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La giusta condotta

Stagione alle porte, meglio ripassare i fondamentali della sicurezza in pista, cercando di analizzare quali devono essere i comportamenti corretti e quali sono, invece, quelli scorretti e forieri di incidenti e conseguenti responsabilità. Con questo programma in mente, pensando alla sicurezza, mi sovviene una definizione data qualche anno fa da un autorevole giornalista, attento osservatore delle dinamiche sociali: «intelligenza decrescente». Con questa espressione ci si rifaceva ai comportamenti dei furbetti, degli scaltri, secondo i quali scrollarsi di dosso un qualsivoglia senso di responsabilità aiuta ad andare avanti nel migliore dei modi e, magari talvolta, permette anche qualche beneficio, di vario genere. Bene se questo è, purtroppo, il mondo che ci circonda, cerchiamo di non trasportarlo e dunque sporcare i candidi e immacolati pendii montani; cerchiamo, almeno qui, di rispettare la verginità di una natura che, se pur con qualche modificazione, ancora ci grazia di un dono infinito; cerchiamo qui di essere educati e responsabili, esseri pensanti prima che agenti, coscienziosi prima ancora che sciatori. Per la «cultura della sicurezza» serve l’intelligenza di tutti, un’intelligenza, al contrario di quella richiamata innanzi, che sia in crescita nella personalità di ciascuno, che sia adulto o bambino, che sia maestro o allenatore, che sia gestore di aree sciabili. Che questa intelligenza si applichi sempre e comunque e che ci conduca verso la consapevolezza che se sciamo sicuri noi stessi, probabilmente renderemo sicuri anche gli altri; in fondo basta poco ma talvolta sono proprio le cose che ci sembrano scontate a sfuggirci, dunque evitiamolo. Si abbia un’intelligenza mirata al concetto di sicurezza, inteso questo come prudenza e consapevolezza dei propri limiti tecnici, di rispetto degli altri e delle basilari regole di condotta, oggi previste per legge, per ciò che riguarda gli sciatori così come di reale (e non solo formale-sulla carta bollata) messa in sicurezza delle aree sciabili, per ciò che riguarda i gestori. Nonostante se ne sia parlato molto, ancora oggi molte aree montane destinate alla pratica dello sci e dello snowboard non sono affatto sicure. E dire che, una volta tanto, il nostro paese non se la cava poi così male, se messe a confronto con altre stazioni più o meno blasonate in paesi a noi vicini. Nell’ultimo decennio molto è stato fatto in termini di divulgazione del concetto di sicurezza ma quello che, forse, ancora manca è la consapevolezza che le doverose condotte sono uno straordinario strumento di sicurezza; scopriremo poi, ove già non lo sapessimo, che tale condotta è conforme al dettato normativo vigente: facile dunque, non credete? Si, è proprio così. Facciamo quindi che la nostra intelligenza sia «crescente», nella consapevolezza che l’adozione di maggiori misure di sicurezza e di prudenza ci preserveranno da inaspettati infortuni e/o incidenti. 

About the author

Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

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