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Sci Club Ubi Banca Goggi, due anniversari in uno!

Lo Sci Club Ubi Banca Goggi, uno dei 1.100 circa del nostro territorio, oggi celebra due anniversari in uno. Il primo è il suo 67esimo compleanno, grazie all’iniziativa di Giancarlo Mangili, Mario Goggi e Renato Tarenghi con Attilio Vicentini primo Presidente.

Il secondo celebra i 35 anni di presidenza di Gherardo Noris che prese in mano le redini della società, ereditando l’incarico da Cleme Goggi (a sua volta da Ettore Gabrieli) nel 1985.

Non è certamente la società più anziana, ma è importante sottolineare questo giorno, poiché stiamo parlando di un cristallo di neve che, sceso dal cielo il 6 novembre del 1953, non si è per niente sciolto.. E questa è l’occasione giusta per ricordare quanto questa società bergamasca ha costruito e fatto per il mondo dello sci.

Tuttavia lo faremo in maniera non convenzionale. Senza cioè, elencare tutti i goal messi a segno dal Goggi, sia come trofei che come iniziative.

Nonno Gherardo e i nipoti

Sotto questo punto di vista ci limitiamo a ricordare il nome di alcuni tra i più noti iscritti della sua storia. Gustav Thoeni, Fausto Radici, Paola Magoni e Lara Magoni, Eberhard e Helmut Schmalzl, Cristina Tisot. Alessandra e Barbara Merlin, Bibiana Perez, Cecilia Lucco, Roberto Spampatti. Roberto Grigis, Tiziano Bieller, Dino Merelli, Battista Tomasoni. Patrizia Bassis, Sofia Goggia (dagli 8 ai 15 anni), Giuseppe Compagnoni, Gianni Carrara e molti altri.

Tra questi Giulia Noris, nipote prediletta di Gherardo, figlia di Antonio, colui che mette i piedi sui pedali ogni giorno per macinare chilometri su chilometri e tenere accesa la luce del Goggi.

Ebbene abbiamo voluto sentire Giulia per capire cos’hanno catturato i suoi occhi, il suo cuore e le sue gambe stando in una famiglia dove lo sci è l’argomento principale. Ancor più dell’ingegneria, materia che da sempre dà sostentamento ai Noris.

È interessante perché si potrebbe pensare che, in una ski family così partecipata, vi sia l’obbligo quantomeno morale di fare il bagno nella neve almeno una volta alla settimana. Quello che invece è bene trasmettere è un concetto molto diverso.

Giulia e i suoi piccoli allievi

Davanti all’impegno del Goggi non c’è il risultato a ogni costo, ma il divertimento. È questa la vera medaglia olimpica da conquistare. Perché quando vedi che il podio si allontana sempre di più. Quando ti accorgi che lo sforzo iper agonistico inizia a diventare stress. E il piacere di presentarsi al cancelletto si trasforma a volte in un piccolo incubo mentale, allora è bene fermarsi.

Giulia non ha vissuto queste tre situazioni all’estremo, ma un bel giorno ha detto stop. Ha sentito il bisogno di allontanarsi da quell’ambiente. Ma come? La nipote di Gherardo? La figlia di Antonio?

Questa si chiama “piega pazzesca!”

Calma, non c’è nessuna pecora nera in casa Noris. Ma solo una ragazza che è diventata grande e che oggi può raccontare il suo percorso con grande serenità.

Cosa ricordo del Goggi quando ero più piccola? Mi impressionava più quello che vedevo negli altri rispetto a ciò che avveniva a casa. In famiglia si parlava certamente di sci, ma non quotidianamente dello sci club. Quello che percepivo io del Goggi mi arrivava dagli altri. “Tuo nonno è un uomo fantastico, ha un entusiasmo incredibile!”.

E poi tutti che conoscono mio papà, Antonio il grande. Quindi sono cresciuta con nonno e babbo super famosi nell’ambiente per le belle cose che avevano sempre fatto. Lo sci per me è sempre stato più che altro un gioco quando ero bambina, se vuoi anche con un pizzico di ingenuità.

Solo molto tempo dopo mi sono accorta che in quella casa ogni giorno si poneva un mattone sull’altro per costruire le mura di una società sportiva, nata per vivere lo sci in maniera pura e organizzata. D’altra parte a tavola o sul divano, il messaggio che passava era un altro. Fare sport, viverlo bene, dedicargli il massimo impegno. Un gioco, un’avventura da vivere assieme a tanti amici.

Giulia con le compagne di squadra Caterina e Francesca

Poi sei cresciuta…
Ma ho iniziato a sciare in estate tardi. È quello che volevano i miei genitori che poi è sempre stata la filosofia dello sci club. Questo non significa prendere lo sci alla leggera. Tutt’altro. Ho sempre percepito che dietro al gioco c’era comunque sempre qualcosa di molto importante. Quando il nonno è uscito un giorno dicendo: “Il sogno Olimpico continua” era molto chiaro cosa volesse intendere. Il Goggi è agonismo ed è una cosa seria. Solo preceduta dal divertimento.

