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Inner alla gioia

Trallallèro trallallà – non viene anche a voi voglia di cantare? – Pappappèro, pappappà – una voglia irresistibile – Lallallèro lallallà – una cosa pazzesca – nananà nananà – la musica c’è, dobbiamo solo trovare le parole, ma non sarà così difficile. Basta premere review nel registratore d’immagini e poi stop quando si arriva al 9 febbraio. Ecco Christof, è là al centro, tra Reichelt e Kostelic, ed è più grosso lui, più sorridente, più simpatico, decisamente più bello. Anzi belloccio, come ha ufficialmente decretato il pubblico femminile che solo oggi si accorge di lui, un po’ perché vincendo, la tivù l’ha travolto di celebrità, un po’ perché il suo sponsor personale produce intimo, il che fa scattare nelle donne il desiderio di saltargli addosso con atteggiamenti primitivi e selvaggi. Insomma, slip tra i denti tanto per intenderci. Lo sponsor è stra felice, lui non ne parliamo, loro sempre più assatanate. L’idea è questa, lui solo in boxer con le tre medaglie a pizzicargli il petto e la richiesta di mordicchiarsi il labbro inferiore. Meglio se la mano è sul fianco e le chiappe un po’ in fuori. Scommettiamo che presto lo vedremo così sulla cover di qualche magazine fashion o sulle passerelle dell’alta moda? Nulla di più leggiadro fa così bene allo sci. Quando l’atleta viene strappato dalla neve per divenire oggetto di un’attenzione diversa significa che la figura dell’eroe si è ormai compiuta e dunque non resta che sfruttarla come tale nel migliore dei modi. Per lo sci è uno spot meraviglioso e gratuito che aiuterà tanto ad uscire dall’anonimato. è così che funziona da noi, bravi a celebrare l’atleta e lo sport che pratica solo quando il mondo ce lo riconsegna ricoperto di allori. è il concetto del tifo e non della passione. Significa che Inner se tra un anno non riuscirà ad alimentare l’immagine con altre imprese, sarà rispedito al mittente, ovvero al mondo della neve e a parte la sua fidanzata nessuna si occuperà più delle sue mutande. Trallallero trallallà – sembra la stessa canzone di prima, in realtà è diversa. Quando c’è San Remo di mezzo si fa sempre un gran casino – pappappèro pappappà. Ora bisogna premere forward per raggiungere il 17 febbraio, e riguardare quelle altre immagini che hanno fatto impazzire tutti. Perché ci piacciono le storie dove si può romanzare un po’. Che Ninna sia giornalista e mamma di Federica Brignone non è certo una novità per chi segue almeno un pochino lo sci. Ma qui c’è un palcoscenico differente, evidentemente ammirato anche da chi solitamente non annovera lo sci tra le proprie preoccupazioni quotidiane. Così il quadretto della figlia e della mamma entra nelle case di tutti sotto forma di favola. Intendiamoci, non ci sono i presupposti per creare tenerezza, perché i protagonisti hanno un carattere più pepato che zuccheroso e questo crea una fantastica scena di modernità, ovvero tanto gradita anche ai giovani. Perché Federica è inevitabilmente anche figlia di un modo di essere spontaneo e sbarazzino. «Mi è andato male lo slalom? E chissenefrega. Ho sbagliato perché ho tirato troppo indietro il culo – disse alle Olimpiadi di Vancouver». Questa non è volgarità, ma genuina spontaneità che piace… un casino. Per intenerirci dobbiamo tornare ancora un po’ indietro, al 14 febbraio, quando Peter Fill conquista il bronzo alle spalle di Innerhofer. Qui la tecnica non c’entra molto, perché ad accompagnare sul podio il 28enne di Bressanone ci ha pensato papà Luis che dal letto di un ospedale non è riuscito nemmeno a vederlo. Il racconto di Peter lascia il segno e qualche lacrima di emozione. Ritorniamo però a canticchiare un’altra canzoncina allegra scritta da Manfred Mölgg, nome difficile di un ragazzo simpaticissimo e straripante di tenacia. Forse non sarà mai un personaggio da tabloid, ma un esempio per chi inizia a percorrere una strada come la sua, certamente sì. Che festival ragazzi. Come in ogni rassegna canora c’è però posto anche per qualche stonatura. La musica è di Morzenti, il testo di Ravetto. Entrambi hanno alzato troppo il volume disturbando la sinfonia degli Azzurri. Il Presidente non lo vuole più, sentiment probabilmente generato al parterre dell’Alta Badia dove andò tutto storto. Claudio però è titolare del trionfo di Garmisch e tutti, tecnici e atleti, lo adorano. E pare siano disposti ad andarsene in gruppo se il cittì non sarà riconfermato. Certo non è semplice dirigere la squadra maschile e femminile, perché, come il padre di due famiglie, è costretto a dividere il proprio cuore, le proprie attenzioni. Ma è dannatamente bravo e lasciarlo andare sarebbe un grave errore. Forse ha solo bisogno di un aiuto e le soluzioni ci sono. La più facile e sicura si chiama Roberto Manzoni, la più stimolante si chiama Valerio Ghirardi. Di queste cose però si doveva parlare solo in via Piranesi e non nei parterre di Garmisch dove c’era solo voglia di cantare trallallèro, trallallà!

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Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

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