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Morzenti: ‘La mia versione su Ravetto’

Nel commentare la decisione del Coni di commissariare la Federazione Italiana Sport Invernali (FISI), in diversi articoli apparsi sui mezzi di informazione, oltre agli aspetti giuridici legati alla sentenza dell’Alta Corte di Giustizia sportiva, si è fatto riferimento ai rapporti tra il sottoscritto e Claudio Ravetto, riconducendoli ad una sorta di ingenerosa invidia da parte del Presidente nei confronti del Direttore Agonistico vincente.

Questa versione dei fatti non solo appare del tutto infondata e fuorviante, ma rischia anche di impedire agli appassionati di sport invernali di sapere come stiano le cose veramente. Per questa ragione dunque, con la speranza di contribuire a fare chiarezza su un punto che ha avuto un peso determinante sulle ultime vicende della FISI, vorrei fornire una lettura perlomeno “informata” di quella che, a questo punto, può davvero essere definita la “querelle Ravetto”.

Si usa spesso dire nel mondo dello sport che le vittorie sono di tutti, mentre le sconfitte sarebbero in qualche modo di uno solo. Curiosamente tuttavia, in situazioni in cui Ravetto e il sottoscritto mantenevano i medesimi ruoli,  non è questa la misura con cui alcuni commentatori sportivi hanno giudicato alcune gare internazionali a cui gli atleti della FISI hanno partecipato: mentre infatti in merito alle Olimpiadi Vancouver, nonostante la straordinaria prestazione di Razzoli, fu lamentato per lo sci alpino un deludente risultato destinato a coinvolgere in un’aperta critica anche il sottoscritto, ai Mondiali di Garmisch i buoni risultati vennero attribuiti  al Direttore Agonistico con una tale enfasi ed esclusività da veder messo in ombra non solo il ruolo del Presidente, ma addirittura il merito degli atleti.  

Il merito delle vittorie, prima ancora che al Presidente e al Direttore Agonistico, va attribuito in primo luogo gli atleti e, immediatamente a seguire, a coloro che li supportano quotidianamente sul piano atletico, tecnico e psicologico. Al riguardo infatti non si può non ricordare come a Garmisch tre medaglie sono state conquistate dall’Italia grazie a un solo atleta, Christoph Innerhofer, allenato da Gianluca Rulfi per la velocità, da Jacques Theolier per lo slalom, oltre che supportato da Massimo Carca. Il resto dell’organizzazione, Ravetto e me compresi, come si  diceva dell’intendenza napoleonica, “seguiva” anche nel merito, avendo la funzione di creare le condizioni necessarie per giungere alla vittoria, senza tuttavia essere in grado di influire concretamente sulle ragioni decisive di essa. 

Certo rivendico di aver operato con la necessaria decisione per  creare queste condizioni. La FISI, al momento in cui divenni Presidente, non risultava nemmeno in grado di assicurare le condizioni necessarie a far sì che gli atleti ed i loro allenatori fossero in grado di lavorare in modo ottimale. Gli allenatori ricevevano lo stipendio con 6/8 mesi di ritardo e dovevano anticipare le spese. Solo grazie a una riorganizzazione delle le responsabilità, avviata sulla base di risorse certe, hanno consentito, in un colpo solo, di mettere tutto il necessario a regime. E solo grazie a risorse certe, grazie al business plan presentato ed approvato dal Coni , è stato possibile avviare nella scorsa stagione la collaborazione con il Policlinico di Monza per eseguire i test necessari ad impostare correttamente la preparazione atletica.  

Curiosamente, mentre il Consiglio Federale era impegnato in questa delicata operazione di rilancio della FISI, il Direttore Agonistico Ravetto concionava ai quattro venti sull’inadeguatezza dei materiali e sulle scelte che la Federazione avrebbe dovuto fare, andando ben al di là delle strette competenze che legittimamente gli spettavano, ma soprattutto rendendo in questo modo ulteriormente problematica la ricerca di nuovi sponsor.    

Trascurando questi atteggiamenti tuttavia, proprio per valorizzare al meglio le sue competenze tecniche, con una decisione presa all’unanimità dal Consiglio Federale e dalla Segreteria Generale (con il giudizio di consiglieri che sono dei validi e competenti tecnici) fu proposto a Ravetto di occuparsi della squadra di sci maschile,  la cui criticità è tale da far registrare l’assenza totale di medaglie da anni in gigante, oltre che della squadra B e giovani di slalom. A questa proposta tuttavia Ravetto rispose negativamente, preferendo presentarsi come vittima di lesa maestà e di oscure trame presidenziali, che mai ci sono state nonostante i suoi comportamenti spesso per nulla corretti.

Di quanto affermato mi assumo tutte le responsabilità e sono pronto, in qualunque momento ed in qualsiasi luogo, a confrontami pubblicamente, entrando anche concretamente nel merito di questo e di eventuali  altri aspetti .

Giovanni Morzenti

Milano, 20 Luglio 2011

 

About the author

Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

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