… con la Michi!
Ma un bel giorno hai salutato tutti…

Ho avvertito la necessità di staccare la spina. Quando ho preso coscienza della realtà nella quale mi trovavo, la situazione aveva assunto un certo peso. Dovevo cambiare aria. Quando l’ho comunicato è scattato automatico l’amore di papà. Vedere la sua “bambina” andar via deve averlo scosso un po’. A quel punto ha iniziato a lanciarla… E lo sci club? Poi ha capito che per occuparmi del “gioiello” di famiglia avrei dovuto prima sentirne il desiderio. Dovevo coglierla. Sinceramente, ora come ora, non ce l’ho ancora dentro, anche se mi piacerebbe. E sono certa che in un futuro accadrà. Ma non perché devo moralmente farlo, bensì, perché sarò colta dal desiderio di occuparmene.

Giulia a tu per tu con il gigante

La prese male?
I papà non sono robot. Non so come avrei reagito se avesse fatto spallucce. Non è stata nemmeno per me una scelta facile da prendere. In cuor suo credo fosse strafelice che io volessi fare le mie esperienze fuori per formarmi come persona. E poi un giorno tornare e portare qualcosa di mio allo sci club.

Nel frattempo sei diventata maestra
E appena presa la “patacca” sono andata a Livigno per due stagioni a insegnare a tempo pieno. L’anno scorso mi sono iscritta al politecnico di Milano, urbanistica, prendendo dimora, però a Bormio.

Sempre nel ramo dell’ingegneria…
Sì e no. In effetti la macro area è quella.

Non sei l’unica figlia di Casa Noris…
Siamo in tantissimi! Andrea ha 26 anni, e fa l’ingegnere gestionale per una società di consulenza del Politecnico. Maestro di sci anche lui, insegna a Foppolo nei week end. Era un bravo atleta, purtroppo il calcio lo ha distratto troppo per eccellere.

Giulia assieme ad Angi

Poi ci sono Martina, 15 anni e Chiara, 17 anni. Sciano entrambe ma in maniera blanda rispetto a noi. Chiara non ama troppo gli allenamenti. Poi quando iniziano le gare non vorrebbe più tornare a casa. La piccolina, si fa per dire, scia in maniera ancora più soft rispetto al percorso che abbiamo fatto mio fratello ed io.

Quando hai iniziato a sentire un po’ troppo il peso delle gare?
Fino alla categoria Children è stata davvero una favola. Andare a sciare significava solo divertirsi con gli amici. Poi certamente ero ancora più contenta quando le gare andavano bene, anche se non ho mai vinto chissà che cosa. Mi toglievo qualche soddisfazione, dunque mi piaceva.

Poi, nella categoria giovani, l’impegno non è mai mancato e i risultati si sono anche visti. Ma arrivata a un punto fatidico non sono stata capace di reagire di testa nel modo giusto. A quel punto il gioco era finito. Sono passata dal vivere ogni istante della mia giornata per lo sci a non voler più vedere la neve.

Scene da Val Senales

Questo è avvenuto per una concausa di circostanze. Quando poteva esserci l’occasione per esprimermi per davvero non mi è stata data la possibilità. Una sola gara di Coppa Europa, con 36 punti circa, fuori dalle 30 per poco. L’anno successivo con 24 punti mai convocata! Ecco, a lungo andare ci si aspetta di avere qualche occasione per potersi esprimere anche in competizioni d’alto livello. Quando non avviene dopo un po’ ti stanchi anche di provarci. A catena, poi, si sono aggiunte tante altre cose. E alcune scelte sbagliate fatte. Così è arrivata la decisione di smettere e la voglia di fare tutt’altro. Mi ero spremuta troppo! Il fatto di essere riuscita a diventare maestra è stata la mia salvezza. Se non fossi cresciuta con gli ideali cardine propri della mia famiglia, non ce l’avrei mai fatta.

Allo Stelvio con Andrea e Nicola

E il nonno in tutto questo?
Ti dico solo che ero iscritta alle liste Fis fino allo scorso anno. Pur accogliendo di buon grado il percorso che ho voluto perseguire, c’è sempre stata la speranza che tornassi indietro. Il nonno d’altra parte è sempre stato il mio primo fan. Quando tornavo dalle gare passavo a salutarlo e voleva sapere tutto. Anche se gli avevano già raccontato com’era andata. Distacchi e punti compresi.

In definitiva, Giulia Noris, si prenderà cura del Goggi?
Sarò onesta. Mi piacerebbe seguire gli aspetti che riguardano l’avviamento. Quindi se vuoi, più vicino al concetto di scuola che a quello agonistico. Poi se intendi dire, quello che fanno oggi nonno e papà, non posso saperlo. Non ho ancora l’esperienza per potere rispondere sì o no. Il Goggi è un’istituzione e tale deve rimanere. Pertanto dev’essere condotto da un ammiraglio dello sci. Io sono ancora un soldato semplice. Intanto spiego le vele. Vedremo dove mi porterà il vento.

Oggi l’Ubi Banca Goggi compie 67 anni e nonno Gherardo 35 di presidenza…
Mi vengono i brividi!
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About the author

Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).