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Lorenzo Conci: ecco il mio programma

Il meeting di ieri di Lamberto Gancia è stato anticipato di 24 ore sempre a Verona da quella di Lorenzo Conci e alcuni degli interlocutori invitati hanno potuto assistere a entrambe le presentazioni. Conci ha anticipato Gancia anche nella stesura del programma, poiché Lamberto ieri ha preferito indicare come dovrebbe essere la struttura della Federazione rimandando i temi cruciali del programma agli imminenti incontri con gli sci club dei prossimi giorni. Lorenzo si è invece rivelato più apertamente ed ecco una bozza del suo pensiero.  

Si parte dal concetto base che l’elaborazione del progetto da realizzare per impostare una Federazione moderna e dinamica, debba partire dall’esame dei ruoli e dei compiti sia del vertice che della base. Ed è compito della Fisi Centrale finalizzare il lavoro che porta a risultati agonistici di prestigio in ogni disciplina; compito che va svolto da professionisti.

Al territorio spetta quello di portare alla luce i talenti, attraverso le gare dei circuiti provinciali, regionali e giovani. Ma il messaggio che costituisca la leva che attira le famiglie ai club e all’attività di base, va concertato assieme e promosso da Fisi Centrale. Deve veicolare l’idea che promuoviamo uno sport, che è sano, all’aria aperta e che è legato alla cultura e all’identità della parte montana del nostro territorio, sia sulle alpi che sugli appennini.

Una delle missioni è quella di promuovere cultura sportiva, che è il presupposto per crescere, avere tesserati e attività. Il territorio deve essere orgoglioso dell’immagine della Federazione che deve proiettare capacità organizzativa, efficienza, buon senso e praticità, ma anche tensione ideale e attenzione ai giovani, al nuovo che affiora tutti giorni. E ancora rispetto e riconoscenza per l’attività degli innumerevoli volontari che costituiscono la spina dorsale del movimento. Il lavoro dei vari settori (4: alpino, nordico, bob e slittino, snowboard e freestyle) deve essere coordinato da figure professionali e alimentato attraverso commissioni e gruppi di lavoro che raccolgano l’esperienza dei volontari e semiprofessionisti che operano sul territorio.

Il principio ispiratore più importante riguarda la riorganizzazione generale. Dobbiamo dividere le 4 grandi discipline in modo che ciascun direttore sportivo abbia la possibilità di controllare ogni aspetto della sua attività, compreso quello della propria segreteria e dei propri collaboratori in sede, in modo tale da far prevalere l’immediatezza e il buon senso, ispirato dall’esperienza, sul dirigismo burocratico che tende ora a condizionare il lavoro.

Dobbiamo invece creare contatti  strutturati e regolari tra i 4 dipartimenti per creare opportunità di scambio di esperienze e  favorire la crescita del senso di appartenenza al medesimo gruppo che opera per l’affermazione della Federazione. 

In pratica si tratta di implementare un modello che è il contrario di quello attuale, dove la burocrazia è (non in senso strettamente dispregiativo) impersonale e permeata di procedure e direttive, ordini di servizio di varia natura che scoraggiano e inibiscono il contatto tra gli operatori, gli stessi soci e i potenziali partners e la Federazione.

Il direttore sportivo è nella posizione di elaborare le proprie procedure, renderle adatte al proprio settore ed esserne ambasciatore verso l’esterno fino a concludere rapporti di collaborazione (sponsorizzazioni e partnership) che richiederanno solo il nulla osta del Presidente e del Consiglio, ma del cui rispetto e applicazione, potrà farsi carico egli stesso.

Questa scomposizione operativa darà dignità, attraverso una maggior autonomia operativa, anche alle discipline più piccole e consentirà anche di ridimensionare il ruolo e le responsabilità del Segretario Generale, figura che negli ultimi 20 o 30 anni è stata sempre difficile  da trovare e formare.

Se i direttori sportivi saranno tenuti a coordinare anche l’operatività del proprio personale di sede, il Segretario Generale potrà seguire da vicino il personale responsabile dei sevizi amministrativi e  di quelli generali confrontandosi regolarmente con i DS, ma nell’ambito di un rapporto più paritetico nel quale le responsabilità di ciascuno restano precisate e distinte.  

PRESIDENTE e CF
Devono creare questa struttura, individuare le figure adatte ed imporre gli obiettivi e la dotazione di mezzi per raggiungerli, ma non devono presumere di avere la competenza per entrare nel merito delle scelte via via operate dai DS, i quali verranno giudicati per i risultati prodotti in relazione agli obiettivi concordati, ma non sulla base di un rapporto di quotidiana sudditanza.

Il CF opererà come il CdA di una azienda, con il compito di individuare la missione e i tempi e i modi per raggiungere gli obiettivi fissati, ma non dovrà più esistere la figura del consigliere referente che presume di avere competenza sufficiente per dialogare ed imporre scelte o visioni al tecnico. I consiglieri saranno chiamati a partecipare ed eventualmente aiutare a coordinare l’attività delle commissioni e dei gruppi di lavoro che dovranno lavorare su sviluppi e scenari futuri mentre l’attività ordinaria viene lasciata ai DS professionisti, che chiaramente ne risponderanno.

Il difetto principale della struttura attuale va individuato nell’interfaccia tra figura professionale e dirigente volontario, a causa della tendenza a far prevalere la “volontà politica” sulla competenza specifica. Questo può inibire e deresponsabilizzare il tecnico, che potrebbe permettersi di essere mediocre ma obbediente, dove invece bisogna pretendere che sia elevato il contenuto in competenza ed esperienza, come forte deve essere la capacità di leadership dei direttori sportivi e poi via via secondo questo modello, di allenatori e tecnici per fare in modo che a ciascuno siano chiari e definiti i contorni del proprio mandato operativo.

Mi candido per impegnarmi a realizzare questo progetto che porterà la Federazione ad essere nuovamente tra le più forti e prestigiose del mondo, non solo per i risultati conseguiti sul campo ma per la qualità dell’organizzazione, il numero dei soci, la forza, la compattezza e l’adesione ad una visione comune che unirà coloro che ne hanno a cuore le sorti, ciascuno nel proprio ruolo, gli impiantisti, le istituzioni, il comparto turistico, i maestri di sci, i volontari che portano avanti i club e le famiglie dei ragazzi che ogni anno vengono avviati al nostro sport. Non avanzo la mia candidatura per oppormi a qualche altro candidato, ma per proporre una nuova politica per la FISI, nuove scelte e modi diversi per raggiungere i nostri obiettivi. Ho il timore che la Federazione sia avviata verso un periodo di crisi di identità e di motivazioni e mi porto dentro una visione forte di ciò che bisogna fare e di come deve diventare la FISI del futuro.

About the author

Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

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