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Nadya e Aaron. “L’oro, la squadra, la rivincita e tantissimo vissuto!”

Nadya e Aaron. “L’oro, la squadra, la rivincita e tantissimo vissuto!”
Patrick Lang, presidente dell’Associazione internazionale dei Giornalisti dello sci, conclusi i Mondiali a Courchevel/Meribel, è salito su un aereo per raggiungere la georgiana Bakurani. Appena Nadya Ochner ha tagliato il traguardo si è trovato in mezzo a una bolgia da stadio. E ha cominciato a saltellare anche lui. Così, dopo la cerimonia di premiazione, ha preso in disparte Nadya e Aaron per avere testimonianza diretta di un successo storico (è la prima medaglia di questo format) che ci ha trasmesso subito!

L’oro nel Mix Team Parallel conquistato da Nadya Ochner e Aaron March non è una medaglia uguale alle altre. Dietro c’è tantissimo vissuto, un vita intera che finalmente ti premia anche come senso di giustizia.

L’inferno che ha patito Nadya dal maggio scorso quando si ruppe il mallelo soltanto lei lo può raccontare, anche se con le sole parole passa soltanto l’1% di tanta fatica.

“Non ne venivo a capo, dopo quattro mesi l’osso era a posto ma la placca inserita andava a toccare un nervo che mi faceva vedere le stelle. E allora cominci a entrare in quel vortice di cattivi pensieri che ti porta a non sapere più dove sbattere la testa.

A ottobre mi è stata tolta la placca e pian piano sono tornata a respirare. Solo che mi mancava completamente la preparazione tenuto conto che ho rimesso piede sulla tavola soltanto a dicembre. Sapere che dopo due mesi ci sarebbe stato il Mondiale, immagina un po’ il vortice di conflitti ti passano nella mente. Per fortuna che questo sport ti insegna fin da subito a lottare, perché, magari non tutti ci pensano, ma si è soltanto su una lamina! E allora, sotto a lavorare e a cercare gli stimoli giusti per trovare la forza di ritornare in forma. E devo dire che non ce l’avrei mai fatti senza l’aiuto di tutte quelle persone, medici in testa, che ogni giorno mi sono state vicino.

Per questo il valore di questa medaglia è inestimabile. C’è dentro la virtù sportiva, ma anche quella morale e umana! E penso che la stessa cosa la pensi Aaron. È stata una gara avvincente e molto emozionante perché sai, nelle gare singole sei soltanto tu e il tracciato ma nel team scatta un senso di responsabilità diverso, perché da te dipende anche il risultato del tuo compagno ma anche di tutta la squadra. L’ha indovinata anche Cesre Pisoni che ci ha messo in coppia. Facendo finta quasi di non ricordare ci ha detto, Voi vi trovate bene insieme vro? Mi sembra che siete andati bene in passato.. Dubito che non ricordasse la nostra vittoria del 2017 a Wittemberg e il secondo posto due anni più tardi a Bad Gastein. E infatti al traguardo la prima cosa che mi ha detto è stata: “Ha visto che avevo ragione?”

Come dire, ci troviamo proprio bene perché anche con poche parole e pochi sguardi riusciamo a intenderci e a caricarci l’un l’altro all’istante. A me é toccata proprio l’ultima run, accidenti che responsabilità! Però, col senno di poi, anche se alla fine sempre forte devi andare, è stato quasi un bene a livello di carica agonistica. Che penso si sia rilevata determinante per battere gli austriaci. Sono arrivata bene ai piedi dell’ultimo piano anche se mi accorgevo che Sabine era lì, affiancata, ma proprio il rush finale me lo ero studiato bene ed è anche una delle soluzioni tecniche a me congeniali. E sono riuscita a fare la differenza. Certo, avere quel poco di vantaggio in partenza, grazie alle manche fantastiche di Aaron è stato altrettanto importante. Insomma, è andato tutto bene, compreso il disegno del tracciato, un po’m più filante, proprio come piace a me.

Se non si offende nessuno questa medaglia la dedico a me stessa, il che equivale a estendere questo piacevole momento a tutti, perché noi siamo davvero una squadra!

Lo benedice anche Aaron March che avevamo sentito questa estate scherzando anche un po’ sull’età. “Se mi sento ancora bene fisicamente, che abbia 36 anni conta poco“. Ecco la risposta a qualsiasi tipo di considerazione è arrivata oggi, solo che a dirlo p una cosa, ma a dimostrarlo ci vuole ben altro: “È arrivata la medaglia che ha spazzato via il dispiacere per non aver concretizzato buone performance nelle gare individuali.

Ci tenevo, di soddisfazioni in carriera me ne sono tolte parecchie (vincitore della Coppa di Parallelo nel 202 e di slalom parallelo nel m2017 e 2021 con tre vittorie e 16 podi), ma mai una medaglia ai Mondiali (questo è il nono!). Già ieri mi sentivo bene, ma oggi dopo ogni run mi sentivo sempre meglio, riuscivo a interpretare al meglio la pista. Poi avevo anche in conto aperto con Promegger visto che proprio lui mi aveva buttato fuoti ieri ai quarti di finale. Così è venuta fuori una manche davvero ottima.

Dietro c’è stato anche un lavoro di testa incredibile da parte di Nadya perché doveva portarsi al traguardo il vantaggio che aveva. Rispetto a quanto si possa pensare è una situazione ancora più difficile perché se devi inseguire trovi ancora più stimoli nel tentativo di andare a prendere l’avversario. ma lei ha saputo gestire benissimo la situazione, sempre concentrata e ad avere la meglio. Dai, con l’aiuto di una donna sono riuscito a vincere la mia prima medaglia mondiale!

C’è anche un valore tecnico importante perché la neve era davvero difficile specie sul muro. Un po’ meglio rispetto ai giorni scorsi ma solo perché ci sono stati meno passaggi. Importantissimo sapere come “leggere” la situazione, passare un po’ lontano dai pali e cercare di arrivare sul piano in maniera perfetta per portare via velocità e pompare al massimo. Una dedica? A tutta la nostra squadra perché anche se in pista eravamo soltanto Nadya ed io in realtà c’era dietro tutto il team. ma non mi riferiscono soltanto a questa gara, ma a tutto il buon lavoro fatto fin dall’inizio di stagione. Le gare singole non sono andate come ci aspettavamo, per cui questo oro cancella in parte una certa delusione. 

C’è tempo anche per una battuta col direttore tecnico Cesare Pisoni: Ci voleva proprio! Con una pista così conciata nelle individuali non abbiamo avuto la possibilità di giocarci tutte le nostre carte. Chiaro, condizioni uguali per tutti, ma quando si verificano certe situazioni ambientali può succedere di tutto. Quel tutto che va al di là degli errori che puoi avere commesso. Questo oro ci ha rinfrancato un bel po? perché questi ragazzi si meritano davvero tanto di conquistare coppe e medaglie. Nadya e Aaron L’oro la  Nadya e Aaron L’oro la 

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Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

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