Alcune gare non restano nel tabellino: aprono una stagione nuova. La 10 km a skating di Trondheim appartiene a questa categoria. Il sesto posto di Maria Gismondi non è un risultato isolato, ma un segnale che si allunga oltre la neve norvegese e tocca tutto il fondo italiano.
La ventunenne poliziotta di Subiaco ha sciato da protagonista vera, senza timori reverenziali, senza la prudenza tipica di chi sta ancora misurando le prime volte. Ha imposto ritmo sui primi chilometri, ha attraversato la parte centrale con lucidità e ha saputo restare vicina al gruppo che decide i podi, quello che di solito filtra il mondo in due categorie: chi appartiene e chi insegue.
Gismondi, oggi, apparteneva.
Per lunghi tratti ha rotto l’egemonia scandinava insieme alla sola Jessie Diggins, unica altra atleta capace di infilarsi nel duello Svezia–Norvegia. Un dettaglio che parla più dei numeri: competitiva sul terreno più selettivo della disciplina, su una distanza che assegnerà le medaglie olimpiche a Milano Cortina 2026.
Il distacco finale — 26″1 dalla vetta — diventa quasi un’investitura. A Oslo, lo scorso marzo, era arrivato un nono posto sulla stessa distanza; a Trondheim è arrivata la conferma. E una conferma, a ventun anni, vale più di una sorpresa.
La storia aggiunge un altro tratto ancora più nitido: nessuna italiana, dal 2011, si era infilata nelle prime sei di una gara distance. L’ultima era stata Arianna Follis, nella pursuit di Falun. Quattordici anni dopo, una ragazza cresciuta sulle montagne del Lazio riporta l’Italia nel cuore del fondo mondiale.
Il verdetto della gara
La vittoria è andata a una perfetta Ebba Andersson in 26’05″3, padrona assoluta del ritmo norvegese. Dietro di lei la connazionale Moa Ilar, staccata di 2″0, mentre Jessie Diggins ha completato il podio con +16″5, consolidando la leadership della generale (482 punti contro i 480 della stessa Ilar).
Quarta la norvegese Astrid Oeyre Slind, quinta la svedese Jonna Sundling, poi una Gismondi che ha resistito ai ritorni e ha protetto il suo piazzamento con un’ultima tornata da atleta matura.
Nel gruppo azzurro si è distinta anche Caterina Ganz, venticinquesima a 1’08″1. Più indietro Nicole Monsorno (62ª), Nadine Laurent (65ª) e Federica Cassol (67ª).
Perché questo risultato vale molto più di un sesto posto
La qualità del gesto è stata il vero perimetro del risultato. Gismondi non ha solo resistito: ha costruito, ha gestito, ha scelto dove affondare e dove attendere. Nessuna frenesia, nessuna rincorsa cieca, nessun “giorno di grazia”: solo una prova piena, respirata, solida.
Sulla neve più difficile, nel luogo che più esalta il fondo femminile scandinavo, ha mostrato una presenza che non appartiene alle debuttanti, ma a chi ha compreso il proprio orizzonte.
Il circuito ora si sposta a Davos, dove venerdì 12 dicembre andrà in scena la team sprint. Una logica diversa, un terreno nuovo. Ma dopo Trondheim, l’Italia riparte con una certezza: il movimento ha ritrovato un riferimento tecnico e mentale capace di cambiare la direzione. Maria Gismondi non ha solo firmato un piazzamento.
Ha rimesso il fondo azzurro nel paesaggio che conta
“È stata una sensazione particolare – ha dichiarato al traguardo -. Questa distanza è la mia preferita in assoluto e ho trovato una pista particolarmente adatta alle mie caratteristiche. Sono arrivata molto vicina alle avversarie più forti del circuito, significa che la preparazione è stata buona, per cui voglio godermi questo momento. Non mi rimane che continuare a lavorare in questa direzione”.






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