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L’argomento sicurezza in montagna è sempre di valida attualità. Per quanto riguarda più specificamente gli appassionati lettori , questa va intesa come sicurezza sulle piste in senso ampio e le condotte che gli utenti sciatori sono tenuti ad adottare nel rispetto degli altri in primo luogo, a tutela della propria incolumità e, infine, per dovere sociale del rispetto delle norme di legge che disciplinano questo settore. E non a caso il concetto del rispetto delle norme di legge (nello specifico le disposizioni della nostra legge quadro-nazionale n. 363/2003), personalmente, pongo all’ultimo posto di questa graduatoria. 
Si badi bene che questo non vuole minimamente dire che sia meno importante il rispetto delle norme: chi, come il sottoscritto, non crede che il rispetto delle norme del nostro ordinamento sia importante e vitale per la corretta convivenza civile e la protezione dei nostri diritti e interessi? Il problema però è un altro. La norma, intesa nella sua funzione sanzionatoria-repressiva (il verbale, la multa che anche agli sciatori può essere comminata in caso di infrazione) interviene «a cose fatte», a violazione commessa, ad incidente avvenuto. Ciò è pur vero che accade comunemente in ogni ambito della nostra società ma non per questo, purtroppo, risolve il problema. La contestazione di un’infrazione e l’applicazione di una sanzione  avrà si raggiunto lo scpo – doveroso – sanzionatorio e repressivo della condotta, ma non avrà risolto il problema della sicurezza, se non in minima parte laddove la coscienza del soggetto sanzionato sarà sensibile ed avrà un effetto memoria e di coscienza sociale pro futuro. Il più delle volte però non è così. La sanzione, come detto, interviene «a cose fatte», a infrazione commessa o ad incidente avvenuto; dunque la norma di legge ha fallito clamorosamente!! Il punto, invece, è quello della «cultura della sicurezza», della coscienza civile che impone a ciascuno di noi, moralmente direi prima che giuridicamente, l’obbligo di informarsi e consocere le regole disciplinanti un determinato settore (nel nostro caso le regole che presiedono alle corrette condotte in montagna e sulle piste da sci e snowboard). 
Questa dunque la base; le modalità educative per raggiungere il fine, il punto nodale. A mio parere in Italia si fa poco per questo. Si dibatte molto, se ne parla, talvolta anche un po’ eccessivamente, e si fanno molte norme, basti pensare che le Regioni integrano la diciplina quadro nazionale con singole normative regionali di recepimento, all’interno delle quali impongono e dispongono ciò che ritengono utile e giusto; su questo poi è inevitabile che si ingenerino dibattiti e contestazioni, basti pensare al recente caso della normativa Regionale Piemontese che ha introdotto una obbligatorietà di copertura assicurativa (intesa come copertura per la responsabilità civile, come l’automobile per intendersi) per tutti coloro che vogliono andare a sciare. Ma siamo ancora, in qulche modo, nel giusto. E dico questo perché comunque, a torto o ragione, in altri paesi a noi vicini (Austria, Svizzera e Francia) la sensazione della sicurezza, andando a sciare sui questi bellissimi pendii, è talvolta messa in seria discussione: pochi controllori in pista (poliziotti o pisteurs); protezioni a bordi pista limitatissime, solo dove proprio non potrebbero non esserci, ampi tratti di piste molto meno battute che da noi (molto spesso vi sono proprio interee aree di proposito lasciate prive di battitura a beneficio e soddisfazione di che vuole cimentarsi su terreni sconnessi e gobbosi). Qui effettivamente ciò che si nota è che, talvolta, si corrono più rischi: sciatori che il concetto della moderazione della velocità in pista, soprattutto in presenza di affollamento, strettoie, considzioni di manto neve in qualche modo insidiose, zone limitrofe agli impianti, scuole sci etc., non conoscono; eppure poco o nessun controllo e pochissime attività repressive sanzionatorie. 
E allora? Accadono più incidenti? La risposta è no! Cosa vuol dire tutto questo? Vuole dire, come ho sentito dire più volte da uno dei massimi esperti di sicurezza in montagna  svizzero, che in realtà per la cultura della sicurezza non servono in assoluto altre norme di legge; sono sufficeinti quelle del glorioso Decalogo FIS, la cui normativa di rango certamente non costituzionale, è valutata alla stregua di norma di legge da tutti, utenti sciatori e Tribunali laddove chiamati a giudicare di un fatto.
In realtà però forse la risposta è anche un’altra: ossia che in Paesi diversi dal nostro, la montagna e la cultura della sicurezza è qualcosa di più radicato nel tessuto sociale che da noi. E allora per noi, popolo Italico, ben vengano in qualche modo anche le regole di legge, consapevoli però del fatto che, come detto, a mio avviso, quando operano danno il senso di un fallimento. E se così è non progrediremo mai!!  Dunque perché non cominciare anche noi a divulgare il senso culturale e sociale della sicurezza in montagna? Occorre però cominciare presto e bene, ossia cominciare dal basso, dai nostri piccoli sciatori dell’età scolare primaria ai quali fin dai primi approcci sulla neve occorre che siano impartite (naturalmente con le modalità didattico-educativo consone) le basilari regole per affrontare serenamente e in sicurezza ogni giornata sulla neve. 

In questo i maestri di sci e i clubs hanno una enorme responsabilità e un grande onere che, ahimè, io non noto essere presa in più di tanto considerazione (naturalmente le eccezioni ci sono e come…!). Non basta fregiarsi sul petto della coccarda di maestro per essere un bravo maestro; siamo nel 2010, il ruolo delle scuole sci deve essere qalcosa che va oltre la tecnica sciatoria…. Ma questo impone un radicale progresso culturale di ogni suo membro, che rappresenta l’unica via maestra verso anche una progressione ecnomica dell’intero sistema; diversamente si fallirà, così come falliscono le norme di legge laddove intervengono con la loro, doverosa, funzione sanzionatoria. Nel frattempo o in mancanza di questo, come sempre, sulle famiglie e sui genitori grava questo determinanate obbligo morale. Facciamolo dunque tutti, sarà ben fatto, avremo insegnato ai nostri figli ad andare in montagna in sicurezza, li avremo resi degli sciatori e degli uomini del domani, migliori.

 

About the author

Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

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