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La nuova STF di Max Carca

Vento di novità in STF, la scuola tecnici federale, la casa degli allenatori della nostra federazione. La direzione è passata nelle mani di Max Carca, disponibile a raccogliere l’invito del Presidente Flavio Roda. «Diciamo che ho messo a disposizione della Fisi la mia professionalità per fare qualcosa di diverso dalla Coppa del Mondo – ci ha raccontato Max – Dopo 16 anni avevo voglia di vivere un’esperienza differente e per casualità questo ha coinciso con la volontà della Fisi di modificare il volto di questo settore».
In poche parole, questo significa creare i presupposti per ottenere un rapporto più diretto tra via Piranesi e il territorio. Per questo occorreva un tecnico, un uomo di neve. «Ed io faccio questo dal 1996, partendo dallo sci club, poi Comitato e quindi le squadre. Né più né meno come un atleta».

Quindi ora c’è un allenatore che allena gli allenatori…
Sì, più o meno. Ho da poco partecipato ad alcuni corsi di aggiornamento allenatori allo Stelvio, dove ho vestito i panni di coordinatore. Effettivamente, anche se avevo già fatto delle docenze in passato, la situazione è ben diversa. Qui bisogna confrontarsi e trasmettere linee guida su cui la federazione investe per il futuro, proprio a cominciare dalla formazione e dall’aggiornamento dei tecnici. La mia esperienza pregressa in questo mi aiuta nel senso che ho sempre cercato di lavorare utilizzando sì un metodo autorevole, soprattutto con i più giovani, ma cercando di coinvolgere al massimo gli stessi atleti. Con l’STF la situazione è molto simile, si tratta sempre di un grande staff, dunque cercherò di stimolare la partecipazione dei tecnici coinvolgendoli il più possibile sulle linee su cui la federazione vuole investire per il bene del nostro sport.

Cosa ne sarà di ciò che ha fatto l’STF finora?
Un programma di grande qualità che sarà certamente portato avanti. La Fisi ha prodotto tanto materiale con basi scientifiche, dati oggettivi, non soggettivi. Come il progetto «Long Term», un lavoro molto importante che, come fa sottintendere lo stesso nome, ha bisogno di tempo per dare buoni frutti. In questo ed altro continuerà la collaborazione di Roberto Manzoni che peraltro continuerà a coordinare la formazione dei preparatori atletici dello sci alpino. Quello su cui mi concentrerò io è trasferire i concetti accademici alla praticità. Ovvero, assicurarmi che ciò che arriva dai teoremi scientifici venga finalizzato.

Non c’è il rischio di omologare un po’ tutto?
No, per carità. L’allenatore è un artigiano, inventa ogni giorno. Sarebbe sbagliatissimo tarpare le ali all’esperienza di professionisti che da anni vivono la «battaglia» delle gare. Ma è altrettanto indispensabile tracciare loro, come dicevo prima, delle linee guida tecniche e metodologiche che siano in grado di permettere ad ognuno di esprimersi.

Dicevi prima che sarai più presente sul territorio, cosa significa precisamente?
è presto detto. Sarò più presente possibile in estate-autunno sui ghiacciai e in inverno sulle piste di gara e allenamento. Ho davanti a me i calendari di tutti i Comitati e di ogni squadra Nazionale. Sono in stretto contatto con Matteo Ponato, referente dei Giovani e Andrea Truddaio referente centro/sud Italia anche per i children. Io sono l’uomo in più, soprattutto per la categoria Giovani. Quest’estate mi sono confrontato con gli allenatori delle squadre nazionali per cercare di costruire un piano tecnico dei fondamentali ed elencare gli aspetti su cui puntare di più. Ecco, ora tutto questo devo saperlo trasmettere ai Comitati, seguendo i loro allenamenti e con le orecchie ben tese ad ascotare…
Con questo ruolo di supervisore, da fine novembre-dicembre, parteciperò attivamente al lavoro delle squadre C. Ma prenderò appunti anche su ciò che avverrà al di fuori delle squadre, con i cosiddetti osservati. Che potrebbero entrare in squadra e perché no, essere anche convocati ai Mondiali Juniores. Dagli allenamenti spesso si riesce ad avere un’idea migliore rispetto a una classifica del Grand Prix, dove si rischia a volte di prendere anche qualche granchio.
Potrò poi essere l’uomo in più in alcune occasioni. Capita, nell’evoluzione dei calendari, che due allenatori siano con gli slalomisti, due con i velocisti e che qualche bravo gigantista rimanga da solo. Non si può, o non si dovrebbe. In questi casi interverrò certamente.

Collaborerai con la sorella Coscuma?
Altroché, è una struttura importantissima per l’STF e credo che lo sia anche l’STF per la Coscuma. Il sapere degli istruttori può risolvere agli allenatori diverse questioni, soprattutto legate al metodo tecnico-ludico, ovvero quello che interessa i ragazzi di età scolare, quella della scuola primaria. Ma non solo. Agli allenatori torna sicuramente utile entrare a conoscenza di certi transfert per identificare determinati esercizi e approfondire alcune abilità motorie spesso dimenticate o messe in secondo piano. Un atleta completo deve essere forte su tutti i punti, e perché questo accada può capitare di dover riprendere l’abc dei quattro movimenti fondamentali. Magari noi ci concentriamo cocciutamente sull’inclinazione o sulla tenuta, quindi sull’alto-basso, ma ci dimentichiamo del rotazionale. Ecco che la collaborazione con la Coscuma può tornare molto utile in questo senso. Ci servono «transfert» semplici da trasmettere agli sci club. Dobbiamo essere bravi a saper «far fare» e perché ciò accada si devono sintetizzare i punti fondamentali che abbiamo delineato, senza tralasciare nulla. è proprio questo l’aspetto forse più complesso: va bene portare avanti la conoscenza ma poi bisogna anche riuscire a capire se c’è qualcosa da scremare, individuare le priorità, e costruire una sintesi adeguata da trasmettere agli atleti. Ci tengo anche a sottolineare una cosa. Dici STF e pensi quasi esclusivamente all’alpino. è sbagliato, non è così, c’è anche il nordico e il freestyle/snowboard. Per questo nello staff che oggi ha l’STF ci sono anche Andrea Costa per la tavola e Giuseppe Piller per il fondo, guarda caso già entrambi presenti nella struttura della Coscuma. Sfrutterò questa occasione al massimo perché trovo sia molto interessante anche questo scambio interdisciplinare.

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Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

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