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Il team Sciare di bici da corsa agli italiani maestri

Piove. Le previsioni non sono delle migliori. E’ tardi, gli altri sono già a cena e noi ancora per strada. Grigo chiama: Dove siete? A che ora arrivate? Vi aspettiamo a cena. Dopo un po’ stesse domande, ma li preghiamo di iniziare a cenare. C’è tutto il Team Sciare che domani prenderà parte alla Gran Fondo Avesani, gara abbinata ai campionati italiani per maestri di sci. Insieme a Grigo, Maz (Marcus Waldner), Mirko Deflorian, Alessandra Mazzucchi, Marcella, Maurizio Marsillli, Riccardo Fiume. Stefano Dametto e Alain Seletto hanno preferito cenare da soli, sono i favoriti della gara.

Sono in macchina con Fulvio e desidero ardentemente che il suo mezzo si trasformi in un jet, solo perché odio arrivare in ritardo e chi mi conosce sa quanto mi dia fastidio. Arriviamo alle 23.00, lo scatolone con le divise è ancora chiuso. Grigo era andato a ritirarle da Executive in mattinata, ma non le aveva ancora consegnate: "Ti abbiamo aspettato perché vogliamo che sia tu a consegnarcele!" Che Carini. Bellissime!! Ecco come vengono accolte le nuove divise da ciclismo del Team Sciare che ci ha fatto avere Claudio. Eh sì, c’era grande agitazione attorno a questa gara perché anche Il Diablo aveva dato la sua disponibilità a partecipare con il Team Sciare. A questa gara possono partecipare tutti i nostri testatori, sia i maestri che gli "amici". E’ così dall’annno scorso quando abbiamo cercato di unire i tre gruppi, donne e uomini professionisti e Vip amanti del ciclismo. Claudio, a malincuore non è potuto essere presente: un impegno inderogabile dell’ultimo momento c’e l’ha portato via! E’ disperato, e non lo dico per pura forma, lo conosco da troppo tempo e so che l’affiatamento che si è creato con gli altri gli manca. E’ lui che si è interessato per farci avere queste divise attraverso un suo caro amico che aveva corso con lui e che ha aperto da poco una ditta che produce articoli per il ciclismo, rifornendo alcune squadre blasonate. Si chiama Paolo Ratti e la ditta ovviamente Pierre. "Bellissime!", sono le parole pronunciate da Marco Di Marco appena le ha viste, che aggiunge: "fanno venire voglia di salire in sella anche a me!" La serata si conclude ma resta un dubbio amletico: pioverà o non pioverà. Prima di addormentarci Fulvio dà il suo parere: "Speriamo che se deve piovere lo faccia subito dal mattino così non siamo costretti a partire". Al Mattino, veniamo svegliati da due fucilate. E’ il primo giorno di caccia e il nostro hotel è ubicato tra le belle colline della Valpollicella. Andiamo subito alla finestra e ci accorgiamo con grande stupore che il cielo non è più coperto dalle nuvole e ha smesso di piovere. Buon Segno!
Ci rechiamo in Piazza Bra davanti all’Arena: è la nostra partenza e il nostro punto d’incontro.
Sarebbe bello ripetere il risultato dell’anno scorso! Alla sua prima trasferta il Team ha già sfornato due campioni italiani: Seletto nei maschi e Mazzucchi nelle femmine. Quest’anno non ripeteremo l’impresa: durante la notte Alessandra e Mirko si sono sentiti malissimo e così non hanno potuto prendere parte alla gara. Pazienza!

Mentre mi aggiro tra le griglie per vedere se qualcuno si è già infilato, mi sento chiamare… mi giro. Sono Guido Paci e Maurizio Ploettger entrambi di Madonna di Campiglio, li saluto e proseguo. Arrivano Maurizio e Riccardo, grande Riki, darà un saggio della sua forza d’animo e poi arrivano Grigo, Maz e Paolo.

