un servizio di qualità. Non per niente negli ultimi anni in valle siamo quelli che hanno portato più ragazzi nell’alto livello. 9 allenatori sono tanti o sono pochi, tutto dipende da quali obiettivi vuoi raggiungere. 

Poi non è soltanto una questione di numeri. Puoi avere anche cento allenatori ma il risultato del lavoro dipende anche dal loro entusiasmo e dalle motivazioni. Siamo riusciti a trovare un ottimo equilibrio tra di noi e lo staff tecnico è più carico degli stessi atleti! Ci stiamo poi distinguendo per la velocità. Il maghetto del gruppo è mio fratello Andrea. Come faccia proprio non lo so!

Com’è distribuito il comparto tecnico?
Uno per i cuccioli, uno per i baby, più un coach disponibile tutti i giorni per il campo libero che sostiene chi è un po’ più indietro e ha bisogno di un lavoro addestrante. Stessa cosa per Ragazzi e Allievi, due allenatori più un terzo per il campo libero che approfondisce la tecnica di base. Non tutti si allenano d’estate per cui alcuni di loro arrivano a inizio stagione un po’ arrugginiti e hanno bisogno di un aiuto in più con giornate fuori dai pali. Buttarli subito in mezzo senza un’adeguata gestione dell’azione non porta da nessuna parte.

Dove vi allenate?
Nell’intera skiarea della zona: Bormio, Oga, i Giovani a Santa Caterina, Cuccioli e Baby a Livigno. Giriamo anche in base alle tariffe perché come ben si sa gli sci club devono pagare le piste. Noi cerchiamo di contenere i costi al massimo ma per il bene dello sport, specie nella fase di avviamento nell’età giovanile, spero che le istituzioni territoriali trovino le risorse per andare un po’ incontro alle società e ai genitori. 

Li seguite anche dopo?
Capita quando sono a casa liberi. Noi siamo sempre a disposizione se ce lo chiedono e non parlo solo di chi è già nell’alto livello. Ce lo possiamo permettere perché siamo piccoli, per cui riusciamo a mettere sempre a disposizione un allenatore anche all’ultimo momento qualora ve ne fosse la necessità, seguendo anche i tempi dei ragazzi e alle loro necessità scolastiche. È proprio questa la prerogativa del Reit a differenza di grandi società che per forza di cose necessitano di una programmazione precisa e che possono contare su atleti local. Insomma, siamo nati per quelli che vengono da fuori per cui le tempistiche standard difficilmente coincidono con la vita degli atleti.

Eppure, Pepe Zazzi è bormino purosangue!
Pietro è con me da quando ha dieci anni. Ragazzi come lui ne ho conosciuti ben pochi. Sta lavorando sodo con Salomon con cui si trova molto bene per trovare i set up giusti in ogni situazione. È il lavoro più complicato per ogni discesista. Agli italiani su una pista molto tecnica come quella di La Thuile ha optato per un modello precedente ed è arrivato l’oro. Lo sci giusto per lui  parrebbe essere il 2,18 anziché il  2,22 perché riesce a deformare meglio. Ma non è detto sia la soluzione sempre ideale. Insomma, sta lavorando a braccetto coi tecnici del marchio francese che credono molto in lui.

Alla fin fine, qual è la maggior soddisfazione per te e tuo fratello?
In generale vedere una crescita costante degli atleti dal lato tecnico e di personalità. Ovvio che quando qualcuno di loro entra nel giro della nazionale significa aver messo a pieno frutto il lavoro fatto. Siamo convinti, perché ne abbiamo avuto diverse testimonianze, che il servizio così impostato funziona se si vuole ambire a intraprendere una certa carriera. Poi, certamente, non è un fatto automatico, non tutti ci riescono. Per ora arriviamo solo a dare gli strumenti utili per poterci provare. Per i miracoli ci stiamo attrezzando! 

Immagino che tutto questo te lo abbia insegnato lo zio Franco. Cos’altro ti consigliò?
Se hai un mese di tempo te lo racconto!

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About the author

Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

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