Armonia. Una parola semplice, quasi fragile. Sarà lei ad aprire i Giochi Olimpici Invernali di Milano Cortina 2026.
A San Siro, tra gli echi del vecchio calcio e i sogni della neve, è andato in scena l’annuncio: doppia accensione del braciere, due fiamme per un solo spirito. Milano e Cortina, due voci che si chiamano a distanza come in una staffetta.
L’idea è coraggiosa: una cerimonia diffusa, visiva, moltiplicata. Sfilate di atleti in ogni cluster, immagini che si rincorrono da Predazzo a Livigno, da Bormio alle Dolomiti. L’Italia intera, per una sera, sarà un unico stadio.
Giorgio Armani verrà ricordato come simbolo di eleganza e identità. Matilda De Angelis sarà la protagonista scenica, la figura che unirà passato e contemporaneità, come un gesto di luce in mezzo alla folla.
A presentare l’anteprima del 6 febbraio 2026 sono stati Giovanni Malagò e Andrea Varnier, anima della Fondazione Milano Cortina. Con loro, Maria Laura Iascone, regista e direttrice delle cerimonie, e Marco Balich, architetto dell’immaginazione.
«Sarà una cerimonia italiana – ha detto Balich – fatta da una squadra italiana, con gli atleti al centro».
E per una volta, la frase non suona retorica: nel progetto si respira davvero la voglia di raccontarsi.
Giuseppe Sala, sindaco di Milano, l’ha definita “un tributo a San Siro, icona di una città che cambia pelle”. È l’ultima grande festa del suo vecchio stadio, un addio senza malinconia.
Attilio Fontana, presidente della Lombardia, ha ricordato che “queste Olimpiadi sono eccezionali proprio perché diffuse, condivise, normali mai”.
E Giovanni Malagò, nel suo tono da uomo d’archivio e visione, ha chiuso il cerchio: “Era il 24 giugno 2019 quando tutto cominciò. Oggi abbiamo la certezza che il mondo ci guarderà”.
Andrea Varnier ha aggiunto: «È l’unico evento che tutti ricordano, perché apre, accende, dà senso. È la nostra occasione per mostrare chi siamo».
E chi siamo, alla fine, si capisce da una parola sola: armonia. Non un tema, ma un gesto. Non un titolo, ma un respiro.
Due città, due fuochi, un’unica anima accesa nel vento delle Alpi.
Add Comment