Cortina, 1956. L’Italia ha ancora addosso la polvere della ricostruzione e la voglia di mostrarsi al mondo. Sulla neve della Perla delle Dolomiti sfilano i VII Giochi Olimpici invernali. Il bianco delle piste si mescola all’eleganza dei guanti, ai sorrisi delle delegazioni, al fruscio dei cappotti. Ma dietro quella facciata di mondanità, sport e diplomazia, qualcosa cambia davvero.
Le donne ci sono. Poche, invisibili forse, ma presenti. Non solo atlete — che già basterebbe — ma anche giornaliste, giudici, allenatrici, segretarie, architette, interpreti, speaker. Donne che lavorano, osservano, raccontano, sostengono. Figure rimaste ai margini, dimenticate da una storia che per decenni ha preferito guardare altrove.
Con “Le donne di Cortina 1956”, Antonella Stelitano e Adriana Balzarini riaccendono quella memoria sepolta. Danno voce e volto alle protagoniste nascoste, ricostruendo un mosaico di destini femminili che intreccia sport, emancipazione e la lenta rivoluzione sociale dell’Italia del dopoguerra.
Pubblicato da Edizioni Minerva, con prefazione di Deborah Compagnoni, il volume raccoglie documenti inediti, fotografie, articoli, lettere. Tasselli di un affresco che restituisce la verità di quei giorni: la nascita di un sogno olimpico femminile.
C’è Giuliana Minuzzo Chenal, prima donna al mondo a leggere il giuramento olimpico;
Fiorella Negro e Manuela Angeli, celebrate sulla stampa di allora per il loro coraggio; Giovanna Mariotti, unica giornalista italiana accreditata; Alberta Vianello, unica tedofora; Franca Helg, architetto dell’immagine dei Giochi, tanto innovativa da ispirare Tokyo 1964; e ancora Giuliana Attenni, al montaggio del film Vertigine Bianca.
E poi voci senza nome: l’unica speaker, le addette alle premiazioni, le interpreti, le segretarie, le donne che custodirono bandiere e ricordi, le ampezzane che aprirono le loro case al mondo.
Le cronache del tempo, però, raccontavano altro. Alle gare femminili, poca attenzione. Ai risultati, ancora meno. Si scriveva dei loro abiti, dei sorrisi, dei fidanzati. L’unica donna a meritare i titoli dei giornali, in quei giorni, era Sophia Loren, madrina dei Giochi. Il resto scivolava via, come neve fusa in primavera.
Oggi questo libro rimette tutto al proprio posto.
Alterna ritratti inediti e analisi storica, ricuce trame interrotte, ridà dignità alle pioniere di un’epoca che aveva più limiti che libertà, ma anche più coraggio che paura. È un viaggio nella memoria collettiva, ma anche una lente sull’attualità.
Perché a un passo da Milano-Cortina 2026, quelle storie tornano a interrogarci: cosa resta della loro battaglia? E cosa significa oggi “esserci”, da donna, in uno sport che si misura ancora più in secondi che in riconoscimenti?
Per Edizioni Minerva, è un nuovo tassello in una missione culturale precisa: raccontare dove lo sport incontra la società, dove l’impresa diventa linguaggio, dove il gesto femminile si fa racconto universale.
“Le donne di Cortina 1956” non è solo un libro. È una restituzione. Un riscatto. È la neve che si fa memoria.
Si può acquistare nelle migliori librerie: a 25 euro






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