Papà Giorgio era una furia: «Mi sono arrabbiato perché Gustavo è stato escluso dalla discesa senza sentire il mio parere e senza neanche avvertirmi. Se fossi stato consultato non avrei fatto storie. Non l’ho trovao giusto, non si può trattare così il papà di Gustavo». Scaramucce presto dimenticate per l’impresa di una delle più leggendarie vittorie di Re Gustavo Thoeni nello slalom (dopo aver vinto l’oro nel gigante) dei Campionati del Mondo di Sankt Moritz. Lo stesso Giorgio disse: «Non ho mai pensato in vita mia che fosse capace di una cosa simile». La seconda manche di Gustavo è stata un fenomeno di coordinazione, un’espressione pura di potenza e di tecnica, un’intuizione, un capolavoro di precisione. Thoeni ha fatto tremare solo qualche palo, tutti gli latri li ha sfiorati. Ottavo dopo la prima manche a 1’’42 da Pierino Gros che poi uscì nella seconda. Gustavo vinse l’oro con quasi un secondo su David Zwilling (aveva 1 e 40 su Gustavo) e Paco Ochoa. La dichiarazione del re di Trafoi pubblicata sul numero del 1° marzo 1974: «Non credo che riuscirò a fare uno slalom più bello di questo. Meglio di così non posso andare»!
Due mesi prima avvenne un altro miracolo dal quale nacque l’icona Valanga Azzurra, coniata proprio da Massimo Di Marco sulla Gazzetta dello Sport: nello slalom gigante di Berchtesgaden, in Germania Ovest, del 7 gennaio, la squadra italiana ottiene un risultato mai conseguito prima di allora da nessuna nazionale, aggiudicandosi le prime cinque posizioni della classifica finale.
L’ordine di arrivo: 1. Piero Gros (2:07.00); 2. Gustavo Thöni (2:09.23); 3. Erwuin Stricker (2:09.83); 4. Helmuth Schmalzl (2:10.48); 5. Tino Pietrogiovanna (2:10.77).
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