 
Si parte e in un batter d’occhio, dopo 40 km a medie altissime, per gli altri ovviamente, arriviamo al "muro", la salita Peri-Fosse, 9 km di vera sofferenza. Poco prima della salita riprendo Riccardo che fino ad allora era stato con Maurizio, quindi ci dirigiamo verso la vetta al nostro passo. Grigo avrebbe voluto che la gara venisse fatta tutti insieme e quindi, visto che io sono il più scarso, con me. Non è giusto! Per alcuni questo è l’unico appuntamento dell’anno, sono in ballo giorni e giorni di allenamento, un’estate intera a provare salite, a cercare percorsi per allenare la resistenza. Tutto entra in gioco in questa dura salita. Molti maestri vorranno confrontarsi con se stessi, chi ha già fatto questa gara cercherà di sfidare il tempo stabilito in precedenza per poter vincere, non una maglia rosa o gialla o di qualsiasi altro colore, ma una prova d’orgoglio e di forza d’animo.

Mentre inizio a percorrere i primi metri, iniziano a volarmi in testa obiettivi che poi diventano speranze. Alla fine saranno solo soddisfazioni. La prima meta è il tempo della salita. Devo restare sotto l’ora. Poi inizio a calcolare il tempo impiegato a percorrere un km. Diventano importanti i paracarri a bordo strada. Metto in dubbio la distanza tra un palo e l’altro, non posso metterci 9 minuti! Mi accorgo che le gambe girano bene, quindi iniziano a scorrermi nella mente come un film tutti gli allenamenti fatti per guadagnarti questa "maglia", di qualsiasi colore essa sia: le salite in mountain bike in montagna, dove con Massimo raggiungevo il Col Bousson vicino a Claviere, per la cronaca uno dei posti più belli che abbia mai visto in tutti questi anni di montagna, la salita da Capanna Mautino fino al colle Bercia dove il cuore raggiungeva battiti altissimi e pensavo chissà quando sarò sulla Perri come andrò. E adesso sono qui, si aggiungono altri ricordi e altri percorsi, le gambe "girano" e allora inizio ad aumentare provando a percorrere il km successivo in otto minuti. Sento battere il mio cuore come sentivo battere il motore del trattore a testa calda di mio nonno: lo sentivo arrivare all’ora di pranzo, non per il rumore del motore, ma per quanto picchiasse in testa il cilindro. Era un rumore distinto e metallico. Ora anche il rumore che sento è il mio cuore che picchia in testa. Ma non fa niente, tanto le gambe "girano". E il fiato? Tutto bene! L’aria esce dai polmoni con un’intensità tale che potrei gonfiare il pallone di una mongolfiera. Potrebbe restare in aria senza l’ausilio dell’aria calda. Forse sono un po’ fuori giri! Non importa, comincio a passare alcuni ciclisti e dentro di me si fa spazio un’altra certezza: oggi, su questa salita cadranno tante teste. Comincio a vederli dal basso, li punto, li affianco e li sorpasso! Che soddisfazioni si provano a realizzare i propri sogni. Tutto ciò non ha prezzo, per il resto c’è Sciarecard! Ce n’é uno che sulla maglia ha due bandiere una inglese e un’altra italiana, c’è scritto Canterbury – Rome. Caspita! Lo affianco, non dico nulla, l’aria che respiro mi raspa in gola, ma è lui a farmi una battuta spiritosa: "Meglio una discesa libera, vero?" Vedendo la grossa scritta Sciare che altro avrebbe potuto dirmi? E’ simpatico, probabilmente milanese, me ne accorgo dall’accento. Io gli porgo la domanda che svelerà tutti i miei dubbi:" Ma lei ha fatto tutta quella strada?"

