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Mondiali Garmisch: curiosità per sorridere

Wall Street in rialzo
Christof Innerhofer (dopo l’oro in superG): «Lo sci è come la borsa: è più facile perdere che vincere».

Narciso
Christof Innerhofer (ogni giorno): «Tezenis ha scelto me come testimonial perché sono uno che fa girare la testa alle donne quando passo».

Galletto
Christof Innerhofer: «Se Svindal si stanca troppo a passare tutte le sue serate con Julia Mancuso non c’è problema, posso anche dargli un po’ il cambio!».

Disponibile
Maria Riesch (alla vigilia dei Mondiali): «Io non capisco gli atleti che si lamentano della popolarità, dovrebbe fare solo piacere, per me non è un peso firmare autografi o fare foto con i tifosi, sarebbe molto peggio se nessuno mi guardasse!».

Altruista
Peter Fill (dopo le prime due medaglie di Innerhofer): «Per i nostri allenatori, per gli skimen e per tutto lo staff lo stipendio non è tutto, il vero appagamento per loro sono i nostri risultati: e quando questi arrivano tutti in squadra dovremmo essere contenti, è brutto vedere musi lunghi quando le cose vanno bene anche solo a uno».

Autogufata
Aksel Lund Svindal (alla vigilia della discesa): «Pista pericolosa? Per ora nessuno si è fatto male, quindi non direi proprio». Il norvegese non aveva tenuto conto della zona traguardo, cadendo nella quale è finito all’ospedale, per fortuna senza gravi conseguenze. 

Piscina? No grazie
Dominik Paris (dopo la 2° prova della DH): «A me piace sciare in inverno, non in estate, non siamo nuotatori, oggi la neve sembrava acqua!».

Incosciente
Lara Gut (dopo la DH della supercombinata): «Io la bandiera gialla l’ho vista, ma ho visto anche che l’addetto si è spostato, così ho continuato!». 

Riconoscente
Elisabeth Goergl (dopo il secondo oro): «Visto tutto quello che i nostri genitori hanno speso per farci sciare, io e mio fratello Stephan anni fa abbiamo fatto un contratto con loro, mettendo per iscritto che se fossimo diventati forti li avremmo ripagati».

Cannibale

Anja Paerson (dopo il Team Event): «Una medaglia è una medaglia, tutte le 19 che ho vinto mi hanno reso felice allo stesso modo». 

About the author

Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi.

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