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La paura della prima volta

Con l’aiuto di Chiara, impiegata trentaseienne, proviamo ad analizzare le paure e le ansie dei primi due giorni di lezione sugli sci. Dopo aver preso a noleggio l’attrezzatura e spiegato come chiudere gli scarponi e infilare gli sci, Chiara prova a fare i primi metri sulla neve per raggiungere il campo scuola. L’ansia è già molto alta, lo noto subito dalla tensione del suo corpo la prima paura, dice, è legata alla sensazione di scivolamento: «Temo di perdere il controllo degli sci, di investire qualcuno o di essere investita». Questi pensieri disfunzionali sono legittimi, ma non aiutano Chiara a gestire nel modo corretto la propria ansia, quindi serve rassicurarla prontamente dicendole che il campo scuola è un luogo protetto e che per prima cosa le verrà spiegato come controllare la velocità dei propri sci e come fermarsi. Temere di essere investiti è una delle paure più comuni nei principianti, poiché attiva il senso di passività e impotenza in pista, infatti essi subiscono le traiettorie degli altri sciatori provenienti da monte. Un’altra paura che mi confessa Chiara è in relazione agli altri, lo sguardo delle persone intorno a lei comprende la sua totale inesperienza. Per neutralizzare questo pensiero ansiogeno è sufficiente il vecchio detto «nessuno nasce imparato». Chiara sorride e iniziamo le prime discese a spazzaneve con qualche cambio di direzione. L’ansia inizia ad abbassarsi, sente di essere all’altezza, comprende le spiegazioni tecniche e cerca di mettere in atto le mie richieste. Le chiedo se ci sono altri pensieri che bloccano la sua mente durante la progressione tecnica: «sì, le aspettative della maestra». Non soddisfare le richieste del maestro, irritarlo e deluderlo, per l’allievo può essere un pensiero che alimenta l’ansia cognitiva e di conseguenza lo stato di tensione, di questo bisogna tenerne conto. Chiara, ora più serena, a differenza dei bambini ha bisogno di comprendere il movimento, vederlo, sentirlo e poi provarlo. Ci sono tante informazioni tecniche nello sci, tutte indispensabili per la sicurezza dello sciatore, la rassicuro anche su questo, dicendo che piano piano il puzzle si comporrà e tutto sarà più chiaro. Decidiamo di prendere la seggiovia per provare una pista, sempre facile, ma più lunga. Di nuovo, quando si sposta una persona dalla propria «zona di comfort» l’ansia aumenta ed i pensieri negativi arrivano: «Sarò capace? Come si sale? Come si scende?». Ancora, insieme ricominciamo a gestire l’ansia, con le dovute spiegazioni, integrando un fattore nuovo: la risalita in seggiovia. Superato anche questo ostacolo ci lanciamo verso la nuova pista, scendiamo a spazzaneve, rallentiamo nei punti più difficoltosi e concludiamo la lezione. Chiara con entusiasmo mi dice che ha provato sensazioni molto belle. Torna a casa felice, portando con sé l’apprendimento della curva a spazzaneve e un buon senso di autoefficacia! Il giorno seguente siamo pronte per la seconda lezione. Chiara sembra essere più rilassata, ha sognato di sciare, come spesso capita a tanti allievi dopo la prima esperienza sciistica. Le chiedo di esprimere le paure del secondo giorno: «Ho paura di aver dimenticato tutto, forse ieri essere stata brava era solamente un’eccezione!». L’ansia cognitiva è già sveglia e in funzione trasformando il successo del giorno prima in un caso insolito. L’ansia minimizza le capacità effettive di Chiara: il senso di autoefficacia è già minato! La rassicuro e dopo le prime curve a spazzaneve il suo senso di efficacia è salvo e l’allarme ansia rientra prontamente. Il prossimo obiettivo è la virata e per raggiungerlo dobbiamo aumentare la velocità. Le chiedo se vive ancora come un problema le persone che la guardano, risponde negativamente e aggiunge di sentirsi in grado anche di evitare gli altri sciatori con sicurezza, l’autostima è in aumento! Come si sentirà fisicamente? «Dolori muscolari a parte, per lo sforzo di ieri, oggi sento il rumore delle lamine degli sci sulla neve». Inoltre nota meglio i colori intorno a sé. Questi sono due forti indicatori della ripresa alla normalità di tutti i sensi legati alla percezione corporea. L’ansia è ormai sconfitta!  Siamo a fine lezione, Chiara inizia davvero a divertirsi, si sente meno rigida, percepisce il giusto movimento di gambe e tutto sembra più naturale. Mi strappa un sorriso e dice: «Sciare è bellissimo!».Tecnicamente siamo ormai lanciati verso l’apprendimento della virata. Prima di salutarla le chiedo se può descrivermi  quale paura dovrà  affrontare per la prossima sciata, risponde: «Ora l’unica paura è che la mia euforia per lo sci mi porti ad esagerare andando oltre le mie capacità … ma affronterò anche questo!»  

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Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

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