"SI"

" Ma quanti km sono?"
" 1800, ma sono quasi tutti in piano, c’ è solo il San Bernardo di salita"
"Caspita, e in quanti giorni?"
" Una decina!!!" Che bello sarebbe per me fare un’esperienza del genere con gli amici giusti…"

Intanto giungo in vetta, mi sembra di avere scalato il K2. Mi fermo da Fulvio che mi aspetta da un quarto d’ora. Faccio un po’ di stretching e le mie gambe ricominciano a respirare. Aspettiamo Riccardo. Mi passa vicino un pulmino rosso è Elena Manissero, anche lei testatrice e moglie di Stefano Dametto: "Steu è caduto e si è fatto male!" Lei avrebbe dovuto farci da appoggio.

" Vai pure non ti preoccupare, fammi sapere".

Guardo Fulvio e gli chiedo se passiamo dal ristoro per riempire le borracce. "Io no ne ho ancora una piena, adesso comincia la discesa e tra mezz’ora siamo in fondo!" Sarà l’adrenalina che mi è entrata in circolo, ed ecco che dopo quelle parole ritornano a volare sogni nella testa: "Forse posso farcela in meno di quattro ore, sì ce la posso fare!" Guardo Fulvio e lui sorridente mi dice di passare dal ristoro. Un altro sogno abbandonato lascia posto alla pura e semplice realtà. Ripartiamo, dobbiamo ancora pedalare per 40 km. C’è un’altra salita, niente a che vedere con la Perri-Fosse, sono solo 5 km. Mi accorgo di aver esagerato nel tentare di superare i miei limiti, a bleffare con la realtà, passando dal piano al pendio. Le gambe che prima "giravano" sono ora così impastate, così dure che sembra che al posto di un plasmoso sangue e al posto di fluide fasce muscolari mi sia stata iniettato in tutto il corpo cemento a pronta. Persino le orecchie mi sembrano rapprese! Nel frattempo, dal sole siamo passati alla nebbia, l’umidità è salita a percentuali che sfiderebbero quelle asiatiche. Mi accorgo di tutto ciò quando per caso passo una mano sul petto, la mia divisa è marcia, come se l’avessi tenuta in una sauna a 90°. Ma è giunto il momento di scendere e in pochi secondi mi sento di nuovo asciutto. Che figata! La divisa è eccezionale. Sono curioso di chiedere al Sig. Ratti con quali materiali è fatta. Presto mi accorgo che le mie migliori previsioni si fanno scherno di me! Fare una discesa in bici non è come scendere su una pista da sci. Il tempo scorre… Meno di quattro ore, è il pensiero che scorre nella mia mente. La devo tenere occupata, una gran fondo è una gara con tutti i crismi.

A un certo punto in un incrocio, troviamo fermo un ciclista amatoriale che si inserice sulla strada, in curva,proprio mentre ci stiamo avvicinando. Ma non poteva aspettare un attimo? Sarà stato alto due metri, la sua bici una slooping, una di quelle che si usano adesso con il telaio più piccolo, con un cannotto che usciva dalla canna che sembrava un mio bastoncino da sci. Le sue spalle erano larghe come quelle di Mike Tyson. Si infila dietro a noi, abbiamo il vento contro. Odio il vento, preferisco pedalare sotto zero con l’acqua delle borrace che si gela, ma non con il vento contrario. A un certo punto dà il cambio a Fulvio e poco dopo Fulvio a lui. E io resto al chiodo, ciò è dovuto al rendimento degli affari che sta avendo il mio cementifico, quello che ho aperto da poco nelle gambe. Stanno andando a gonfie vele, se provassi a dare un cambio a questa velocità come minimo mi si parallizzerebbe tutto il sistema nervoso. E comunque, quando Fulvio passa in testa dando il cambio al Sig. cicloamatore e me lo trovo davanti, mi sembra di essere una barca succhiata dalle vele di poppa.

