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L’arrampicata sportiva tra Boulder, Speed e Lead

L’arrampicata sportiva che si divide in tre specialità, Boulder, Speed (Velocità) e Lead (Difficoltà). sta aumentando i propri praticanti anno dopo anno. Grazie alla nascita di strutture specializzate che facilitano l’accesso per tutti, tale passione diventa totalizzante. Scopriamo quali sono le differenze delle tre sfaccettature.

Il Boulder è la specialità più esplosiva: prevede la salita su strutture alte massimo 4 metri, chiamate boulder, blocchi o problemi, da scalare senza corda, ma con l’ausilio di materassi di protezione. L’obiettivo è risolvere il maggior numero di problemi nel minor numero di tentativi. Ogni sessione ha un limite di tempo (5 minuti) in cui i climber possono fare più tentativi per cercare di risolvere il problema. Si considera tentativo quando l’atleta raggiunge una presa, con mani o piedi, che non faccia parte di quelle indicate come partenza. Per considerare il boulder risolto è obbligatorio raggiungere l’ultima presa con entrambe le mani.

La seconda specialità dell’arrampicata sportiva è la Velocità (Speed) che prevede la scalata di una parete di 15 metri nel minor tempo possibile.

L’atleta deve seguire un tracciato convalidato dalla Federazione Internazionale, identico in tutto il mondo. Il top è costituito da un pulsante che ferma il cronometro elettronico, il quale entra in funzione dopo il segnale di partenza. Le gare si svolgono in round eliminatori in cui due concorrenti si sfidano su vie parallele, a circa un metro di distanza l’una dall’altra. Per la protezione si utilizza  una corda già fissata al top e l’imbrago, insieme a una persona che assicura il climber con un apposito strumento.

La Difficoltà (Lead) è la classica salita con la corda dal basso, su pareti lunghe tra 15 e 25 metri e l’obiettivo è raggiungere il punto più alto possibile del tracciato nel tempo massimo di 6 minuti. Nelle gare la classifica è determinata dall’ultima presa raggiunta. Durante la salita gli atleti devono passare la corda all’interno dei punti di protezione, moschettoni ad apertura rapida, rispettando l’ordine progressivo in cui sono posti e senza saltarne nessuno. Per determinare le classifiche fa fede l’ultima presa su cui il climber è riuscito a mantenere una posizione stabile. Si conteggiano solo le prese controllate con le mani.

Se il climber completa con successo la via raggiungendo l’ultima presa del tracciato e facendo passare la corda all’interno dell’ultima protezione, il risultato è considerato TOP.

Inoltre, il giudice stabilisce anche un tempo massimo di salita. Il cronometro parte quando il concorrente non ha più parti del corpo poggiate al terreno.

Nei fine settimana molti dei praticanti dell’arrampicata sportiva si dilettano in arrampicata outdoor. La montagna è uno dei posti ideali dove avviene questa disciplina e, i centri sportivi, permettono di provare l’ebrezza di salire in verticale sulle pareti di roccia.

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Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).