La neve non aspetta, i cantieri nemmeno. Il TAR del Lazio ha respinto il ricorso presentato da una trentina di proprietari e associazioni ambientaliste contro la nuova cabinovia Apollonio–Socrepes.
La sentenza, depositata il 6 novembre, chiude una lunga parentesi di diffidenze e carte bollate, confermando la legittimità del progetto e l’operato di SIMICO e delle amministrazioni coinvolte. Il cantiere può riprendere a pieno ritmo. E Cortina può tornare a guardare in alto, non al tribunale.
Le accuse, il tempo sospeso
Il ricorso contestava tutto: rischi idrogeologici, carenze nella valutazione ambientale, vizi procedurali, persino l’occupazione d’urgenza dei terreni.
Un dossier fitto di carte e di dubbi, dove la paura di toccare un equilibrio fragile – quello tra paesaggio e progresso – era la linea rossa.
Gli ambientalisti parlavano di fratture nel terreno, di cantieri ravvicinati, di pareri affrettati.
Il TAR ha letto, riletto, e poi scritto: non fondato.
Una parola asciutta, che riporta tutto nel solco della concretezza. Le relazioni tecniche sono state giudicate complete ed esaustive, le procedure regolari sotto i profili ambientale, paesaggistico e urbanistico. Insomma: si può costruire.
“Guardare avanti con fiducia”
Il sindaco di Cortina, Gianluca Lorenzi, commenta con tono di sollievo più che di trionfo:
«La sentenza conferma la solidità del lavoro svolto. Ora possiamo guardare avanti con fiducia». Perché al di là delle carte c’è un cronometro: quello olimpico.
E una funivia con tre stazioni, dieci piloni e cinquanta cabine da dieci posti. Un asse strategico tra Apollonio e Socrepes, destinato a servire i Giochi e, più ancora, la quotidianità della montagna.
La linea sottile tra tutela e sviluppo
Le Dolomiti, si sa, non perdonano leggerezze. Ma neppure l’immobilismo. L’opera, affidata all’ATI formata da Graffer, Dolomiti Strade ed Ecoedile, è pensata per ridurre il traffico verso il Falzarego e favorire una mobilità più sostenibile. Sarà dotata di un sistema di monitoraggio geotecnico in tempo reale, studi cromatici e formali per armonizzarsi con il paesaggio.
Tecnologia e rispetto, non slogan ma scelte di progetto.
Dopo mesi di sospensioni e incertezze, la montagna torna a vibrare di macchine e di uomini.
Con la sentenza del TAR, la partita giudiziaria sembra chiusa. Resta quella del tempo: stringere, finire, consegnare. Perché ogni pilone, quassù, pesa più di un fascicolo legale.
E in fondo, anche questa cabinovia è un simbolo: della fatica, della tenacia, e di un’Italia che – almeno stavolta – vuole arrivare in cima prima che scada il tempo.






Add Comment