Gli ultimi 20 km sono tutti a 36/40 km all’ora e dopo 80 km con tre ore di pedalate nelle gambe non è poco. Inizio a sognare l’arrivo, arriviamo alle porte di Verona, a 5 km c’è un’altra piccola salita di 2,3 km. Ma chi è che si è sognato di farci girare dietro l’arsenale invece di farci andare dritto? Pazienza. Purtroppo non appena inizia la salita il Sig. cicloamatore apre il suo spinnaker e parte a un ritmo che potrebbe sfidare Cancellara, anche quando aziona il motorino. Siamo quasi in cima quando sentiamo sirene e moto della polizia dietro di noi. Poco dietro un altoparlante dell’organizzazione annuncia l’arrivo della corsa dei ciclisti che hanno scelto il percorso verde. Entriamo sul pavé, le sirene continuano a fischiare, l’altoparlante strilla per attirare l’attenzione dei turisti presenti a Verona. Siamo quasi arrivati in  piazza Bra e io sono lì, non so se rallentare per far passare i verdi, mi giro, ma non ci sono. La piazza è colma, i battiti del cuore sono saliti senza che me ne accorgessi. Che figata! A seicento metri due ciclisti mi passano a fianco alla stessa velocità che vedi in televisione quando guardi un GP di moto. Non importa, per un attimo mi sento in fuga, ho il traguardo lì davanti a me. La gente applaude, tutti fanno il tifo. Peccato che il numero è giallo! Passo il traguardo tutti sono lì ad aspettarmi. Maz mi sorride e mi chiede se mi sono divertito. Divertito?! Grigo mi chiede come stanno le gambe. C’è pure Valerio con Laura, anche lei testatrice del gruppo amici di Sciare. Ci sono proprio tutti, una bella festa. Ma io continuo a pensare a quello che mi è appena successo. Non mi sembra vero. Mi infilo nella coda di quelli che stanno aspettando la sua porzione di pasta Avesani, Fulvio è con me, come sempre, ma chissà se anche lui a provato quello che ho provato, chissà se i miei pensieri sono passati anche nella sua testa! I sogni s’infrangono come un castello di sabbia abbattuto da un’onda del mare: la signora, quella che serve il piatto di pasta che avevo sognato per tutti gli ultimi km ci chiede a quale percorso apparteniamo. E noi con tutta sincerità, orgogliosi rispondiamo: a quello giallo. E lei: "ma non è un po’ troppo tardi?" Fulvio: "Non fa niente, comunque ci siamo divertiti" La guardo, da simpatica signora diventa subito antipatica, la riguardo e la folgoro con due alabarde spaziali.

Andiamo nel salone e ci riuniamo tutti attorno a un tavolone, felici di esserci ritrovati a Verona. Scherziamo e dopo aver mangiato andiamo a scoprire le classifiche con i risultati. Chissà se hai vinto una maglia, di qualsiasi colore! Valerio mi fa notare che non sono l’ultimo. Ma quelli con quella media secondo me si sono fermati a fare tappa nei bar!" Bravo, Vale, bella idea. Sarebbe bello se al ristoro, al posto di integratori salini, glucosio, aminoacidi e carnitina ci fossero borrace con un po’ di vino, anche annacquato. Che male c’è? Anche un professionista, un campione degli anni sessanta come Anquetil metteva champagne nella borraccia. Senz’altro aumenterebbe il numero dei partecipanti tra le file dei maestri. Forse riuscirei a convincere anche Giordi e molti altri. Chiamiamo Stefano che nel frattempo è stato accompagnato da Elena all’ospedale. Scopriamo con piacere che le sue condizioni non sono così gravi. Temevamo il peggio. Con il gomito ha rotto lo specchietto retrovisore di una macchina che si è trovato di fronte in discesa. Era tra i primi e suppongo tirasse come un matto. E poi con la testa ha sfondato il vetro del finestrino, senza altre conseguenze. Gli passo Fulvio, il nostro dottore, che dopo aver ascoltato gli suggerisce che il prossimo anno lo porteremo all’Avesani solo se si lascerà mettere le ruotine come quelle che hanno i bambini, e il parabrezza!!!

About the author

Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

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