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Le responsabilità in caso di valanga

Trattiamo oggi in breve un argomento molto sentito, spesso in occasione di eventi tragici: quello delle valanghe che spesso colpiscono e travolgono sciatori. Fortunatamente il fenomeno non è così frequente e soprattutto raramente coinvolge le piste da sci e gli sciatori che tranquillamente percorrono i nostri comprensori. Talvolta però accade e dunque occorre seriamente interrogarsi e verificare perché ciò è successo, perché non lo si è previsto oppure se lo si poteva e doveva prevedere. La riflessione è stata stimolata anche dal contributo di un lettore, il cui nominativo non divulgo per ragioni di privacy, il quale ci ha scritto evidenziando un accadimento di una valanga staccatasi da un costone proprio a ridosso di una pista e il cui scivolamento ha attraversato e invaso l’intero percorso sciabile; fortunatamente, credo, senza esiti in quanto accaduto in ore di chiusura degli impianti. Il lettore ci chiede: Chi è responsabile se una valanga finisce su una pista battuta e travolge gli sciatori?
Nel caso una pista sia a rischio valanghe i gestori degli impianti sono obbligati a chiuderla?
Le domande sono legittime e pertinenti. In un caso come quello segnalato la responsabilità di prevenire una situazione del genere è certamente in capo al gestore dell’aerea sciabile. Costui ha l’obbligo di verificare e monitorare costantemente i pendii in propria concessione, evidenziarne le criticità e porre in essere ogni diligente opera per rendere la zona sicura. Nello specifico il gestore di una pista posta a ridosso di un ripido pendio ove può accumularsi un carico di neve, ha l’obbligo di porre in essere ogni ragionevole misura atta ad evitare un evento valanghivo. Se ciò non fa o non lo fa con la dovuta accuratezza e attenzione, mettendo in sicurezza l’area, in caso di valanga risponde pienamente degli eventuali danni cagionati a persone o cose. Naturalmente è obbligato a chiudere la pista non solo in caso di conclamato evento ma anche in tutti i casi di rischio concreto o prevedibilità.
Dunque il discrimine è: 
a) il luogo di manifestazione: area sciabile, o comunque area gestita in concessione, area aperta al pubblico utilizzo;  
b) prevedibilità dell’evento.

Tutto diverso il discorso è per gli eventi valanghivi che si determinano lontani dalle aree sciabili e dunque lontani dal diretto obbligo di sorveglianza e sicurezza imposto ai gestori. Il freeride è disciplina in auge ed affascinante ma occorre sapere quali rischi si corrono. I gestori delle aree sciabili non sono responsabili per eventi che si determinano al di fuori delle aree concesse (salvo i casi di fuori pista nelle immediate vicinanze delle piste per i quali si può discutere…), dunque ogni freerider deve sapere di assumere su se stesso la responsabilità degli eventi, responsabilità per danni che possa egli stesso subire ma anche procurare a terzi e cose. Obbligatorio  per la pratica del freeride è avere con se e adottare: pala e sonda salvavita; ARVA-localizzatore elettronico satellitare GPS, indossare il casco, avere una preparazione fisica e tecnica adeguata al percorso che si intende svolgere, non avventurarsi da soli. In caso di incidente la vostra incolumità o salvezza potrà dipendere anche dalla presenza o meno di uno o più compagni di avventura che potranno, se presenti, prestare i primi, determinanti, soccorsi, e comunque attivare le squadre di soccorso. Cosa saggia e doverosa è affidarsi a un accompagnatore professionale, possibilmente una guida alpina o comunque un maestro, che abbia comprovate capacità di gestione del gruppo escursionista e conoscenza specifica della zona. La conoscenza delle capacità tecniche di tutti i componenti sciatori, la conoscenza del terreno sottostante, della sua conformazione orografica, la giusta scelta dell’itinerario in relazione alla capacità dei partecipanti, oltre alla valutazione delle condizioni meteorologiche dello stato del manto nevoso in relazione alle temperature previste secondo gli ufficiali bollettini valanghivi presenti e consultabili in ogni stazione montana (oltre che ormai sul web…), costituiscono le misure minime ma determinanti per una escursione in sicurezza. III 

About the author

Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

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