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L’ultimo parallelo

Pochi giorni fa, esattamente il 23 marzo, si è celebrato il 40esimo anniversario di una delle gare più celebri della storia della Coppa del Mondo. Almeno, per i nostri colori è così. Si tratta del parallelo di Ortisei del 1975 che vide Thoeni e Stenmark contendersi la Coppa del Mondo. Doveva essere una gara show, una festa finale dopo tante gare organizzate nel corso della stagione, e di certo la Fis non si sarebbe mai sognata di vivere l’evento come decisivo per l’assegnazione della sfera di cristallo. Le dinamiche di quel parallelo sono state condizionate dalla genialità di Mario Cotelli. I due campioni si sono ritrovati in finale anche attraverso tatticismi di squadra avvenuti nel corso delle eliminatorie che mai verranno alla luce sotto forma di verità. Sta di fatto che 40 mila tifosi disseminati lungo la pista (che ora non c’è più) e al parterre d’arrivo e svariati milioni di telespettatori, impazzirono letteralmente quando Gustavo tagliò il traguardo incontrastato, mentre Ingo usciva nel disperato tentativo di recuperare il ritardo accumulato fin dalla partenza. È facile mettere in pista un altro parallelo: da Gustavo ad Alberto. Quei 40 mila appassionati si ritrovarono 20 anni dopo a Bormio per festeggiare la Coppa del Mondo conquistata da Tomba. Due straordinari campioni completamente diversi tra loro. Riservato, serio, poco propenso all’esaltazione il primo, guascone fino al midollo il secondo. Coppe vinte pro Gustavo, gare vinte pro Alberto. Le differenze sono notevoli, ma quello che hanno lasciato nell’ambiente neve viaggia perfettamente in parallelo: aumento del popolo delle neve, aumento della vendita di attrezzatura, boom dello sci. Sono 20 anni, dunque, che la Coppa non torna in Italia, la gente sulla neve è diminuita e di conseguenza anche le vendite degli sci. Quanto sia importante vincere la Coppa del Mondo è persino superfluo dirlo, ma è la pura verità. Soprattutto per noi italiani, popolo di tifosi e meno di sportivi. I Thoeni e i Tomba non si creano, nascono così e si affinano con l’allenamento, per cui non abbiamo altro da fare che attendere un dono divino. Marcel Hirscher è molto diverso. Un talento puro costruito per vincere la Coppa. I tecnici austriaci hanno individuato tanta bontà fin da quando Marcel era un ragazzino e sono stati geniali a programmarlo sfruttandone al massimo ogni sua prerogativa. Una specie di robot umano. Molto simile è la storia di Mikaela Shiffrin. Ora si potrebbe discutere se attendere sul divano un regalo dal cielo oppure metterci a costruire anche noi un super uomo e una super donna. La nostra squadra, nei numeri, è seconda solo all’Austria, ma saliamo pochissimo sul podio. Abbiamo quantità e non qualità. Claudio Ravetto, ex cittì fino allo scorso anno, stava impostando le cose per privilegiare il singolo e non il gruppo. Della serie, pochi ma buoni. È stato mandato via perché il tentativo, probabilmente non ancora concluso, fallì. È arrivato allora Massimo Rinaldi, che ha portato il progetto opposto: costruiamo il gruppo e non il singolo, tenendo in forte considerazione i giovani. Quest’anno il bottino è leggermente più gonfio del 2014, ma rimane comunque insoddisfazione, oltre che la cocente delusione dei Mondiali dove abbiamo vinto solo la medaglia della miseria. Rinaldi è stato confermato nel ruolo di direttore sportivo, mentre arriva Massimo Carca a governare il settore maschile. Il progetto Rinaldi, dunque, prosegue e secondo noi è la strada giusta. Intendiamoci, non è sbagliata l’ideologia di Ravetto: prendiamo Roberto Nani e Marta Bassino, Giovanni Borsotti e Fede Brignone, solo per fare un esempio, e mettiamogli addosso uno staff solo per loro. Che gli altri si arrangino, visto che le Fanchini, Paris, Innerhofer, Razzoli e Gross non hanno più bisogno della balia. Questo accade in tante squadre, come in quella americana ad esempio, che considerano solo Ligety, Vonn e Shiffrin, mentre uno come Steve Nyman (1°, 3°, 4° e 5° in discesa) tira fuori 30 mila euro di tasca sua per girare il mondo, a meno che Bode Miller gli consegni il suo posto. Cosa orribile vero? Un’autentica ingiustizia sportiva. In compenso Ted, Lindsey e Miky vincono un sacco di gare, di coppe e di medaglie, noi invece arriviamo quarti o quinti, salvo rare eccezioni di furia agonistica. Con la formula Ravetto, magari molto più radicale di quella che ha seguito quando comandava, avremmo forse vinto più gare e qualche medaglia. Dinnanzi a questi due sistemi paralleli, è davvero difficile scegliere una strada. La Svizzera ha optato per quella di Rinaldi e sta crescendo. Quest’anno sono arrivati ottimi risultati sui palcoscenici meno celebrati dalla Fis, da Battilani, Pichler, la stessa Bassino, Sosio… Hanno bisogno ancora di tempo per crescere nella squadra A, perché davanti a loro ci sono i veterani, quelli bravi, quelli che vivono costantemente attorno alla ventesima posizione e le risorse economiche sono quelle che sono, cioè pochissime. Si formeranno con i tempi che ci vorranno, forse arriveranno sul podio, forse saranno solo artefici di un buon risultato di squadra. La loro potrà non essere una vita di vittorie, ma semplicemente di sano sport (e di famiglia), dove si lotta, si dà tutto se stessi, si piange e si esulta tutti assieme e non solo con se stessi. Anche questa è una bella sfida. Come quella di 40 anni fa a Ortisei, quando Gustavo vinse la sua quarta Coppa del Mondo a 24 anni, 24 mesi più giovane del fenomeno Hirscher. O come quella che l’anno prossimo Sciare si appresterà ad affrontare per la cinquantesima stagione!

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Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

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