Il comparto montagna tira un sospiro di sollievo, lo sci per ora si salva, ma con precise indicazioni date dai tecnici di palazzo. Il settore deve urgentemente adottare un protocollo unico e che sia migliore possibile.
Cosa significa?
Che lo sci parrebbe salvo sia agonistico che amatoriale, se tutte le Regioni sapranno dotarsi di un protocollo unico, condiviso che esce dalla Conferenza Stato-Regioni e che viene validato dal CTS.
La condivisione di questo protocollo – dice Valeria Ghezzi, presidente Anef, non è difficile da raggiungere. Ci sono solo un paio di punti da definire, ma è questione di pochissimo tempo.
Nel frattempo gli impianti dovrebbero rimanere chiusi da domani anche se L’Alto Adige dovrebbe uscire con un’ordinanza che riprende le disposizioni Uni fino a quando non si esprimerà il CTS
Insomma, chiarezza totale non c’è. Il protocollo esiste e dovrebbe essere quello adottato e redatto da Veneto, Trentino, Valle d’Aosta, Lombardia e Alto Adige.
Tale risultato si è raggiunto dopo un lavoro che si è protratto per quasi la notte e che ha consentito di cancellare la chiusura degli impianti di risalita, come ipotizzato in una prima bozza del Dpcm.
La conferenza delle Regioni si era opposta a tale provvedimento, pregando il Governo di cancellare quella specifica dal punto F.
Il nuovo DPCM, che in realtà non è chiaro al 100%, recita così al punto MM: Sono chiusi gli impianti nei comprensori sciistici. Gli stessi possono essere utilizzati solo da parte di atleti professionisti e non professionisti, riconosciuti di interesse nazionale dai Comitato olimpico nazionale italiano (Coni), dal comitato a italiano Paralimpico, (Cip), e/o dalle rispettive federazioni per permettere la preparazione finalizzata allo svolgimento di competizioni sportive nazionali e internazionali o lo svolgimento di tali competizioni.
E fino qui sembrerebbe che per gli amatori lo sci sia bandito.
Ma poi il punto continua così: “Gli impianti sono aperti sono aperti agli sciatori amatoriali solo subordinatamente all’adozione di apposite linee guida da parte della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome e validate dal Comitato tecnico-scientifico, rivolte a evitare aggregazioni di persone e, in genere, assembramenti.
Il protocollo, come detto, esiste e deve essere adottato da tutte le Regioni, indistintamente.