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Raggiunte quasi 30mila firme per fermare la mega-espansione del rifugio Santner

Raggiunte quasi 30mila firme per fermare la mega-espansione del rifugio Santner
La Giunta Provinciale di Bolzano si trova sul tavolo un bel problema, che poi, in realtà riguarda migliaia di appassionati della montagna. In particolare della zona dolomitica del Catinaccio. La questione non è recente perché si trascina da almeno tre anni ma il fatto che sta rendendo infuocata la situazione è del 23 febbraio, quando il consigliere provinciale Paul Köllensperger, dopo due interrogazioni alla Giunta provinciale, ha depositato ben due esposti, uno presso la Procura della Repubblica di Bolzano e un altro alla Corte dei Conti. Il titolo è “Diciamo insieme NO alla vendita ai privati dei nostri santuari naturali!”

È accaduto questo. Michel Perathoner e Romina Huber, gestori trentenni del rifugio Santnerpass sul Catinaccio (Ciadenac, Rosengarten), ha riaperto nel 2019 dopo sei anni di chiusura e ora finito nell’occhio del ciclone per il maxi-ampliamento della struttura. Una struttura meravigliosa, per non dire incantevole, così come è apprezzata da parte del pubblico la gestione dei due ragazzi che lo stanno portando avanti con tanto amore e non senza sacrifici.

Stiamo parlando di un rifugio costruito nel 1956 dalla guida alpina di Predazzo Giulio Gabrielli con lo scopo di dare ristoro alle guide intervenute in soccorso agli scalatori incrodati sulla parete ovest del Catinaccio. Nel 2006 vi fu un importante intervento di ripristino parziale ma poi il proprietario, un ‘imprenditore fassano, decise per la chiusura avvenuta nel 2013.

Il media Salto-Politik a firma di Valentino Liberto nel giugno 2022 descrive nei dettagli le vicissitudini della struttura).

Nel 2018 i genitori di Michel, Stefan Perathoner e Judith Aichner di Siusi, storici proprietari del Tierser Alpl, il Rifugio Alpe di Tires fondato dal padre di Judith, Max Aichner, nel 2018 decisero di acquistare il rifugio. Affidano l’incarico di una radicale ricostruzione allo  studio di architettura Senoner-Tammerle di Castelrotto (che già ristrutturò l’Alpe di Tires).

Contemporaneamente Perathoner presentò domanda di acquisto alla Provincia degli 800 metri quadri di particella fondiaria demaniale intorno al rifugio, estendendola, l’anno successivo a 900 mq. La Giunta accettò diede l’ok alla vendita per la cifra totale di 27.470 euro (30,50 euro al metro quadro), trasformandolo in “terreno edificabile”. Con il frazionamento del 2019 e i 900 metri quadri aggregati alla particella edificale già esistente, la superficie totale divenne di 1.100 metri quadri.

A quel punto, nel 2020 viene presentato il progetto: demolizione del vecchio edificio e ricostruzione con l’aumento della cubatura che passa da 319 metri cubi a 2.708 metri cubi, otto volte tanto, come riporta l’Ufficio parchi naturali della Provincia autonoma.

Sia la Provincia che Fondazione Unesco danno parere favorevole e procedono con la concessione edilizia del Comune di Tires.

C’è però un’altra faccenda che tiene banco. Il progetto prevede anche il rifacimento della teleferica che rifornisce il rifugio. La Provincia aveva stanziato nell’ottobre 2021 un contributo di 315.000 euro, a fronte del mezzo milione di euro spesi per risanare l’impianto.

Nel frattempo i lavori di ricostruzione prendono il via: una struttura di tre piani per 12 metri di altezza  con oltre trenta posti letto. Il metallo prende il posto del legno e il rifugio è aperto già da tre stagioni anche se i lavori non sono ancora ultimati. Manca la parte dove sorgeva il vecchio rifugio.

Ora, col raggiungimento delle migliaia di firme cosa potrà accadere? In genere non succede proprio niente se non porre l’accento su un concetto sul quale si appoggia anche l’esposto del consigliere provinciale Paul Köllensperger:

le Dolomiti sono in vendita?

Anzi, come dicono i promotori della raccolta firme, le Dolomiti sono in (S)vendità? Il riferimento alla cifra di 27mila euro non è casuale. È dunque questa la domanda più inquietante da porsi che sicuramente supera ciò che riguarda il rifugio Santner. Se arriva un miliardario cinese e mette sul tavolo qualche milione, si può portare a casa le “nostre” Dolomiti? Prendiamola come provocazione, ma alla base della faccenda c’è proprio questo tema. D’altra parte i proprietari hanno agito con l’approvazione degli organi competenti agendo quindi nella legalità. A meno che l’esposto abbia esito positivo con scenari che oggi è davvero impossibile da ipotizzare. Raggiunte 30mila firme rifugio Santner

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Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

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